Siemens rinuncia all’atomo e investe nelle FER

Per il colosso tedesco è un “capitolo chiuso”. Scelta etica o di mercato che sia, dimostra che il nucleare non ha futuro. Meglio puntare sulle rinnovabili

“Per noi il capitolo è chiuso”. L’ha annunciato Peter Loescher, presidente di Siemens, riguardo alle iniziative della multinazionale tedesca in tema di energia nucleare. “Non saremo più coinvolti nella gestione della costruzione di centrali nucleari o nel loro finanziamento” ha affermato in un’intervista al quotidiano Der Spiegel.
La decisione, afferma il presidente di Siemens, è “la risposta” dell’azienda “alla posizione presa dalla politica e dalla società tedesca nei confronti dell’energia nucleare”.
Ma si tratta di una ritirata strategica o dell’adesione alla rivoluzione energetica avviata da Angela Merkel con l’annuncio della chiusura, entro il 2022, delle 17 centrali nucleari tedesche (tutte, peraltro, costruite proprio da Siemens)? Difficile stabilirlo, perché le ragioni sono sicuramente diverse e di diversa natura.
Anzitutto la scelta di Siemens arriva dopo un momento difficile per la sua attività nucleare: la spaccatura dell’alleanza con i francesi di Areva sulla costruzione, a Olkiluoto (Finlandia), del primo reattore di terza generazione al mondo, ha provocato una battaglia giudiziaria vinta da Areva, cui Siemens dovrà versare oltre 600 milioni di euro. Inoltre, due anni fa Siemens ha annunciato una joint venture con la russa Rosatom per realizzare numerose centrali nucleari entro il 2030: accordo a lungo pianificato ma mai avviato, ora definitivamente abbandonato nel settore dei reattori, ma che potrà concretizzarsi in altre aree di cooperazione, come quella della medicina nucleare.
Analizzando le ragioni della scelta di Siemens, non va poi dimenticato che il popolo italiano lo scorso giugno ha dichiarato a gran voce di non essere interessato a far parte del mercato del nucleare, e che la Svizzera ha bloccato l’autorizzazione alla realizzazione di nuove centrali. L’interesse per il nucleare rimane vivo, però, da parte delle nazioni dell’Europa dell’Est. In Slovacchia, ad esempio, alle quattro centrali in funzione se ne stanno aggiungendo altre due che forniranno energia all’ENEL; ma sono tutti impianti della Rosatom del tipo VVER (ad acqua pressurizzata). E’ pur vero che in Cina si stanno costruendo due EPR e che l’India ha espresso interesse a dotarsi anche di reattori di questo tipo, ma la concorrenza della General Electric-Hitachi e della Westinghouse è molto difficile da scalzare.
Quindi Siemens non metterà del tutto da parte il suo know how in materia nucleare, “In futuro continueremo a consegnare parti convenzionali, come turbine a vapore. Ciò significa che ci limiteremo a tecnologie che non servono solo al nucleare, ma che si trovano anche nelle centrali a gas o a carbone”, spiega ancora Loescher a Der Spiegel. Però adesso la concentrazione si sposta sulle rinnovabili e, soprattutto, sul nuovo obiettivo tedesco di coprire il 35% del proprio fabbisogno energetico con tecnologie pulite entro il 2020. Così sono nate “Wind Power” e “Solar & Hydro”, due divisioni indipendenti costituite all’interno del Settore Energy di Siemens. L’abbandono del nucleare e delle sue sempre più marcate difficoltà lascia, dunque, mezzi e spazio a nuovi mercati che si aprono con grandi prospettive di crescita.


Fonti:
Der Spiegel - http://www.spiegel.de
Siemens -  www.siemens.de
 

News type: