Sedotti dal Patto Ecologico di Hulot

A pochi mesi dalle elezioni presidenziali, i candidati francesi sono costretti a ripensare le loro campagne elettorali a causa dell’entrata in scena del celebre giornalista della prima rete francese (TF1) Nicolas Hulot e del suo “Patto Ecologico”: una sorta di contratto che, secondo l’ideatore, il futuro Presidente, indipendentemente dallo schieramento di appartenenza, dovrebbe siglare con i francesi dimostrando di porre le questioni ecologica e climatica al centro del dibattito politico.

Climatologi, ecologi, ingegneri, agronomi e tutti gli esperti che sostengono la causa di Hulot sono unanimi nell’affermare che ci stiamo affacciando a una crisi ecologica senza precedenti: cambiamento climatico, estinzione delle specie, esaurimento delle risorse, impoverimento e contaminazione dell’acqua, inquinamento, comparsa di nuove malattie…

La società è già in grado di reagire alla crisi ecologica e climatica: sappiamo economizzare l’energia, produrre in modo appropriato, riciclare. È tempo di trasferire questo approccio su grande scala. Le misure necessarie, per quanto costrittive possano apparire oggi, sortiranno presto i loro effetti positivi stimolando la ricerca scientifica, creando nuove opportunità d’impiego e migliorando la condizione umana.

La Fondazione Hulot e il Comitato di Vigilanza Ecologica hanno avviato una campagna piuttosto ben congegnata, a giudicare soprattutto dalla velocità con cui cresce, minuto dopo minuto, il numero dei firmatari che si schierano dalla parte del giornalista, a favore di una profonda rivisitazione economica, sociale e culturale che tenga conto dei principi alla base del Patto Ecologico.

In sostanza, Nicolas Hulot sottopone ai candidati 10 macro obiettivi da perseguire in altrettante aree tematiche e 5 proposte concrete da includere nei loro programmi.

Gli obiettivi
1.Economia: impostare modelli economici sostenibili, favorendo in particolare il riutilizzo dei residui di produzione, il riciclaggio, la riduzione del flusso di materia (e quindi di rifiuti) e di energia.
2.Energia: abbattere del 75% le emissioni responsabili del riscaldamento globale entro il 2050 riducendo drasticamente il ricorso a petrolio, gas e carbone.
3.Agricoltura: conciliare la produzione agricola con il rispetto dell’ambiente, il lavoro del contadino, la qualità dei prodotti e la salute.
4.Territorio: contenere l’espansione della città e rilocalizzare le attività umane; preservare lo spazio rurale e naturale riducendo la cementificazione delle superfici.
5.Trasporti: aumentare l’offerta dei mezzi di trasporto e delle scelte meno energivore (treni, car sharing, trasporto fluviale, bicicletta) e ridurre la domanda di quelli che consumano e inquinano di più (camion, auto, aerei).
6.Fiscalità: far emergere il costo reale delle attività umane attraverso la fiscalità, abolendo gli incentivi pubblici alle attività che nuocciono all’ambiente e riorientando i finanziamenti a favore dello sviluppo sostenibile.
7.Biodiversità: integrare la tutela del patrimonio naturale nella strategia generale di sviluppo sostenibile con la creazione di una riserva ecologica nazionale che includa tutte le aree protette e garantisca la loro funzione ecologica.
8.Salute: valutare il peso del degrado ambientale nel bilancio sanitario globale, avviare una politica di prevenzione, in particolare nell’alimentazione, limitando l’impiego di pesticidi e la diffusione di OGM.
9.Ricerca: fare dell’ambiente un motore per l’innovazione coordinando la ricerca in modo coerente con lo sviluppo sostenibile.
10.Politica internazionale: porre la sfida ambientale al primo posto tra le questioni internazionali che incidono sulla sicurezza mondiale.

Le proposte
1. Collocare l’ambiente al centro della politica nazionale assegnando al vice-premier l’incarico di ministero dello sviluppo sostenibile.

2. Introdurre una tassa sulle emissioni progressivamente crescente fino a quando le emissioni nazionali non saranno del 25% inferiori alle attuali.

3. Favorire l’espansione del mercato delle produzioni agricole biologiche valorizzando le certificazioni di prodotto e d’origine e promuovendo una riforma in questo senso della politica agricola comunitaria.

4. Sottoporre regolarmente all’attenzione dei cittadini le questioni da un punto di vista della sostenibilità.

5. Promuovere una politica nazionale di educazione e sensibilizzazione all’ecologia e allo sviluppo sostenibile.

Per approfondire: leggi il Patto Ecologico (lingua francese)

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