Impianti a deflusso regolato (a bacino) Sono provvisti di una capacità di invaso alla presa del corso d'acqua atta a modificare il regime delle portate utilizzate dalla centrale, in genere queste centrali sono superiori ai 10 MW di potenza e arrivano a potenze enormi come ad esempio nell'impianto di Itaipu in Brasile, ha un bacino con un estensione di 1460 Kmq (4 volte il lago di Garda ) |
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Impianti ad acqua fluente Non dispongono di alcuna capacità di regolazione degli afflussi, per cui la portata sfruttata coincide con quella disponibile nel corso d'acqua (a meno di una quota detta deflusso minimo vitale, necessari per salvaguardare l'ecosistema); quindi la turbina produce con modi e tempi totalmente dipendenti dalla disponibilità del corso d'acqua. Le turbine delle centrali ad acqua fluente sono azionate dall'acqua di un fiume. Il dislivello tra l'alto e il basso corso del fiume è minimo se paragonato a quello delle centrali ad accumulazione. Per contro la quantità d'acqua disponibile è maggiore. |
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Centrali a pompaggio Dispongono di un bacino di accumulazione superiore e uno inferiore. Nei periodi di basso consumo, l'acqua è ripompata nel bacino superiore: può così essere riutilizzata per la produzione di elettricità quando aumenta la domanda, in pratica con energia di basso valore (ad esempio quella in eccesso prodotta nelle ore notturne ) si produce energia di alto valore economico come quella richiesta nelle ore di punta, è il miglior sistema attualmente in uso per l'accumulo di energia. |
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In genere molti impianti di piccola taglia si trovano realizzati in aree montane su corsi d'acqua a regime torrentizio o permanente e l'introduzione del telecontrollo, telesorveglianza e telecomando ed azionamento consentono di recuperarli ad una piena produttività, risparmiando sui costi del personale di gestione, che in genere si limita alla sola manutenzione ordinaria con semplici operazioni periodiche (ad es. la sostituzione dell'olio per la lubrificazione delle parti). Molti impianti di piccola taglia possono attuare un recupero energetico. I sistemi idrici nei quali esistono possibilità di recupero sono assai diversi e possono essere indicativamente raggruppati nelle seguenti tipologie:
In linea generale, nei sistemi idrici in cui esistono punti di controllo e regolazione della portata derivata o distribuita all'utenza, come pure dei livelli piezometrici, attraverso organi del tipo di paratoie, valvole, opere idrauliche (vasche di disconnessione, sfioratori, traverse, partitori), cioè sistemi di tipo dissipativo, è possibile installare turbine idrauliche che siano in grado di recuperare salti altrimenti perduti.
Si può dire che esiste la convenienza a realizzare impianti di piccola taglia sopratutto dove le condotte già esistano insieme a salti e portate interessanti, sotto questo punto di vista gli acquedotti rappresentano una delle più significative possibilità di sfruttamento, senza trascurare tutte le altre realtà idriche.
Le Turbine Banki o Flussi Incrociati Sono adatte a salti da 6m a 60m e portate da 20 l/s a 800 l/s. Risultano un'ottima soluzione per conciliare qualità, prestazioni e prezzo. |
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Le Turbine Pelton Sono adatte per salti da 20m a 180m e portate da 0,5 l/s a 100 l/s. |
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Alcune ditte che producono microcentrali idroelettriche:
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Aspetti economici
Il costo medio del kWh degli impianti mini-hydro varia da 0,045 a 0,065 €, in funzione delle caratteristiche del sito (salto e portata).
Alcune turbine Banki, realizzate in Italia, per impianti micro-hydro hanno costi compresi fra 800 e 1300 Euro/kW nella classe da 10 a 60 kW.
Un possibile incentivo alla realizzazione degli impianti, ipotizzati per le aree urbane e/o suburbane, potrebbe venire dalla loro integrazione in sistemi DPS (piccoli impianti distribuiti di accumulo a mezzo pompaggio) del tipo proposti da REYNOLDS (1995) ed in questo caso tali impianti potrebbero, significativamente, partecipare al miglioramento della qualità del sistema di distribuzione elettrica a livello locale, specie nelle aree appenniniche della penisola.