PM10, particolato generatori di tumori

Che ci fosse una relazione tra tumori e inquinamento è ora da molti dato per scontato.
La relazione tra tumore nei fumatori e le sigarette è stata dibattuta per più di mezzo secolo.
Non è stato sufficiente utilizzare il buon senso per capire il rischio dell’esposizione al fumo delle sigarette.
Abbiamo dovuto e pagheremo con milioni di morti il fatto che la consapevolezza del rischio non convinca tutti a cancellare il tabacco dalle nostre abitudini. 
Ora le evidenze fornite dalla ricerca medica e della ricerca nel campo dell’inquinamento dell’aria, possibile solo attraverso strumentazioni sempre più sofisticate e metodi e test con migliore ripetibilità e riproducibilità, permetteranno di trasformare la sensazione in realtà documentata.
Si stanno raccogliendo le evidenze per dimostrare la relazione tra particolato presente nell’aria (il ben noto PM10, PM1 e particolato fine e nanoparticelle) e le mutazioni genetiche che generano forme tumorali irreversibili.
In questi ultimi sei mesi si è fatta una scoperta di rilievo non conclusiva ma significativa al riguardo: l’alterazione genetica, la mutazione, si verifica attraverso un processo biochimico chiamato metilazione e la metilazione può essere indotta dai contaminanti presenti nell’aria e in particolare dal particolato.
Questa scoperta è importante per una serie di motivi. Se una persona o un organismo vivente viene esposto ad un agente mutageno è possibile rilevarle la sua risposta misurandone la mutazione nei quattro geni identificati come p16, p53, ACP, RASSF1A, che hanno il compito di contrastare le mutazioni genetiche (infatti sono noti anche come “geni soppressori”). Tanto maggiore è la concentrazione dei geni mutati tanto maggiore è presente il fenomeno mutageno.
Il team di ricercatori dell’Università di di Milano, Ospedali Maggiore e Mangiagalli, Fondazione Regina Elena,  Università di Brescia, Northwestern University di Chicago (USA), e Harvard School of Public Health di Boston (USA), hanno sperimentato su 61 persone volontarie esponendole al loro ambiente di lavoro (fonderia in provincia di Milano) caratterizzato da contaminanti vari analoghi a quelle delle nostre città (particolati vari, emissioni di motori diesel e benzina, usura gomme e freni, riscaldamento, ecc.) ma con concentrazioni 10 volte maggiori.
Cosa si è scoperto? Dopo tre giorni di lavoro le persone esposte avevano in corso un processo di mutazione genetica, o meglio, di metilazione che, nei casi analizzati, era ancora reversibile. Cosa si sta tentando ora di scoprire? Si sta cercando di capire quando il processo mutageno diventa irreversibile e in particolare come e cosa fare per invertire il processo mutageno.
Qui siamo, ovviamente, nel campo della ricerca bio-medico-genetica ma quello che si vuole evidenziare è che questa ricerca fornisce evidenze che dimostrano il forte legame tra tumore e il particolato generato dalla combustione delle fonti combustibili solide fossili.
Ne sapremo di più tra qualche tempo. Nel frattempo nell’augurare buon lavoro ai ricercatori inviamo un sentito grazie ai volontari per aver permesso di ottenere questi risultati.
Gianfranco Padovan
Chi volesse approfondire il tema:
 
Per notizie di prima mano:
Dr. Andrea Baccarelli, Laboratory of Environmental Epigenetics, Department of Environmental and Occupational Health, University of Milan and Maggiore Hospital, Mangiagalli and Regina Elena Foundation, Via San Barnaba 8, 20122 Milan, Italy. Tel. +39 02 503 20145. Fax: +39 02 503 20103.
 
Per conoscere un po' più da vicino il dr. Baccarelli vi rimandiamo al suo Curriculum Vitae: http://www.hsph.harvard.edu/faculty/andrea-baccarelli/