Effetto squalo: l’uso della legna come combustibile non fa bene alla salute.

Effetto squalo: l’uso della legna come combustibile non fa bene alla salute.

E’ un fatto. L’utilizzo della legna come combustibile nelle nostre case sta aumentando[1] [2]: sarà per effetto della recessione, sarà anche perché vedere il fuoco nel caminetto crea una atmosfera piacevole; sarà che le quarantene anti-Covid-19 ci fanno vivere di più in casa; sarà perché le lobbies delle caldaie e della legna sono fortissime tanto che ci sono incentivi statali con il beneplacito anche di diverse e importanti associazioni ambientaliste;[3] sarà anche perché le famiglie si autoproducono le legna e, soprattutto, sarà che le stesse famiglie credono fermamente che l’uso della legna sia salutare ed ecologico.

Il vantaggio economico nell’uso della legna come combustibile è sì immediato ma questo non è lontanamente confrontabile con gli svantaggi in termine di costi sociali e ambientali come recenti studi e evidenze mostrano: l’esposizione prolungata all’aria inquinata aumenta in modo significativo la suscettibilità al COVID-19 e altri virus.[4]

L’inquinamento dell’aria è principalmente causato dai processi di combustione e tra questi il peso maggiore è imputabile ai processi di riscaldamento degli edifici residenziali (le nostre case), e altri edifici utilizzati nelle nostre attività. Il riscaldamento degli edifici domestici e del terziario rappresentano quasi il 50% di tutti i consumi finali di energia. La figura a fianco mostra che circa il 25% di questi consumi è riconducibile all’uso della biomassa solida, della legna[5] Ma il particolato generato dalle combustioni non è proporzionale ai pesi dei singoli combustibili e vettori energetici. E’ difficile immaginare che quasi l’80% del particolato sia generato dall’uso della biomassa nei processi di combustione. Purtroppo è così. In altre parole se vogliamo ridurre il particolato nell’aria dobbiamo evitare di bruciare la biomassa solida in tutte le sue forme.

La legna è però un “Moloch” che è difficile mettere in discussione anche tra chi si occupa di ambiente. Come EnergoClub è da tempo che stiamo provando a richiamare l’attenzione sulla nocività dell’uso della biomassa come combustibile domestico.[6]

E, tutto questo, nonostante ci siano studi e ricerche che richiamano l’attenzione sulla dannosità dell’uso della biomassa solida nei processi di combustione.[7]

Il particolato generato nella combustione penetra in ogni organo del nostro corpo e le patologie che si generano sono varie e interessano molti dei nostri organi: si va dal cancro dei polmoni, bronchiti e altre infezioni delle vie respiratorie, infarti e ictus, demenza fino al morbo di Parkison.[8]  Questi effetti sono particolarmente pronunciati nei bimbi/e, donne incinte, e negli anziani di ambo i sessi.[9]

Per certi aspetti siamo in presenza del “Jaws Effect” (Effetto Squalo) ben descritto dal film di Spielberg, del 1975, Jaws (Lo Squalo).[10] Per chi ha visto il film non avrà difficoltà a raffigurare nella sua mente la seguente analogia adattata al nostro caso: diciamo subito che lo squalo è la combustione della biomassa solida; i servizi collegati al turismo balneare è l’economia dei portatori di interessi (costruttori di caldaie e produttori e importatori di legna nelle varie forme); i turisti-bagnanti morti per gli attacchi dello squalo siamo tutti noi (una parte dei morti prematuri, qui in Italia, per decine e decine di migliaia di persone ogni anno per le emissioni dei contaminanti generati dalla combustione della biomassa solida); il governo locale (lo sceriffo Martin Brody e il Sindaco Larry Vaughn) è il Ministero della Salute, quello dell’Economia, e pure quello dell’Ambiente con la Protezione Civile; il biologo marino Matt Hooper e il cacciatore Quint sono vari attori quali le ARPA regionali e l’Istituto Superiore della Sanità (e l’ISPRA) e – se permettete – EnergoClub che da molti anni si spende sulla messa al bando della biomassa per il riscaldamento domestico e, in generale, nei processi di combustione diretta.

Se ricordate nel film le morti per gli attacchi dello squalo vanno fuori controllo sia perché lo squalo fa lo squalo (è la sua natura) e il Sindaco, a sua volta, fa metaforicamente lo squalo permettendo che gli interessi politico-economici (immagine, afflusso dei turisti per il 4 luglio, festa nazionale) prendano il sopravvento sulla sicurezza dei bagnanti. C’è da chiedersi quali sono le mascelle (yaws) più temibili: quelle dello squalo-squalo o quelle dello squalo-sindaco?

Per EnergoClub è una questione importante. Non possiamo demordere! Il messaggio che vogliamo mandare agli enti di governo della politica energetica nazionale, regionale, provinciale e comunale, nonché agli enti normatori, e alle associazioni ambientaliste nostre sorelle, riguarda una ricerca fatta in Inghilterra pubblicata recentemente sulla rivista Atmosphera.[11]

Il lavoro di ricerca e i risultati ottenuti riguardano i livelli di particolato (PM2,5 e PM1) misurati nelle residenze dotate di camini e stufe a legna certificati, cioè approvati dal Department of Environment, Food, and Rural Affairs (DEFRA), l’equivalente italiano dell’Istituto Superiore della Sanità (ISS), ENEA, CNR e Laboratori accreditati.

Le misure non sono fatte in laboratorio ma, invece, nelle abitazioni, in condizioni d’uso reale. I sensori di particolato sono stati posizionati nelle vicinanze di 20 stufe diverse per quattro settimane, registrando 260 utilizzi. I partecipanti hanno registrato in un diario le informazioni su: tempo di accensione, quantità e tipo di combustibile utilizzato e durata di utilizzo, tra gli altri dettagli.

L’analisi di tali informazioni è stata fatta con strumenti statistici multivariati per quantificare i livelli di particolato nei locali riscaldati scoprendo le relazioni tra le le variabili legate alla gestione delle stufe e caldaie e le concentrazioni, medie, quantità di particolato. Queste analisi hanno portato a quattro risultati principali:

1. Le concentrazioni medie giornaliere di particolato all'interno di una abitazione con caldaie a legna erano più alte del 196% per il PM2,5 e del 228% per il PM1 rispetto alle abitazioni del gruppo di controllo dotate da caldaie con combustibili diversi dalla legna.

2. Le medie orarie di picco sono più alte per PM2,5 del 124% e per PM1 del 133% rispetto alla media giornaliera. Questi dati mostrano che il particolato si "diffonde" nelle aree interne dell’abitazione durante il normale utilizzo.

3. I picchi di concentrazioni di particolato dipendono dal numero di pezzi di legna utilizzati e alla durata del periodo di combustione. L'apertura della porta della stufa per il suo caricamento è il meccanismo principale che fa aumentare la concentrazione del particolato in casa.

4. L'inquinamento dell'aria interna non è stato influenzato dal particolato presente all’esterno delle abitazioni.

Nel loro insieme, lo studio dimostra che le persone all'interno delle case con una stufa residenziale, attraverso il normale utilizzo, sono a rischio di esposizione ad alte concentrazioni di PM2,5 e PM1 nel breve periodo di tempo. Da questo studio appare molto evidente che le caldaie a biomassa sono da approvare non solo con prove di laboratorio ma anche – e soprattutto - tenendo contro del loro ciclo di vita reale.

Questo maggiore rischio porta i ricercatori a consigliare gli enti preposti alle approvazioni delle caldaie di adeguare i test di prova[12] e i regolamenti relativi.

Da quanto vediamo anche in altri settori (trasporti) la tecnologie che si basano sulle combustioni è spinta a migliorarsi di continuo. Così come è capitato con i motori a combustione interna qualcosa di simile sta succedendo anche per le caldaie a biomassa. Le prestazioni ambientali stanno migliorando continuamente. Ma molto manca da fare per renderle realmente accettabili. In questo processo di miglioramento continuo si osserva un aumento dei costi diretti (acquisto e manutenzione) e indiretti (sanitari) sempre maggiori.

Cosi come sta succedendo con il mondo dei trasporti dove nuove tecnologie si sono affacciate (ibrido, elettrico a batterie, elettrico-celle a combustibile) perché più sostenibili, soprattutto se si impiegano fonti rinnovabili pulite, tanto che succederà (sta già succedendo) che le caldaie a biomassa (e a combustione tradizionale) siano sostituite da tecnologie più sostenibili e meno impattanti per la climatizzazione invernale e estiva. Possiamo citare le seguenti tecnologie: pompe di calore elettriche, uso del biometano, idrogeno e utilizzo delle celle a combustibile. Se notate non si cita il gas naturale fossile essenzialmente perché non è rinnovabile ed è estraneo ai cicli naturali e, come tale, va a modificare il clima del pianeta.

Non siamo distanti dal punto in cui sarà necessario (noi di EnergoClub è da tempo che lo diciamo) passare a tecnologie in cui non si impiegano più combustibili solidi e, inoltre, a tecnologie che non utilizzando del tutto la combustione ad alta temperatura.

Prima lo faremo meglio sarà per l’ambiente, la salute, l’economia. Questo passaggio ovviamente riguarda i portatori di interesse ma, molto prima, chi può accelerare la transizione verso tecnologie più sostenibili e rispettose dei cicli naturali. Questo è quello che - adesso - può e deve fare la politica decidendo come utilizzare i fondi del Recovery Plan.

Un’ultima annotazione. Per chi ricorda il film di Spielberg “Lo squalo”, le mascelle (Jaws) da evitare sono sia quelle dello squalo-squalo e sia quelle dello squalo-sindaco. Non solo parlando di biomassa ma anche di Covid-19.

Pur se con molte incertezze Vi auguro un 2021 pieno di buoni cambiamenti del Nostro nuovo modello di vita.

Gianfranco Padovan, Presidente EnergoClub Onlus Ets



[1] Eurostat (2018)

[4] EEA - Healthy environment, healthy lives: how the environment influences health and well-being in Europe - Report No 21/2019, pag. 12-15 - https://www.eea.europa.eu/publications/healthy-environment-healthy-lives/

[5] Enea (2020), pag. 55

[7] EEA -Healthy environment, healthy lives: how the environment influences health and well-being in Europe - EEA Report No 21/2019 https://www.eea.europa.eu/publications/healthy-environment-healthy-lives/

[8] Fu, P.; Guo, X.; Cheung, F.M.H.; Yung, K.K.L. The association between PM 2.5 exposure and neurological disorders: A systematic review and meta-analysis. Sci. Total Environ. 2019, 655, 1240–1248.

[9]  Schraufnagel, D.E.; Balmes, J.R.; Cowl, C.T.; De Matteis, S.; Jung, S.H.; Mortimer, K.; Perez-Padilla, R.; Rice, M.B.; Riojas-Rodriguez, H.; Sood, A.; et al. Air Pollution and Noncommunicable Diseases: A Review by the Forum of International Respiratory Societies’ Environmental Committee, Part 2: Air Pollution and Organ Systems. Chest 2019, 155, 417–426.- https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0012369218327235

[11] Rohit Chakraborty, James Heydon, Martin Mayfield and Lyudmila Mihaylova- Indoor Air Pollution from Residential Stoves: Examining the Flooding of Particulate Matter into Homes during Real-World Use - Atmosphere 2020, 11, 1326; doi:10.3390/atmos11121326 www.mdpi.com/journal/atmosphere rohit.chakraborty@sheffield.ac.uk

[12] La norma UNI EN 16510-1:2019 non prevede alcuna misura dell’inquinamento interno ma solo esterno alle abitazioni.