Il termine geotermia deriva dal greco "gê" e "thermòs" ed il significato letterale è calore della Terra.
La manifestazione di soffioni
è immediato segnale di potenziale
geotermico nel sottosuolo
Per energia geotermica si intende quella contenuta, sotto forma di "calore", all'interno della terra. L'origine di questo calore è dovuta ai processi fisici che hanno luogo negli strati sottostanti della crosta terrestre del nostro pianeta. Tale calore è presente in quantità enorme e praticamente inesauribile.
Il calore interno si dissipa con regolarità verso la superficie della terra, la quale emana energia nello spazio quantificabile in una corrente termica media di 0,065 Watt per metro quadrato.
Il gradiente geotermico è in media di 3°C ogni 100 m di profondità, ossia 30°C ogni km.
Oltre alla produzione di energia elettrica, a seconda della temperatura del fluido geotermico sono possibili svariati impieghi: acquicoltura (al massimo 38 °C), serricoltura (38-80 °C), teleriscaldamento (80-100 °C), usi industriali (almeno 150 °C) e molti altri.
In alcuni paesi si utilizza il calore geotermico per l'essiccazione del legname (Nuova Zelanda), della farina di diatomee (Islanda), del piretro (Kenya) e per l’allevamento di alligatori (USA, Giappone).
Agli inizi del 2000 risultavano installati in 22 Paesi impianti geotermici per una potenza totale di circa 8000 MW, con una produzione di energia elettrica di circa 50 TWh.
I Paesi guida sono: Usa, Nuova Zelanda, Italia, Islanda, Messico, Filippine, Indonesia e Giappone.