Petrolio

 

Olio di pietra, dal latino petra e oleum, è un liquido denso, vischioso, costituito da una miscela di idrocarburi naturali liquidi (olio) e, in proporzione molto minore, gassosi (gas naturale) e solidi (bitumi e asfalti).

Il petrolio si concentra in rocce serbatoio, ossia in volumi circoscritti del sottosuolo dove particolari conformazioni delle rocce porose e delle sovrastanti rocce impermeabili, definite trappole, ne impediscono la dispersione verso la superficie. La formazione del petrolio deriva principalmente dall’alterazione termica nei tempi geologici della materia organica contenuta nelle rocce madri durante il loro seppellimento nei bacini sedimentari. La stragrande maggioranza delle riserve originarie di olio (oltre il 90%) sono contenute in 1.330 grandi giacimenti che rappresentano solo il 3,2% degli oltre 41.000 giacimenti finora scoperti.
La composizione dell’olio ha caratteristiche chimico-fisiche molto diverse che dipendono dalla provincia petrolifera di provenienza e varia da quella degli oli pregiati leggeri (>30°API), con basso contenuto di zolfo, a quella degli oli pesanti (<20°API) con alta percentuale di zolfo e scarco valore commerciale.

Negli anni Settanta i risultati di moderne e approfondite ricerche geochimiche, di esperimenti di laboratorio e di studi e osservazioni geologiche, hanno dimostrato in modo inconfutabile che i depositi di olio e gas del mondo si sono originati, principalmente, per un lento processo di alterazione termica della materia organica dispersa nelle rocce sedimentarie. In pratica, durante lo sprofondamento delle rocce madri nei bacini sedimentari, si genera gas batterico nella prima fase di seppellimento a basse temperature (<50°C) e successivamente, per progressivo aumento della temperatura, olio e gas umidi ed infine, nella fase finale dell'alterazione termica della materia organica, solo gas secco. Le moderne conoscenze sull'origine del petrolio hanno avuto importanti risvolti pratici sull'esplorazione petrolifera che è stata indirizzata, in modo più selettivo, verso le aree in cui si sono verificate le condizioni più favorevoli alla formazione e all'accumulo del petrolio.Giacimento di PetrolioIl disegno mostra un bacino dove si forma il petrolio: i resti di organismi animali e vegetali si depositano, l'ossigeno si disperde, il carbonio e l'idrogeno formano gli idrocarburi che danno origine alla roccia madre.
Le alte pressioni e le elevate temperature permettono la formazione del petrolio che si accumula nella roccia serbatoio.


Nella figura a lato: creazione di un giacimento petrolifero

 

LA PRODUZIONE

La produzione è aumentata di otto volte negli ultimi 50 anni. Il petrolio contribuisce con il 40% al fabbisogno mondiale di energia collocandosi al primo posto tra le fonti primarie di energia, seguito dal carbone (27%), dal gas naturale (23%). Le sue riserve attuali, stimate attorno a 140 miliardi di tonnellate, 2/3 delle quali localizzate nel Medio Oriente, hanno una vita di circa 40 anni e si sono notevolmente accresciute rispetto al 1970, quando la durata delle stesse era prevista attorno ai 30 anni.

I suoi derivati, ottenuti dall'industria petrolchimica, oltre che coprire buona parte del sistema energetico servono per innumerevoli e svariati prodotti di uso comune, per tali produzioni oggi si impiega circa il 7% del petrolio estratto.

Stima delle riserve naturali totali di petrolio

Le riserve petrolifere globali in miliardi di barili* (scala in alto) secondo le stime della BP Statistical Review of World Energy.La scala verticale in cifre indica la durata in anni delle riserve di ciascun paese produttore.

 

Secondo la ExxonMobil, la maggiore compagnia petrolifera, i giacimenti petroliferi sono sufficienti, ai ritmi attuali, per la fornitura di petrolio fino al 2050.

 

Secondo la BP Amoco, la seconda compagnia petrolifera, i giacimenti accertati sono, sempre ai ritmi di consumo attuali, sufficienti fino al 2044.

* Un barile di petrolio equivale a circa 159 litri, un TEP (TOE) equivale a 7,33 barili

Riserve petrolifere mondiali

In questa immagine è evidente come la maggioranza delle riserve di petrolio sia concentrata in una area circoscritta del pianeta: i 2/3 delle riserve sono infatti si trovano nell'area dei paesi del Golfo Persico.

Dati indicati in miliardi di barili.

Mappa riserve petrolifere

Quanto dureranno le riserve di petrolio?

Le correnti di pensiero sono due: gli ottimisti e i pessimisti. I primi sono rappresentati da una task force scientifica dell'U.S. Geological Survey che, dopo uno studio durato cinque anni, ha concluso che il mondo, ai ritmi di consumo attuali, ha riserve sufficienti per circa 80 anni circa due mila e trecento miliardi di barili, ( 313 miliardi di tonnellate) che per la gran parte devono essere ancora scoperti. I secondi, invece, si possono identificare con i geologi del King Hubbert Center della Colorado School of Mines i quali ritengono che la produzione dell'oro nero toccherà il suo picco in questo decennio con 85 milioni di barili al giorno, per poi scendere drammaticamente a 35 milioni nel 2020. Una previsione che molti altri esperti ritengono errata. Un consulente governativo americano, Daniel Yergin, ha dichiarato al Los Angeles Times «ormai da oltre un secolo ci sono predizioni catastrofiche sull'esaurimento delle riserve petrolifere, ma in realtà l'unica cosa sicura è che il petrolio è una risorsa finita. Non sappiamo, però, quanto ce ne sia ancora nelle viscere del pianeta».

Secondo Thomas S. Ahlbrandt della Geological Survey sono stati consumati circa 710 miliardi di barili di petrolio. «Le analisi», dice Ahlbrandt, «dimostrano che ce ne sono ancora 891 miliardi sicuri più altri 688 probabili. Senza contare che ulteriori ricerche potranno portare a scoprire altri 731 miliardi di barili». Altri però sottolineano alcuni segnali negativi. Innanzitutto le riserve dei paesi arabi sarebbero state sovrastimate. Poi molti giacimenti sarebbero troppo costosi da sfruttare perché situati in zone proibitive. Colin J. Campbell, un esperto che vive in Irlanda, ritiene ad esempio che le nuove scoperte daranno un massimo di 100 miliardi di barili sufficienti solo per tre o quattro anni. Infine, altri sottolineano che se le multinazionali stanno iniziando prospezioni in aree come i bacini oceanici, l'Artico e l'Antartico, qualche motivo ci sarà: cioè le famose riserve delle zone temperate non esisterebbero affatto.

Fonte:

www.lanci.it/login.php

In conclusione, ci sono validi motivi per ritenere prossima la fase in cui l’offerta di petrolio non sarà più in grado di sostenere la domanda. Raggiunta tale condizione, i paesi con sistema energetico centrato sugli idrocarburi ai quali non sarà consentito un accesso diretto al greggio dovranno affrontare sofferenze economiche strutturali. Pertanto, è prevedibile che gli Stati oggi al vertice del sistema economico-finanziario fondato sul petrolio siano disposti a esercitare tutte le opzioni, compresa quella militare, per garantirsi una via privilegiata d’approvvigionamento energetico. In questo panorama, non è casuale che il governo USA, il paese dal consumo pro capite di petrolio più elevato in assoluto, consideri il controllo della sicurezza degli approvvigionamenti di greggio come la priorità strategica d’interesse nazionale.

Articolo completo:

www.erambiente.net

"Picco di Hubbert" relativo alla produzione di petrolio negli USA

Picco di Hubbert

Il "picco di produzione" rappresenta il punto cruciale di questo tipo di analisi. Il concetto di "fine del petrolio" a livello mondiale è evidentemente mal definito e impossibile da definire. E' probabile che si potrà estrarre petrolio per molto tempo prima che si arrivi all' "ultima goccia", ma a quel momento il petrolio avrà cessato da un pezzo di avere ogni importanza come fonte di energia. Invece, arrivare al picco mondiale di produzione significa raggiungere quel punto di "transizione petrolifera" in cui la risorsa petrolio cessa di essere abbondante (come e stata finora) e diventa scarsa, con conseguente aumento dei prezzi e tutte le difficoltà politiche e economiche del caso.

Da www.aspoitalia.net, sezione italiana dell'associazione ASPO (association for the study of peak oil)

 

IL PUNTO DI VISTA DI ENERGO CLUB

Di certo si possono fare alcune considerazioni: è vero che negli anni '70 si dava per imminente l'esaurimento dei giacimenti petroliferi collocandolo nel primo decennio del nuovo secolo Rimane il fatto che il petrolio è una fonte esauribile e calcolare quando finirà è un esercizio fondamentalmente sbagliato nel concetto. Anche se per assurdo fosse sufficiente a soddisfare la domanda a costi contenuti per altri 100 o 200 anni, ciò non giustifica il fatto che si possa proseguire nel consumo senza una pianificazione rigoroso. considerando che in meno di 200-300 anni avremmo esaurito una preziosa risorsa non  più riproducibile importantissima per la produzione di innumerevoli prodotti di uso comune e/o particolare.

Non è escluso ed anzi probabile che in futuro ci si renda conto che il petrolio è una materia prima ottimale per la produzione di altri prodotti, non ottenibili da altre materie prime. Per questa ragione è fondamentale  non esaurirla per ottenere energia ottenibile comunque da fonti rinnovabili.