Appassionato di immersioni, vela e mare a 19 anni l'olandese Boyan Slat ha inventato l'Ocean Cleanup Array un sistema che si stima potrebbe ripulire gli oceani dai milioni a di tonnellate di frammenti di plastica che li inquinano con costi molto contenuti e in tempi rapidissimi. Un equipe di 50 persone tra ingegneri, modellisti ed esperti è allo studio della fattibilità di tale tecnologia. Intanto, secondo gli studi in corso, risulta che in soli 5 anni si potrebbero raccogliere, e rivendere, oltre 7 miliardi di kg di plastica per ogni “isola” oceanica di accumulo.
I rifiuti provengono principalmente dalla terraferma, attraverso fiumi e corsi d'acqua, e per opera delle correnti vanno a concentrarsi in 5 enormi “isole” circolari. Per avere un'idea delle dimensioni, la più famosa, quella del Pacifico, è grande circa due volte la Francia e ha uno spessore che può raggiungere i 10 m.
Certo è necessario e urgente rimuovere il problema alla radice, intervenendo a livello politico, come anche culturale, per prevenire la produzione di tali rifiuti, ma è altrettanto fondamentale gestire a livello globale quelli già prodotti e tutti i problemi che da questi conseguono.
Per la presenza di tanta spazzatura in mare ogni anno muoiono centinaia di migliaia di animali acquatici che la ingeriscono in quantità eccessive. I frammenti divengono, inoltre, veicolo di sostanze chimiche inquinanti quali PCB e DDT che si accumulano nella catena alimentare arrivando fino all'uomo.
La plastica è in continuo movimento, pertanto secondo Slat la soluzione più economica ed efficiente sarebbe realizzare una piattaforma alimentata con energia da sole, correnti e onde, fissarla con un cavo al fondo marino e lasciare che l'acqua la attraversi passivamente sfruttando le correnti. Utilizzando dei bracci fluttuanti al posto delle tradizionali reti a maglia si possono setacciare aree molto più vaste, riuscendo a rimuovere anche i frammenti più piccoli. I bracci agiscono come giganteschi imbuti disposti in modo da creare un flusso in direzione delle piattaforme. Nella piattaforma avviene un processo di filtraggio dell'acqua che raccoglie i frammenti per il riciclo.
Sono stati fatti studi specifici che hanno confermato la possibilità di separare il plancton, senza danneggiarlo, dagli scarti di origine antropica, in modo da non impattare sull'ecosistema oceanico.
Si stima che dalla vendita della plastica recuperata dalle 5 isole oceaniche, oltre a rientrare dei costi dell'investimento si potrebbero trarre interessanti guadagni. Speriamo che lo studio di fattibilità possa confermare il possibile successo di una missione tanto ambiziosa.
Per conoscere maggiori dettagli sulla tecnologia:
Fonte: Boyan Slat