Germania: braccio di ferro tra fossili e rinnovabili

In Germania, nonostante la crescita record delle energie rinnovabili registrata negli ultimi anni, ci si interroga sul peso effettivo delle energie alternative sulle bollette dei cittadini tedeschi che, secondo le ultime stime, gravano del 50% in più rispetto all’Italia, con preoccupanti ripercussioni sullo sviluppo della green economy.
Infatti, nonostante le promesse di contenere l’incidenza delle rinnovabili sulle bollette, si prevede che, dagli attuali 3,6 cent/kWh, si passerà ai 5 centesimi già nel 2013, agevolazioni che ricadono direttamente sui cittadini, essendo numerose attività produttive energivore esentate dal contributo in favore delle fonti rinnovabili.
Per ridurre dunque i costi energetici per i cittadini il governo tedesco ha annunciato l’inaugurazione di una centrale a lignite da 2.200 MW, benedetta anche dal ministro dell’Ambiente tedesco. Infatti, in Germania visti i prezzi molto concorrenziali, il carbone appare preferito al gas, tanto che si è registrato un aumento del 4,9% da quando è partito il piano di uscita dal nucleare, al fine di mantenere gli standard di sviluppo e calmierare i costi energetici. Ciò appare comunque fuorviante visto che in realtà i lavori per la realizzazione della centrale sono partiti nel 2006 e i 2.200 MW di potenza prodotti sostituiranno i 2.400 MW che andranno in pensione nella stessa area. Inoltre, a detrimento delle produzioni convenzionali di energia, c’è da rilevare la crisi dei cicli combinati a gas più economici e flessibili rispetto al carbone e da constatare la concorrenza molto forte del fotovoltaico nei picchi diurni, che si unisce all’onerosità eccessiva delle tecnologie per la cattura dell’anidride carbonica, soprattutto considerato l’attuale basso costo della CO2.


Fonte: Quale Energia