Cosa può fare EnergoClub per contrastare il Coronavirus?

Sono momenti terribili quelli che stiamo vivendo da inizio febbraio ad oggi. Il mondo intero è messo ko dal coronavirus. Tutto quello che vediamo con i nostri occhi, nelle cose che ci circondano, in tv, nel web, ci mostrano quanto siamo vulnerabili e fragili. Chi ci segue sa che EnergoClub tratta temi energetici e ambientali e, quindi, in questo articolo ci prefiggiamo di darvi qualche spunto su cui pensare o qualche idea per cambiare l’utilizzo dei materiali e alcune abitudini di tutti i giorni. Se quanto proponiamo sarà seguito dai nostri iscritti e, a loro volta, lo comunicheranno a famigliari, amici e conoscenti, sarà per noi motivo di gratificazione.

Perché questa epidemia è diversa?

La pandemia estesa all’intero pianeta esisteva solo nei racconti apocalittici e nei romanzi fantascientifici.  Sì, certo, ci sono state epidemie nel passato, più o meno recenti: nel 1918 ci fu la  “spagnola”, che interessò un terzo della popolazione mondiale con 50 milioni di morti;  nel 1957 ci fu l’asiatica e nel 1968 quella di Hong Kong; più recentemente ci fu la “suina” nel 2009, prima del coronavirus, ma nessuna si è diffusa così rapidamente a livello globale come il coronavirus Covid-19 o, meglio, del coronavirus SARS-CoV-2 come dovremmo chiamarlo dal punto di vista scientifico.

Sulle origini del coronavirus

Chi ha coltivato -  e, purtroppo, coltiva - l’idea di ricercare virus a scopi bellici (o economici) può vedere sul campo cosa può succedere quando non c’è un vaccino. E tra il momento della creazione del virus e il momento in cui il vaccino è disponibile possono passare anni.  La probabilità che un virus scappi sarà pur piccola ma è sempre maggiore di zero. Non sappiamo ora, con certezza, se il Covid-19 sia o meno opera di menti bacate. Le ultime ricerche stanno mostrando che non c'è stata manipolazione genetica (ipotesi verificate sia in tialia  sia negli USA). Quello che è certo è che nella maggior parte dei casi è la natura stessa che entra in gioco soprattutto quando non si rispettano i cicli naturali oppure si mettono in comunicazione nicchie ecologiche delle specie viventi. Nel caso del nCovid-19 sono tuttora oggetto di indagine i pipistrelli “ferro di cavallo” e i pangolini che hanno interessato indirettamente le filiere alimentari in Cina.

C'erano o mancavano i protocolli per la gestione delle epidemie?

C'erano, c'erano. Chi volesse approfondire il tema può far riferimento alle linee guida dell’Organizzazione Mondiale  della Sanità (WHO) che le ha pubblicate nel 2017. Prima ancora nel febbraio 2016 la stessa Italia aveva emanato il Piano Nazionale di Preparazione e Risposta ad una Pandemia Influenzale. Completamento disatteso. Questo per rispondere alla domanda che molti si sono posti sul fatto che non ci sia appreso niente da quanto è successo in passato; perché non è stato attivato un protocollo internazionale in modo tempestivo? E se questo protocollo esisteva (già, esiste) c’è stata negligenza da parte di chi doveva intervenire? oppure mancavano le competenze? oppure, semplicemente, le responsabilità erano mal attribuite? E’ un problema di strutture sociali mondiali e internazionali intrisecamente inefficaci nel gestire le pandemie tanto da dover metter mano ai processi di “empowerment” trasferimento dei poteri? Sono domande ineludibili adesso.

Altre emergenze planetarie in atto oggi

Per inciso quanto sta succedendo, con la pandemia del coronavirus in atto, è un film con fatti e immagini molto accelerate di un altro film in cui noi tutti siamo coinvolti che è quello relativo al cambiamento climatico e all’inquinamento dell’ambiente. Molti  si ostinano a tenerli separati i due effetti ma, nella sostanza, sono sovrapposti proprio perché la loro causa prima, in altri termini quella che sta alla loro radice, è costituita dall’uso delle fonti fossili, conseguente, a sua volta, dal modello di sviluppo economico adottato in cui si dà per scontata l’inesauribilità delle risorse naturali. E ora dobbiamo fare in modo che il virus faccia meno danni possibili. Non solo. Possiamo, in questi frangenti, studiare e valutare come il contagio si diffonda e, se ne capiamo i meccanismi, possiamo ostacolarne la propagazione. Il virus una volta inalato, o portato in bocca tramite le mani o il cibo contaminate dal virus. alberga in gola nelle prime vie respiratorie per poi trasmettersi ai polmoni generando la polmonite.

Energia e pandemia

Possiamo ora farci alcune domande sull’uso dell’energia e vedere quello che si conosce e valutare cosa è possibile fare per contrastare la diffusione del virus e le sue conseguenze. Chiediamoci se e come l’energia (nelle sue forme) influenza o meno la diffusione del virus?

Energia termica

Essa si manifesta come temperatura rilevabile con un termometro. Le più recenti ricerche in materia ci dicono che Il virus si disattiva o muore quando si va sotto o si supera un campo di temperatura individuato nei laboratori microbiologici. La fonte di informazioni principale, che utilizzeremo in seguito, sono i laboratori accreditati dall’Organizzazione Mondiale della Sanita (WHO) che hanno - e stanno - conducendo esami sulla vita del coronavirus. In coda all’articolo si riporta una tabellina in cui si riassumono le varie casistiche desunte qui. .

Il virus si inattiva oppure muore o quando la temperatura del substrato (solido o liquido che sia) è inferiore a -80°c oppure quando la temperatura è superiore a 64°C. L’informazione che era circolata in whatspp, già a fine febbraio, sulla temperatura di 27°C, quale temperatura che uccide il virus, non era corretta. Il virus prolifera, o è stazionario, nel campo di temperatura che va da -80°C fino a 64°C. Al riguardo si stanno facendo approfondimenti presso le più prestigiose e autorevoli università e centri di ricerca.

Il freddo, al virus, sembra gli faccia un “baffo” visto che si inattiva a -80°C. Nelle nostre aree di montagna le temperature minime possono arrivare anche a -30°C mentre in pianura, sempre meno di frequente (per effetto del cambiamento climatico), arriviamo a -10°C.

Temperatura e sistemi sanificanti 

Il fatto che la temperatura influenza la vita del Covid-19 potrebbe mettere in moto una serie di cambiamenti in vari ambiti del nostro vivere quotidiano. Ad esempio, quando si puliscono le superfici in cui sono cadute goccioline di saliva e muco, perché si parla o si tossisce o si starnutisce, può essere utile utilizzare vapore surriscaldato (oltre 100°C) per uccidere il virus.  Il vapore surriscaldato è quello che viene generato nei moderni ferri da stiro. Ci sono però dei sanificatori a vapore (da non confondere con gli umidificatori) adatti per uso domestico e professionale. Se il vapore lascia aloni questi possono essere eliminati con un panno pulito. Per trovare quello che il mercato offre utilizzate le parole chiave: sanificatori, pulitori, vapore, domestico.

Temperatura e disinfettanti

Un altro esempio riguarda la preparazione del cibo da mangiare a crudo, insalata in particolare modo, o ortaggi in foglia che sono stati esposti alla manipolazione durante la preparazione, trasporto, esposizione sul banco di vendita o lungo il tragitto dal supermercato a casa. E’ buona abitudine lavare gli ortaggi in acqua potabile addizionata con un sanificante. Non è sufficiente fare come al solito con acqua fredda, così come esce dal rubinetto, addizionata di bicarbonato o un po’ di aceto. C'è chi può osservare che l'acqua potabile è gia "clorata", Sì, certo, l'acqua del rubinetto viene sanificata in acquedotto. Si utilizza ipoclorito di sodio (varechina) o biossido di cloro. La quantità di cloro residuo, che è la quantità di disinfettante rimasta nell’acqua al momento dell’analisi, è di solito inferiore a 0,02% (0,2 mg/l è il valore massimo previsto per legge) e, quindi, per uccidere il coronavirus (e pure batteri, funghi, ecc.) , bisognerebbe aggiungere due cucchiai da minestra di candeggina (al 5% di ipoclorito di sodio) per un litro.  Per altre ricette sanificanti consigliate dal Cnr potete vedere qui. L’azione sanificante migliora se l’acqua è moderatamente calda per le verdure da mangiare a crudo, ma può arrivare a 45°C per prodotti che vanno in frigorifero e poi cotti. Tenete a mollo i cibi da sanificare per vari minuti (15 con acqua fredda e 10 con acqua tiepida) avendo poi cura di risciacquare con abboindante acqua.

Misurare la temperatura

Immagino che qualcuno abbia il problema di misurare la temperatura dell’acqua di lavaggio cibi. Le mamme che stanno allevando un neonato utilizzano vari modi per "misurare" la temperatura: c’è chi utilizza parti del proprio corpo come sensore, le mani, la guancia, il gomito. Ci sono mamme e papà che sbagliano di 1..2°C nel valutare la temperatura del bagnetto o del biberon con il latte. C’è chi adopera una forchetta o uno spillone con un termometro per controllare la cottura dei cibi; in questi ulòtimi casi la misura è incerta. E’ facile leggere temperature che sono maggiori o minori di 5°C rispetto alla temperatura effettiva. Per rendere meno incerta la misura c’è chi adopera il termometro per misurare la febbre. Spesso il campo di misura parte da 33°C e arriva oltre 42°C e, quindi, va bene nella maggior parte dei casi. Da qualche tempo a questa parte si impiegano dei termometri che danno la temperatura senza contatto. Con termometri IR l'incertezza è di qualche grado. In questi termometri la misura di temperatura si basa sulla radiazione termica emessa dalle superfici. Tali sensori sono disponibili per qualche decina di euro e hanno un campo di misura ampio sia per misure sottozero che sopra zero. Si acquistano in internet cercando con le seguenti parole chiavi: termometro, domestico, IR.

Microclima e virus

Oltre alla trasmissione per contatto, o per inalazione, il virus si trasmette anche nell’aria soprattutto quando le condizioni climatiche sono calde e umide (lo afferma il WHO in una scheda informativa). Al momento in cui scrivo questo testo non è ancora chiaro se ai fini della trasmissione del contagio sia più influente la temperatura o l'umidità dell'aria. Quello che si può dire adesso è che in USA la virulenza è più elevata in aree in cui la temperatura è compresa tra 4 e 17°C e l’umidità assoluta è compresa tra 4 e 9 grammi per metro cubo (che corrisponde a circa 60% di umidità relativa per entrambe le temperature).  In Cina hanno riscontrato che la virulenza diminuisce tanto più alta è la temperatura e tanto più alta è l’umidità relativa. La sensazione è che il tema vada meglio approfondito.

Una ipotesi, tutta da verificare, è che con una umidità al 100%, quando c’è nebbia, le goccioline con il virus si mescolino con quelle pre-esistenti potendo diffondersi in aree estese. Questo si verifica soprattutto nelle aree in cui maggiormente è diffuso il contagio. Non sapendo bene come comportarsi sarebbe consigliabile evitare di uscire quando c’è freddo e quando c’è foschia o quando l’umidità è elevata.  E se, fosse proprio necessario perché l’area è contaminata, bisognerebbe avere l’accortezza di utilizzare la mascherina omologata, appena rientrati in casa, di lavarsi le mani e il viso con acqua e sapone (barba e baffi, per chi li ha) e di cambiare e sanificare gli indumenti e successivamente ripetere il lavaggio delle mani. Se è necessario uscire di casa è opportuno farlo quando le condizioni climatiche sono le migliori possibili e, quindi, in presenza di sole e con umidità dell’aria maggiore del 70..80% ma non quando c'è nebbia.

Sanificazione della pelle e degli indumenti

Sanificare ia propria pelle con bagni e docce al limite della scottatura, senza utilizzare saponi, non serve. Il coronavirus, se presente, direbbe "grazie". E’ però opportuno  utilizzare temperatura superiori a 70°C quando si lavano gli indumenti, lenzuola e federe o quando si utilizza la lavastoviglie. Gli attuali detersivi addizionati di sanificanti e la temperatura dell’acqua sono sufficienti per uccidere i virus.

La pulizia e la sanificazione frequente delle mani si è dimostrata molto efficace (se effettuata con cura) per ridurre la probabilità di diffusione del contagio. Segnaliamo un utile video/link qui che spiega come lavarsi le mani in modo accurato ed efficace.

Zanzare e coronavirus

Con le temperature maggiori di 14°C arrivano  le zanzare e, quindi, si può essere punti.  
E’ utile sapere che non ci sono evidenze scientifiche della trasmissione del virus dalle punture delle zanzare.

Energia solare e radiazione UV

Parliamo ora di un’altra forma di energia che è la radiazione solare. E’ noto che la radiazione solare ha un potere di uccidere batteri e virus. Per capire come agisce è opportuno in breve richiamo su cos’è la radiazione solare. Tale radiazione è un insieme di manifestazioni fisiche, chiamate onde elettromagnetiche, ognuna con una propria caratteristica in termini di lunghezza d’onda. Le radiazioni sono raggruppate per “bande”. Ad esempio radiazioni della banda luminosa, che il nostro occhio percepisce, hanno una lunghezza d’onda comprese tra 0,4 micrometri (luce violetta) e 0,7 micrometri (luce rossa). Ci sono alcune radiazioni della banda ultravioletta “UV” che hanno il potere di rompere i legami proteici del virus e di “terminarlo”. Cosa significa questo? Parecchi conseguenze: la prima è che con l’arrivo dell’estate gli esperti virologi e epidemiologi prevedono di veder ridurre il numero di contagi proprio per effetto delle maggior quantità di radiazioni UV. Purtroppo le radiazione UV comportano anche dei danni alle persone poiché esse sono implicate nella generazione dei melanomi (tumori della pelle) e alla generazione dell’ozono che, oltre una certa concentrazione, provoca danni alle mucose delle vie respiratori e ai polmoni. 

Sta di fatto che l’esposizione al sole, se gestita con accortezza, in funzione della pigmentazione della pelle, costituisce un mezzo efficace per uccidere il virus depositato sulle superfici. Pensate alle abitudini di esporre le lenzuola e gli indumenti al sole. Questo è un sistema ancestrale che fa parte del nostro DNA e della cultura del saper vivere in sintonia con la natura. Il metodo andrebbe bene se non ci fosse l’inquinamento da particolato e ora anche il virus. Se ricorrete al sole per saqnificare gli indumenti dovreste ricordate che dopo aver esposto all’aria aperta gli indumenti bisogna aver l’accortezza di non indossarli subito ma solo  dopo un giorno (meglio se due) visto che il virus vive sui tessuti per 12..24 ore (vedi la tabella in coda all’articolo). Cosa diversa è se potete esporre gli indumenti al sole con un appendino messo dietro la finestra. Chi ha una serra è fortunato. Per trovare quello che il mercato offre utilizzate le parole chiave: serra, domestica.

Si può pensare di utilizzare anche una lampada a raggi UV. Dentisti, otometristi, chirurghi, riparatori di telefonini, e altri professionsti, sanificano e igienizzano gli oggetti, protesi, utensili, strumenti proprio in questo modo; telefonini inclusi; per trovare qullo che il mercato offre utilizzate le parole chiave: lampade, UV, sanificatore, igienizzatore.

Sanificazione tramite sistemi che generano ozono

Ci sarebbero anche i sistemi che impiegano l'ozono per igienizzare e sanificare oggetti e indimenti ma, visto che di ozono rischiamo di farci del male, per eccessiva concentrazione nell'aria, come EnergoClub, li sconsigliamo per uso domestico. Tali sistemi potrebbero essere però utili in ambienti industriali o dove ci sono anfratti contaminati da bonificare. Per trovare quello che il mercato offre utilizzate le parole sanificazione ozono, professionale.

Riferimenti e centri di ricerca coinvolti nello studio della vita del coronavirus

I ricercatori di 12 centri internazionali di ricerca che sono impegnati a mettere a punto delle azioni per ridurre la diffusione dei contagi ci hanno convinto di invitarvi a partecipare al sondaggio che trovate qui.

In modo analogo proponiamo anche questa indagine in Italia con le stesse finalità. L’Unità di Epidemiologia dell'Istituto di Tecnologie Biomediche del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) sta conducendo un'indagine epidemiologica nazionale sull'infezione da COVID-19 (EPICOVID-19) in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Biomediche e Cliniche dell'Ospedale Sacco, Università degli Studi di Milano, diretto dal Prof. Massimo Galli, l'Istituto di Neuroscienze e l'Istituto di Fisiologia Clinica del CNR, e con le società scientifiche SIGG e SIMIT. L’indagine ha lo scopo di raccogliere informazioni utili per stimare il numero di possibili infezioni da COVID-19 nella popolazione generale e determinare le possibili condizioni associate. Lo studio ha ricevuto l’approvazione del Comitato Etico dell’INMI Lazzaro Spallanzani IRCCS quale comitato etico unico nazionale ai sensi dell’art. 40 del decreto legge 08/04/2020 n. 23. I risultati ottenuti da questa ricerca potranno fornire un contributo immediato per la definizione di programmi di sorveglianza e intervento da parte delle autorità sanitarie. A tal fine si propone un questionario che richiede 7-10 minuti per la sua compilazione e si prega di completare in tutte le sue parti. Per disporre di un campione maggiormente rappresentativo, i ricercatori saranno molto grati se si potesse aiutare a divulgare il questionario a familiari, conoscenti e amici di ogni fascia di età adulta (a partire dai 18 anni) ed eventualmente compilarlo al posto di coloro che sono impossibilitati a rispondere. Si ringrazia per la preziosa collaborazione.

Responsabili dello studio
Fulvio Adorni e Federica Prinelli, ITB-CNR, Unità di Epidemiologia (epicovid19@itb.cnr.it
 
Team di Ricerca EPICOVID19
Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) - Jesuthasan N, Sojic A, Pettenati C, De Bellis G (ITB, Centro coordinatore); Maggi S, Noale M, Trevisan C (IN); Bianchi F, Molinaro S, Bastiani L (IFC)
Dipartimento di Scienze Biomediche e Cliniche, Università degli Studi di Milano e Malattie Infettive dell’ASST FBF Sacco - Galli M, Rusconi S, Bernacchia D,  Pagani G, Zehender G
Società Italiana di Geriatria e Gerontologia (SIGG) - Antonelli Incalzi R, Di Bari M, Pedone C
Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali (SIMIT) -Tavio M, Mastroianni C, Nozza S, Tinelli M, Andreoni M 
 

Riferimenti scientifici sulla vita del coronavirus SARS-CoV-2

Substrato

Condizioni

Vita rilevata in giorni e ore

Riferimenti (*)

Urina e feci

Temperatura ambiente (18-22°C)

1..2 giorni

WHO

Feci diarroiche in pazienti in cura

Nd

Fino a 4 giorni

WHO

In celle di cultura

56°

15 minuti

WHO

In celle di cultura

+4 -80°C

21 giorni

WHO

In acetone

-20

n.p.

WHO

In cella di cultura di virus isolato dalle feci di neonato

n.p. pH 6..7

3 ore

GVU

In cella di cultura di virus isolato dalle feci normali

n.p. pH 8

6 ore

GVU

In cella di cultura di virus isolato dalle feci diarroiche

n.p. pH 9

4 giorni

GVU

In cella di cultura di virus isolato dalle feci

Temperatura ambiente (18-22°C)

massimo 2 giorni

QMH

In cella di cultura di virus isolato dalle urine

Temperatura ambiente (18-22°C)

massimo 24 ore

QMH

Acetone, 10% formaldeidee paraformaldeide, 10% clorox, 75% etanolo, 2% fenolo

Temperatura ambiente (18-22°C)

Meno di 5 minuti

QMH

Cultura di virus

64°C

Massimo 21 giorni

UniM

Cultura

-80°C

Massimo 21 giorni

UniM

Cella di cultura di:
- virus in soluzione salina tamponata con fosfato (PBS)
- virus nelle feci sterilizzate

Temperatura ambiente (18-22°C)

Pareti plasticate

Superfici di plastica

Superfici di formica

Superfici di acciaio inox

Legno

Indumenti di cotone

Pelle di maiale

Superifici di vetro

Superifici cartacee


 

24..36 ore

36..72 ore

36..36 ore

36..72 ore

12..24 ore

12..24 ore

>= 24 ore

72..96 ore

24..36 ore

CUHK

Goccioline in aria con  104,3 to 103,5 TCID50/mL in cultura di gelatina

Aerosol  <5 µm

Temperatura 21-23°C

Umidità relativa 65% 
2,74 ore emivita VariLab5
In cella di cultura con inoculo di 105 TCID50/mL

Rame 99,9%

Temperatura 21-23°C

Umidità 40%

3,4 ore emivita VariLab5
Deposito di 50 µl di virus

Cartone

n.d.
8,45 ore emivita VariLab5
Inoculo di 103.6 to 100.6 TCID50/mL

Acciaio Inox 304

n.d.
13,1 ore emivita VariLab5
Inoculo di 103,7 to 100,6 TCID50/mL Plastica (polipropilene) 15,9 ore emivita VariLab5

(*) CUHK Chinese University Hong Kong
     GVU: Government Virus Unit, Dept. of Health, Hong Kong, SAR China
     QMH: Queen Mary Hospital, The University of Hong Kong, Hong Kong, SAR China
     NIID: National Institute of infectious Diseases, Tokyo, Japan
     UnivM: University Marburg, Germany
     VariLab5:  NIH, Hamilton,  USA; Princeton University,  USA; UCLA LosAngeles, USA; CDCP, Atlanta, SA; NIH, Bethesda, USA

NB: questo articolo sarà oggetto di revisione non appena si avranno gli esiti delle ricerche in atto.
Commenti e osservazioni saranno benvenuti scrivendo a info@energoclub.org 

A cura di Gianfranco Padovan, presidente@energoclub.org