Rigenerazione territoriale delle aree demilitarizzate in Friuli

Dalla prima guerra mondiale, proseguendo con la seconda fino al termine della guerra fredda, il Friuli Venezia Giulia è sempre stato un fronte di guerra. Questa è la principale motivazione che, nel tempo, ha portato a militarizzare la Regione. Oggi, tali avamposti militari sono stati dismessi e ormai da tempo si è posto il problema del recupero. La densità di postazioni militari in Friuli era tra le più alte in Europa tanto da diventare un caso di studio e inchiesta.

Il prossimo 6 aprile 2017 sarà presentato ufficialmente a Pordenone alle ore 18.00 a Palazzo Badini il libro inchiesta “Un paese di primule e caserme”. Si tratta del sequel di un documentario con lo stesso titolo, presentato nel 2014. Vi chiederete perché la notizia può rivestire un qualche interesse per chi si occupa di fonti energetiche rinnovabili (Fer), efficientamento energetico e ambiente. Ci sono due motivazioni: la prima è che tra gli autori del libro c’è il Presidente Onorario EnergoClub, ing. Gianfranco Padovan; e la seconda perché si descrive un approccio finalizzato alla rigenerazione delle aree demilitarizzate con, ovviamente, l’uso delle Fer ma anche di turismo legato al paesaggio e alla storia, valorizzazione delle aree protette, escursionismo e impiego sportivo. Ovviamente, il Friuli è un caso particolare data l’altra densità delle aree demilitarizzate. L’approccio però potrebbe interessare tutte le regioni italiane con zone urbane degradate eppure con aree industriali spopolate per effetto della recessione economica e che attendono di essere rigenerate.

Chiediamo a Gianfranco Padovan come è nata la collaborazione per questo libro inchiesta.

I contatti sono nati dalla rete di relazioni che EnergoClub che ha da sempre coltivato e promosso dalla sua nascita, nel 2005. L’Agenzia Regionale per l’energia e l’ambiente (LaREA) dell’Arpa Friuli mi ha contattato per il ruolo che abbiamo nello scenario del Nord Est, chiedendomi di fare una stima dell’energia rinnovabile che potrebbe essere utilizzata nelle aree demilitarizzate. La collaborazione ha permesso di quantificare il potenziale energetico e, con l’occasione,  si sono proposti punti di vista, osservazioni e stimoli utili per promuovere iniziative di rigenerazione del territorio friulano.

Vediamo di capire di cosa si sta parlando. Ci puoi dare qualche dato di dettaglio al riguardo?

Le aree demilitarizzate demaniali, in carico ora ai comuni, sono ufficialmente 265 in tutto il Friuli. Edifici e postazioni isolate, polveriere e hangar, città militari, infrastrutture e aree di esercitazioni militari, sono diffuse su tutto il territorio friulano. Mediamente, ogni 15-25 km s’incontra un’area demilitarizzata piccola o grande. Le superficie interessata è pari a 1.095 ettari, come 1.000 campi di calcio tribune incluse. Le  aree sono state censite dagli autori dell’inchiesta ed è stata stimata la superficie utile da utilizzare per la produzione di energia con fonti rinnovabili. Le superfici utilizzabili per il fotovoltaico sono circa 600 ettari in pianta e l’energia generabile potrebbe ammontare fino a 1.000 GWh.
 

Cosa potrebbe significare nell’economia regionale friulana?

Potrebbe diventare un’enorme opportunità economica, ambientale e sociale. Il Piano Energetico Regionale del FVG prefigura un apporto delle Fer sul consumo elettrico totale pari al 24% di cui 19% è di origine idrica e il 5% di origine solare. L’utilizzo accorto dei 600 ettari per generare energia elettrica ne raddoppierebbe la quota, contribuendo cosi fino al 10% del fabbisogno regionale. Di conseguenza l’apporto del termoelettrico si ridurrebbe del 5%, pari a 80.000 tonnellate di petrolio equivalente in meno ogni anno. Questo comporterebbe una riduzione nel bilancio regionale dei pagamenti di circa 24 milioni di euro ogni anno. L’investimento stimato sarebbe di circa 700 milioni di euro con un conseguente aumento dell’economia e unità di lavoro locali.

Ma dalla fine della Guerra fredda nel 1989 non c’è stato nessun Comune che abbia fatto interventi energetici nelle aree demilitarizzate?

In realtà l’ultimo avamposto militare è stato dismesso del 2004 a Gorizia. La risposta è sì. Ovviamente sì. Siamo però molto in ritardo rispetto alla solita Germania. Il caso della caserma De Gasperi di Spilimbergo è da citare per almeno due motivi. I 17 ettari di caserma sono stati demoliti ed è stato installato un impianto fotovoltaico a terra di 10 MW. Ovviamente grande successo del Comune e dell’azienda locale coinvolta.

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Ex- caserma De Gasperi di Spilimbergo


Purtroppo questo approccio arrembante ha fatto perdere delle opportunità al territorio. Da enclave militare si è passati a un enclave energetico. L’area è recintata non è più fruibile per altre funzioni per i prossimi 25 anni. A Spilimbergo, o meglio alla frazione di Vacile, è stata tolta la possibilità di rigenerare una area con finalità “avanzate” includendo, ovviamente, anche la produzione energetica. Gli investimenti sarebbero stati molto maggiori e sarebbe stato necessario un project financing con altri stakeholders oltre al comune e alla singola azienda.

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Il parco fotovoltaico costruito all’interno del recinto della ex caserma di Vacile
Fonte: http://scarpecervello.blogspot.it/

Immagino che con per “avanzato” si intenda progetti di rigenerazione urbana per realizzare la Smart City e l'Internet of Things (IOT) propugnata da Rifkin. È cosi?

estratto_libro_primule_caserme.pngSì, intendo proprio questo. Il quartiere della caserma, e tutte le circoscrizioni confinanti, possono trarre innumerevoli vantaggi sia per lo scambio di informazioni che per lo scambio bidirezionale di energia elettrica tra utenza stanziale (case e edifici in genere) e l’utenza mobile (veicoli con approdo nel quartiere). Senza contare che è possibile lo sviluppo di foreste e arredi urbani tali da aumentare la vivibilità nel territorio e la biodiversità.
In altre parole si eviterebbe che la caserma dismessa si trasformi per l’ennesima volta in un’area riservata, inibita all’uso da parte dei cittadini, come è successo con la realizzazione dell’impianto fotovoltaico a Spilimbergo. Quanto fatto a Spilimbergo è l’estremo esempio di cosa non bisogna fare se si ha in mente l’ottimizzazione dello  sfruttamento dei beni comuni in chiave sociale, economica e ambientale. Il libro inchiesta “Un paese di primule e caserme” fornisce le linee guida per i progetti di rigenerazione delle aree demilitarizzate o di aree industriali dismesse.

Quali correttivi consigli di apportare per favorire la rigenerazione ottimale dei territori?

Direi tre cose: per prima cosa l’amministrazione pubblica deve fare da collettore e aggregatore; per seconda è necessario far nascere un progetto integrato per ogni area dismessa; terzo, è indispensabile assicurare la governance per ogni progetto di rigenerazione. In altri termini bisogna mettere attorno ad un tavolo tutti i portatori di interessi (gli stake-holders) che vivono e gravitano sul territorio da rigenerare. La conferenza dei servizi deve porsi l’obiettivo di definire il progetto nelle linee generali per conseguire obiettivi ambiziosi. E poi, è importante assicurare la governance del progetto tramite un team ristretto con membri esenti da conflitto di interessi, che abbiamo il compito di massimizzare i vari indicatori gestionali come, ad esempio, il rapporto tra energia auto-consumata e energia investita, tra lavoro generato in loco e lavoro totale, tra economia generata localmente e investimento totale, tra qualità del vivere e aumento di biodiversità, in senso ampio del termine, e investimenti.

Secondo te, allora, l’amministratore comunale è nella posizione del tenente Drogo, il protagonista del Deserto dei Tartari di Buzzati. Tutti attendono l’arrivo di qualcuno che finanzi i progetti, di qualcuno che si proponga, così come il tenente Drogo attendeva il nemico?

Sì, lo spirito del tenente Drogo, aleggia ancora da quelle parti e abita nelle amministrazioni pubbliche. Bisognerebbe dotare ogni sindaco, che ha una area demilitarizzata o industriale da rigenerare, di uno specchio e di uno schermo. Lo specchio per vedere riflesso il suo più acerrimo nemico e lo schermo per leggere cosa fare per sconfiggerlo. Oggi bisogna lanciare il cuore oltre il muro dell’inazione, informandosi e visitando i comuni che hanno già fatto progetti di rigenerazione urbana e territoriale (la Germania non è poi così distante), formando e creando task force locali che aiutino a pensare in grande e a progettare, aprendosi a collaborare con gli altri comuni e portatori di interessi locali, promuovendo e stimolando la creatività. Queste sono le cose da fare ora.”

Lo staff EnergoClub

Riferimenti
Un paese di primule e caserme
il libro è in vendita sul sito web Regional Store FVG

Presentazione del libro
6 aprile 2017 ore 18.00
Mediateca di Cinemazero
Palazzo Baldini  - via Mazzini 2, Pordenone
 

 

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