Bioenergia

 

 

Per bio-energia si intende qualsiasi forma di energia ottenuta dalla biomassa ed utilizzata per la produzione di energia termica, energia elettrica o cogenerazione di entrambe. La biomassa rappresenta la più consistente tra le fonti di energia rinnovabile anche se esistono molteplici difficoltà di impiego dovute all’ampiezza e all’articolazione delle fasi che costituiscono le singole filiere.

Le tecnologie per ottenere energia dai vari tipi di biomasse sono naturalmente diverse e diversi sono anche i prodotti energetici che si ottengono. Ad esempio, se un materiale ha molto carbonio (C) e poca acqua (H2O), è adatto per essere bruciato per ottenere calore o elettricità; se, viceversa, ha molto azoto (N) ed è molto umido, può essere sottoposto ad un processo biochimico che trasforma le molecole organiche in metano ed anidride carbonica. Infine, combustibili liquidi adatti ad essere utilizzati nei motori a benzina o diesel possono essere ottenuti a partire da particolari specie vegetali.

In sintesi, i processi di conversione in energia delle biomasse possono essere ricondotti a due grandi categorie: processi termochimici e processi biochimici.

Processi termochimici

I processi di conversione termochimica sono basati sull'azione del calore che permette le reazioni chimiche necessarie a trasformare la materia in energia e sono utilizzabili per i prodotti ed i residui cellulosici e legnosi in cui il rapporto C/N abbia valori superiori a 30 ed il contenuto di umidità non superi il 30%. Le biomasse più adatte a subire processi di conversione termochimica sono la legna e tutti i suoi derivati (segatura, trucioli, ecc.), i più comuni sottoprodotti colturali di tipo ligno-cellulosico (paglia di cereali, residui di potatura della vite e dei fruttiferi, ecc.) e taluni scarti di lavorazione (lolla, pula, gusci, noccioli, ecc.).

Processi biochimici

I processi di conversione biochimica permettono di ricavare energia per reazione chimica dovuta al contributo di enzimi, funghi e micro-organismi, che si formano nella biomassa sotto particolari condizioni e vengono impiegati per quelle biomasse in cui il rapporto C/N sia inferiore a 30 e l'umidità alla raccolta sia superiore al 30%. Risultano idonei alla conversione biochimica le colture acquatiche, alcuni sottoprodotti colturali (foglie e steli di barbabietola, ortive, patata, ecc.), i reflui zootecnici e alcuni scarti di lavorazione (borlande, acqua di vegetazione, ecc.), nonché alcune tipologie di reflui urbani ed industriali.

Fonte
www.itabia.it

 

Cofiring (Co-combustione)

 

Co-firing

Una immediata opportunità per l'utilizzo massiccio delle biomasse come fonte per ottenere energia elettrica è data dalla tecnologia della co-combustione (cofiring). Fin dal 1990 infatti molte verifiche sperimentali hanno dato esito positivo nella sostituzione di una porzione di carbone con biomassa da utilizzare nella stessa caldaia dell' impianto preesistente. Ciò può essere fatto miscelando la biomassa con carbone prima che il combustibile venga introdotto nella caldaia o utilizzando alimentazioni separate per la biomassa e il carbone.

Si può arrivare a sostituire il 20% di carbone con biomasse, riducendo le emissioni di protossido d'azoto, di anidride solforosa e di anidride carbonica.

In U.S.A. gli impianti termoelettrici a carbone predisposti per il cofiring hanno avuto un tempo di ammortamento medio di 8 anni ed è stato ritenuto molto conveniente dalle stesse società proprietarie di tali impianti.

Fonte:
www.treepower.org
www.nrel.gov

Anche il cofiring di gas naturale con biogas o syngas può dare buoni risultati di efficienza, anche quando applicato a sistemi medio-piccoli.

Fonte:

www.elettricita.ch/new

 

 

Pirolisi

É un processo di decomposizione termochimica di materiali organici, ottenuto fornendo calore, a temperature comprese tra 400 e 800°C, in forte carenza di ossigeno. I prodotti della pirolisi sono gassosi, liquidi e solidi, in proporzioni che dipendono dai metodi di pirolisi (pirolisi veloce, lenta, convenzionale) e dai parametri di reazione.

Indicativamente, facendo riferimento alle taglie degli impianti, si può affermare che i cicli combinati ad olio pirolitico appaiono i più promettenti, soprattutto in impianti di grande taglia, mentre motori a ciclo diesel, alimentati con prodotti di pirolisi, sembrano più adatti ad impianti di piccola potenzialità. In particolare, a livello sperimentale, si nota che:

  • con una pirolisi lenta a basse temperature e lungo tempo di permanenza si ha un contenuto carbone di legna di circa il 30% in peso con un contenuto energetico di circa il 50%;
  • la pirolisi estremamente veloce (flash pirolisi) condotta ad una temperatura relativamente bassa (intorno a 500 °C con un massimo di 650°C) e con un tempo di permanenza molto basso (meno di 1 secondo), fa aumentare i prodotti liquidi fino all’80% in peso;
  • la pirolisi estremamente veloce (flash pirolisi) condotta a temperature superiori (sopra i 650°C) fa aumentare i prodotti gassosi fino all’80% in peso;
  • una pirolisi condotta in condizioni convenzionali, ovvero a temperature moderate (inferiori a 600 °C) da origine a prodotti gassosi, liquidi e solidi in proporzioni più o meno costanti.

La produzione di bio-olio consente di avere un combustibile a più alto contenuto energetico se comparato con la biomassa di partenza e, una volta stabilizzato, è stoccabile per lungo tempo a temperatura ambiente senza problemi di degradazione.

Vedere anche l’articolo "Status of biomass gasification", Renewable Energy World, July-August 2001. La trattazione è valida in particolare per i Paesi che hanno partecipato ai lavori della IEA sulla gassificazione.

Gli impianti di pirolisi sono da preferire ad impianti di incenerimento nei termovalorizzatori, in quanto, non essendoci combustione diretta si elimina le emissioni in atmosfera di nanoparticelle. Recenti studi indicano quest'ultime come particolarmente insidiose per la salute pubblica.

Fonte:
ekoimpianti.com/Pirolitico.asp
elettricita.ch/energia_da_biomassa.pdf

Approfondimenti e costi di impianti di pirolisi
www.energoclub.it/biomasse/pirolisi.pdf

Efficienza-recupero

La separazione di CDR con il recupero dei metalli può ridurre la perdita del materiale fino a meno del 10%. Inoltre il processo entropico converte la parte organica di scorie in carburanti utili, sottraendo l'80% o più delle scorie alle discariche.

 

 Reattorepirolitico

Un reattore pirolitico

Può essere molto versatile e avere una vasta area di applicazione in industrie che variano dal trattamento industriale del cibo, all'epossi (resina), propellenti, materiali plastici e processi termali. Un singolo reattore se applicato a RSU potrebbe processare fino a 100 tonnellate di rifiuto solido all'ora.

Fonte:www.syncoal.com

Carbonizzazione del legno

La carbonizzazione è, in sostanza, un processo di pirolisi.



E' un processo di tipo termochimico che consente la trasformazione delle molecole strutturate dei prodotti legnosi e cellulosici in carbone (carbone di legna o carbone vegetale). Essa in particolare viene ottenuta mediante l’eliminazione dell’acqua e delle sostanze volatili dalla materia vegetale, per azione del calore nelle carbonaie all’aperto, o in storte chiuse che offrono una maggior resa in carbone e vari altri prodotti (alcol, acido acetico, acetone, catrame, ecc.).

Il carbone di legna può essere usato come combustibile o anche come materia prima per l'ottenimento di prodotti chimici industriali quali ad esempio i carboni attivi.

Il processo di carbonizzazione all'aperto, è un metodo superato ma ha avuto un ruolo importante in passato ed è ancora un'attività di nicchia.

Fonte:
www.tecniche.garganoverde.com

Il carbone di legna

www.tecniche.garganoverde.com

Costruzione di una carbonaia

www.tecniche.garganoverde.com


Carbonaia

Carbonaia terminata e pronta per essere accesa. Lo strato di 15-20 cm di terra serve per incamiciarla al fine di impedire il passaggio dell’aria e la combustione della legna la quale, invece, deve subire il processo di carbonizzazione. La scala serve per poter sistemare al meglio prima la paglia e poi la terra e per poter alimentare il camino una volta accesa la carbonaia.
 

Fonte: www.tecniche.garganoverde.com

 

Biocombustibili solidi

La combustione è una reazione chimica in cui una sostanza (combustibile) si combina con l'ossigeno dell'aria (comburente) sviluppando calore. La combustione presuppone la contemporanea presenza in giuste proporzioni di tre elementi fondamentali: il combustibile, il comburente e la temperatura. In assenza anche di uno solo di questi fattori la combustione non ha luogo, mentre se le proporzioni non sono rispettate si parla di combustione incompleta.

Dal punto di vista termodinamico, la combustione è un processo di conversione dell’energia chimica del combustibile in calore.

L’energia termica recuperata viene utilizzata generalmente per riscaldamento o per processi produttivi industriali oppure per generare elettricità grazie a cicli a gas o a vapore. Però la combustione di biomassa associata a cicli a vapore Rankine non sempre consente di ottenere ottimi rendimenti di generazione elettrica. Valori tipici per impianti di potenza medio – grande (nel caso delle biomasse, ciò significa almeno dell’ordine dei 10 MW elettrici) si aggirano attorno al 25% come rendimento elettrico netto, mentre, sono decisamente inferiori in caso di impianti di piccola taglia. La combustione di combustibili poveri, inoltre, presenta alcune problematiche dovute, sostanzialmente, a bassi valori di PCI , alla scarsa applicazione di essiccamento e la necessità di creare condizioni ottimali di stoccaggio al fine di diminuire il contenuto di umidità, basso punto di fusione delle ceneri (in funzione del tipo di biomassa considerata). Tali problematiche possono essere in parte o del tutto affrontate con sistemi di cippatura, bricchettatura o pellets, attualmente in fase di sviluppo e sperimentazione.

 


Anche alcune tipologie di scarti dell'industria del legno (segatura, trucioli) possono essere utilizzate per produrre combustibili ecologici quali pellet, bricchetti o cippato.

Pellet
Il pellet si distingue per la bassa umidità (inferiore al 12 %) e per la sua elevata densità nonché per la regolarità del materiale. Il presupposto per l'utilizzo di questo prodotto è l'impiego di legname vergine, non trattato cioè con corrosivi, colle o vernici. I pellets sono prodotti con la polvere ottenuta dalla sfibratura dei residui legnosi, la quale viene pressata da apposite macchine in cilindretti che possono avere diverse lunghezze e spessori (1,5-2 cm di lunghezza,6-8 mm di diametro). La compattezza e la maneggevolezza danno a questa tipologia di combustibile caratteristiche di alto potere calorifico (p.c.i. 4.000-4.500 kcal/kg) e di affinità ad un combustibile fluido. E' molto indicato quindi, per la sua praticità, per piccoli e medi impianti residenziali.
 

Bricchetti
Con residui e polveri più grossolane vengono prodotti i bricchetti, che sono dei tronchetti pressati, in genere di 30 cm di lunghezza e 7-8 cm di diametro. L'utilizzo è assimilabile a quello del legno in ciocchi. I processi per la produzione di pellets e bricchetti non richiedono l'uso di alcun tipo di collante, poiché la compattazione avviene fisicamente e con l'alta temperatura generata nel processo. La compattezza e la maneggevolezza danno a questa tipologia di combustibile caratteristiche di alto potere calorifico (p.c.i. 4.000-4.500 kcal/kg). È indicato per impianti medi e grandi, ma si presta anche all'uso in piccoli impianti anche residenziali.

 

Cippato
Cippato deriva dall'inglese Chips che significa "pezzettini". Si tratta infatti di frammenti di varie dimensioni di legno ricavati dagli scarti di segherie che lavorano piante prive di sostanze inquinanti quali vernici, ecc. E' un ottimo combustibile che, usato in apposite caldaie o stufe, sprigiona una potenza calorica di Kcal/h 3000/3500 a seconda del grado di umidità.

Naturalmente tra i biocombustibili solidi bisogna annoverare i pezzi (o ciocchi) di legno vero e proprio. Il costo è marginalmente superiore dato che i combustibili sopradescritti possono essere ricavati da scarti industriali e/o delle lavorazioni agricole e boschive. Comunque in genere i biocombustibili solidi sono competitivi anche nei confronti del metano, non solo per le necessità di calore ma in alcuni casi con i sistemi adeguati anche per la produzione di energia elettrica.

Vari tipi di bricchetto
Bricchetti con  varie tipologie di residui  vegetali

Pellets
Pellet

Bricchetti di biomassa
Bricchetti

cippato di legno
Cippato

legna da ardere
      Ciocchi

 

 

La post-combustione di biocombustibili solidi

Uno dei maggiori inconvenienti della combustione dei biocombustibili solidi è l'alto tenore di emissioni, sopratutto di CO in particolare nei piccoli impianti residenziali dove può anche dar luogo ad intossicazioni dato che tale gas è altamente tossico. Oggi si possono però trovare impianti anche residenziali che adottano la tecnologia della post-combustione.

Il CO è un gas combustibile che, se opportunamente miscelato con aria a temperature elevate, brucia. La post-combustione consiste proprio nel bruciare il monossido di carbonio presente nei fumi della combustione primaria.

 

La fiamma, lambendo le piastre in lega, resistentissima al calore e con l'ausilio di immissione di aria ricca di ossigeno (Aria Secondaria) da luogo al fenomeno di "pirolisi". Tale fenomeno brucia il monossido di carbonio (CO) e demolisce la maggior parte delle molecole dei fumi e delle ceneri, ottenendo così una bassa emissione di materiale inquinante, un massimo rendimento e sufficiente margine di sicurezza.

I vantaggi di questa nuova tecnologia sono la riduzione dei gas tossici immessi nell'ambiente, l’aumento del rendimento termico di circa il 10%, il risparmio economico ed energetico.

I camini prefabbricati dovrebbero essere progettati tenendo conto di questa particolarità e una certa quantità di aria (Aria Secondaria) dovrebbe essere fatta confluire all'interno della camera di combustione, preriscaldata lungo il condotto di immissione e portata alla temperatura di accensione dalla fiamma sottostante. L'aria, combinandosi con l'ossido di carbonio prodotto dalla combustione primaria, prende fuoco generando una seconda fiamma più vivace con temperatura elevatissima e fumo più trasparente.

Fonte:
www.fuocoelegna.it

 Post-combustione
La post-combustione. Bruciando l'ossido di carbonio riduce le emissioni inquinanti e contemporaneamente fornisce ulteriore calore

 

Gassificazione

È un processo di conversione del carbone e/o della biomassa in composti gassosi (ossido di carbonio, anidride carbonica, metano, idrogeno e miscele di essi come il syngas), eseguito per reazione con aria, ossigeno, vapore o loro miscele. Il gas prodotto può essere impiegato direttamente nell’industria chimica ed elettrica, o altrimenti convertito in idrocarburi liquidi o solidi tipo cere (Processo Fischer-Tropsch).

 

gassificazione con pre-pirolisi
Schema di impianto di gassificazione con pre-piròlisi

syngas
Schema di impianto di gassificazione per combustione immediata

La gassificazione consiste nell'ossidazione incompleta di una sostanza in ambiente ad elevata temperatura (900/1000°C) per la produzione di un gas combustibile (detto gas di gasogeno o syngas). Il gas di gasogeno può essere trasformato in alcool metilico (CH3OH), che può essere agevolmente utilizzato per l'azionamento di motori e per la produzione di biodiesel.

Fonte:

www.paciolo.com

Le tecnologie di gassificazione della biomassa sono ritenute promettenti sia perché nell'immediato possono essere abbinate alle attuali tecnologie di produzione dell'energia elettrica, in particolare nelle centrali a gas a ciclo combinato, sia perché possono essere abbinate alle eventuali future centrali elettriche a fuel-cell, in particolare MCFC e SOFC, nelle quali i gas composti da idrogeno e carbonio sono ottimali.
Fonte:

www.eere.energy.gov

Ecco un'applicazione pratica della gassificazione per ottenere un'elevata efficienza termica. Qui di lato una caldaia ad effetto gasogeno.
Impiegando il tradizionale combustibile solido, cioè la legna o altri prodotti vegetali, si possono ottenere dei risultati soddisfacenti.
Il combustibile solido viene sistemato in un ampio focolare posto a media altezza della caldaia, attraverso la porta superiore che consente l'introduzione di pezzi di medie e grosse dimensioni. (La capacità totale del focolare è di 0,20 m3).
La caratteristica principale della caldaia è dovuta a fatto che nel momento in cui il combustibile si surriscalda, produce gas naturale il quale, attraverso particolari aperture praticate alla base della camera di combustione, viene forzatamente convogliato nella parte inferiore della caldaia, formando la caratteristica fiamma rovesciata. Tale sistema tende allo sfruttamento massimo del combustibile, evitando, come nelle caldaie tradizionali, il formarsi di piccole particelle di residui incombusti. Le caldaie, il cui principio di funzionamento e' basato sul sistema gasogeno, sono presenti ormai da molti anni sul mercato mondiale del riscaldamento e sono in grado di garantire ottimi risultati e soddisfare ogni esigenza.

 

 concetto funzionamento gassificatore

Immagine schematica del principio di funzionamento di un gassificatore, nel quale si hanno i seguenti processi chimico-fisici:

Essicazione
Pirolisi
Combustione
Riduzione
(CO2 + C = 2CO ; H2O + C = H2 + CO)

 

 

Caldaia a fiamma rovesciata
Caldaia a fiamma rovesciata

 

L'ENEA è impegnato, in particolare presso il proprio Centro della Trisaia, in attività di ricerca e dimostrazione sull'utilizzo delle biomasse per la produzione di energia elettrica, con particolare riferimento allo sviluppo della tecnologia della gassificazione al fine di ottenere, con efficienza dell'80-85%, un syngas (gas di sintesi composto da H e CO) a basso medio potere calorifico, molto flessibile e con ridotto impatto ambientale. Le macchine utilizzatrici del syngas prodotto vanno dai classici motori alle microturbine e alle celle a combustibile. enea.it/biomassa

La gassificazione può contribuire allo smaltimento dei rifiuti solidi urbani e/o all'utilizzo del combustibile da rifiuti. dsa.unipr.it

La gassificazione degli RSU ha come prodotto un gas di sintesi (syngas) che alimenta la turbina a gas dell'impianto a ciclo combinato. Ciò con le seguenti principali finalità:

  1. rimuovere le barriere tuttora esistenti sull'applicazione delle tecnologie di gassificazione degli RSU;
  2. favorire la diffusione dei cicli combinati a gas che restano una delle tecnologie ambientalmente più valide per la produzione di elettricità;
  3. ampliare il ricorso alle fonti rinnovabili (il tasso di rinnovabilità degli RSU è correntemente indicato nel 66%);
  4. evitare il ricorso al conferimento di discarica degli RSU;
  5. per il sistema integrato sopra citato, è stata individuata la scala più adatta per l'applicazione e sono stati quantificati i costi di produzione dell'energia elettrica in confronto con i singoli cicli di riferimento: a) sola gassificazione degli RSU e b) sola produzione di elettricità con CCGN.

Con riferimento ad un insediamento urbano da 500.000 abitanti, è stato trovato che l'utilizzo del syngas ottenuto dagli RSU congiuntamente a gas naturale in una turbina da circa 100 MW (invece che i normali motori a combustione interna come proposto dalle tecnologie correnti) consente di innalzare le rese di conversione in elettricità dal 35 al 52% mentre i costi di produzione sarebbero pari a 0,045 €/kWh.

 

Fonte:

www.legambiente.org


Operatori
www.ecoengineeringimpianti.it
www.caemaenergia.com

 

Digestori anaerobici, produzione di biogas

È un processo di conversione di tipo biochimico che avviene in assenza di ossigeno e consiste nella demolizione, ad opera di micro-organismi, di sostanze organiche complesse (lipidi, protidi, glucidi) contenute nei vegetali e nei sottoprodotti di origine animale, che genera biogas costituito abitualmente per il 50/70% circa da metano e per la restante parte da CO2 ed altri componenti.

 

Il potere calorifico del gas ottenuto varia a seconda del contenuto di metano. Un valore medio può essere posto pari a circa 23.000 kJ/Nm 3 . Il biogas così prodotto viene trattato e accumulato e può essere utilizzato come combustibile per alimentare caldaie a gas accoppiate a turbine per la produzione di energia elettrica o in centrali a ciclo combinato o motori a combustione interna.

I sottoprodotti di tale processo biochimico sono ottimi fertilizzanti poiché parte dell'azoto che avrebbe potuto andare perduto sotto forma di ammoniaca è ora in una forma fissata e quindi direttamente utilizzabile dalle piante. Al termine del processo di fermentazione si conservano integri i principali elementi nutritivi (azoto, fosforo, potassio), già presenti nella materia prima, favorendo così la mineralizzazione dell’azoto organico che risulta in tal modo un ottimo fertilizzante.


Funzionamento di un impianto per la depurazione delle acque reflue in un comprensorio di 25.000 persone.

"La permanenza dei fanghi all'interno del digestore anaerobico dura in media circa 23 giorni. Mentre si trovano nel serbatoio avviene la fermentazione e, grazie all'impiego di reagenti chimici e micro-organismi, i fanghi vengono disgregati nelle molecole più semplici possibili. Il processo produce anche una grossa quantità di biogas che viene incanalata in un altro serbatoio, indirizzata alla caldaia e quindi in parte utilizzata per mantenere una temperatura costante di 33 gradi all'interno del digestore.

 

La quantità in eccesso di gas, soprattutto nel periodo estivo, viene smaltita attraverso la combustione nel bruciatore posto nel centro del piazzale dell'impianto. Annualmente si calcola che questo processo produca circa 300.000 metri cubi di gas, un terzo dei quali sono per il momento in eccesso e vengono bruciati.

 

Dal trattamento delle acque reflue si ottengono anche ammoniaca e nitrati utilizzati per la produzione di fertilizzanti e fanghi organici utilizzati da aziende di compostaggio per ottenere ancora sostanze fertilizzanti.
Relazione completa del trattamento e depurazione delle acque nere: www.merateonline.it

 

A Kirchdorf, in Austria, è stato installato un impianto per la produzione di biogas, 850 tra ristoranti e case private consegnano quotidianamente oltre 12 tonnellate di avanzi. L'energia elettrica prodotta in una centrale a ciclo combinato abbinata al sistema è sufficiente ad alimentare tutta la regione.

 

Il biogas può essere ottenuto anche dalle discariche dei rifiuti urbani.

 

Una discarica completamente isolata mediante impermeabilizzazione naturale o con teli sintetici diviene un "contenitore di accumulo" del biogas che si produce in seguito al processo di decomposizione della sostanza organica contenuta nei rifiuti. I principali composti prodotti sono metano ed anidride carbonica.

 

Per evitare dispersioni nel sottosuolo e nell’aria (con relativo rischio di esplosioni), diffusione di odori molesti e danni alla vegetazione, il biogas viene raccolto mediante un’apposita rete di captazione. Il sistema di estrazione è costituito da una serie di pozzi verticali, dai quali si dipartono a raggiera delle tubazioni fessurate, disposte orizzontalmente in modo da raggiungere tutto il corpo della discarica. La pressione, alla quale sono sottoposti i gas all’interno del corpo della discarica, ne permette la raccolta e l’asportazione.

 

Il sistema di aspirazione del biogas può essere di tipo naturale o forzato.

 

Il biogas così raccolto può essere convogliato tramite un collettore principale ad una centrale a gas per la produzione di energia elettrica e teleriscaldamento. Va sottolineato che il metano, che ha un  effetto serra 7 volte più attivo dell'anidride carbonica,  sarebbe altrimenti destinato a disperdersi in atmosfera.

 

Fonte:www.arpa.emr.it

 

Il recupero di biogas da discarica è un sistema adottato sopratutto in via sperimentale in molti paesi. L'Inghilterra invece ha sviluppato un vasto ed efficiente sistema di recupero di biogas dalle discariche, sia per usi termici che elettrici. Anche la Svizzera si sta attrezzando con questi sistemi.
Fonte e approfondimenti:

www.poweron.ch
www.ekoimpianti.com

Digestori aerobici


La digestione aerobica è un processo biochimico di degradazione delle sostanze organiche per opera di micro-organismi, il cui sviluppo è condizionato dalla presenza di ossigeno. Questi batteri convertono sostanze complesse in altre più semplici, liberando CO2 e H2O e producendo un elevato riscaldamento del substrato, in modo proporzionale alla loro attività metabolica. Quindi la fermentazione aerobica è una potenziale fonte di energia termica, sfruttabile sopratutto in ambienti agro-zootecnici.

Esempio di sistema minimo per la produzione di biogas

1) In un serbatoio aperto viene quotidianamente  aggiunta biomassa mescolata ad un minimo d'acqua

2) La miscela entra per gravità nell’impianto quando si apre la valvola
3)Il miscelatore. Ha lo scopo di impedire la formazione di schiume e di sedimenti.

4)Il recipiente digestore. E' ermeticamente chiuso e coibentato .

 

Impianto biogas

5) Il gas prodotto gorgoglia attraverso il liquame fino alla parte superiore del digestore.

6) Ogni aggiunta di liquame fresco comporta uno scarico di liquame digestato in un recipiente esterno.

 7) Il recipiente digestore è collegato ad una condotta con
silicone

8) È così che il gas prodotto viene portato fino al serbatoio.

Una precauzione importante è la sistemazione di un retino antifiamma di ottone o rame all’inizio della condotta che porta al serbatoio. Il biogas prodotto è una miscela del 60% circa di metano, la parte infiammabile, e del 40% circa di anidride carbonica.
ll processo di digestione richiede da 14 a 35 giorni, secondo la temperatura dell’impianto, per cui il rifornimento quotidiano di liquame dovrebbe variare da 1/14 a 1/35 del volume del digestore per mantenere il tempo di ritenzione desiderato. In una piccola fattoria con 10 bovini, 10 suini, 50 tra galline, conigli e animali vari, e 4 persone si possono produrre circa 4,5 metri cubi di metano al giorno, naturalmente in una fattoria ci sono anche rifiuti vegetali, ( stalla, orto, ecc ) per cui la produzione può essere di 6/7 Nm3 al giorno se il recipiente di raccolta è debitamente dimensionato, equivalente a circa 60.000 Kcal

 

vasche biogas
Digestore anaerobico a caldo e gasometro.
 

Fonte: www.depuratori.it

impianto trattamento reflui zootecnici
Veduta d'assieme di un complesso per il trattamento dei reflui zootecnici all'interno di un progetto Altener II

biogas da discariche
Schema di un impianto di recupero di biogas da discarica

 

Sistemi Small-modular

I piccoli sistemi modulari alimentati con le più svariate tipologie di biomassa possono potenzialmente soddisfare il fabbisogno energetico di oltre 2,5 miliardi di persone attualmente sprovviste di energia elettrica. Ciò per il fatto che queste popolazioni vivono in aree con abbondante disponibilità di biomassa destinabile all'ottenimento di combustibili bioenergetici. Piccoli sistemi modulari da 5 kW a 5 MW potrebbero rappresentare soluzioni ottimali per le piccole comunità o interi villaggi.

 

Non di meno questi sistemi possono avere un potenziale mercato anche nei paesi industrializzati in quanto hanno costi di produzione e di gestione molto interessanti e competitivi anche grazie alla loro modularità e taglia che permettono di avere una fonte di energia elettrica e calore in prossimità dei luoghi di utilizzo.

A fianco un gassificatore in grado di produrre wood-gas per l'alimentazione di un generatore elettrico da 9 kW .
Tali sistemi di generazione  hanno attualmente costi nell'ordine di 1300 € al kW per impianti di 100 kW e 2000 € kW per impianti minimi.

Possono essere alimentati con le più diverse tipologie di residui da biomassa. La produzione di elettricità ha un'efficienza del 20-25%, e possono essere integrati in cogenerazione.

Attualmente si utilizzano motori a scoppio quali generatori, esistono però delle alternative quali le microturbine a partire da taglie superiori ai 30 kW o motori stirling per taglie minori.

I piccoli sistemi modulari che utilizzano biomassa per l'alimentazione sono alle prime esperienze commerciali e hanno quindi un largo margine di miglioramento economico e tecnologico,  anche considerando che già ora sono interessanti anche per l'aspetto economico.

Sistemi integrati o integrabili per la produzione di energia elettrica, termica e carburanti a partire da biomassa, anche ottenuta da sfalci, fogliame, ecc. www.gocpc.com

Link correlati

www.carboconsult.com

www.nrel.gov

www.stirlingengines.orgwww.stirling-tech.com

Gassificatore
Gassificatore da 9 kW
www.ankurscientific.com

micro-turbina
Micro-turbina
www.capstoneturbine.com