Mitigazione dei danni alla salute della pelle e del corpo provocati dall’inquinamento dell’aria - Parte 2

Questo articolo è il seguito della prima parte (che potete leggere QUI) dedicata ai danni subiti dal nostro corpo e in particolare dalla pelle quando sono  esposti all’inquinamento dell’aria. La seconda parte è dedicata alle azioni per contrastare e mitigare gli effetti dell’inquinamento da PM10, PM2,5, Ozono e altri contaminanti.

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Questo inverno, come tutti gli inverni, in questi ultimi decenni, siamo stati bersagliati da notizie allarmanti sui livelli di inquinamento dell’aria. Non c'ra giornata in cui sulle prime pagine dei giornali e nel web che non si parlasse di inquinamento dell'aria. Qualche mese fa l’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) ha pubblicato lo Studio sull’inquinamento in 120 città italiane mentre l’Agenzia Europea per l’Ambiente (EEA) ha pubblicato il Report Annuale sulla Qualità dell’Aria in Europa. Le statistiche che ne emergono sono impressionanti e ci chiediamo spesso perchè la politica e l'economia non si attivino in modo adeguatoSiamo uno strano paese in cui fanno più notizie le morti provocate da una qualche alluvione rispetto alle morti provocate dall'inquinamento: sono oltre 84.000 le morti premature annue in Italia, con una perdita di oltre 826.000 di anni di vita causati da inquinamento da PM10, PM2,5 e Ozono.

I danni per l’inquinamento sono gravi e imponenti, ma la maggior parte di noi non ci fa caso a meno che qualcosa rientri nella nostra sfera personale e ci tocchi da vicino come, ad esempio, qualche malanno alle vie respiratorie classificato inizialmente come stagionale, che poi diventa cronico e, a volte, irreversibile; oppure se lo stato della nostra pelle ha da patirne; ne abbiamo parlato nella parte 1 di questo articolo.

Polmoni e cuore in pericolo

Gli esperti affgermano che la situazione dell’inquinamento dell’aria in Europa è destinata a non cambiare in modo significativo nei prossimi 10 anni. Dobbiamo farcene una ragione e, quindi, dobbiamo pensare adesso, e nel prossimo futuro, a utilizzare quando proposto dal WHO (Organizzazione Mondiale per l Salute) all’ultima Conferenza sul cambiamento climatico (COP24) per le limitare i danni alla salute.
Non solo la pelle ma anche polmoni e cuore sono in pericolo per effetto dello smog. In particolare modo sono soggetti a danni gli amanti di jogging, nordic walking e fit-walking cittadino, ciclisti urbani e sub-urbani, che nei giorni di picco potrebbero ottenere, dal loro sforzo fisico, più danni che benefici.

Attraverso le polveri sottili PM10 e PM2,5 e l'ozono, l'inquinamento atmosferico può infatti compromettere la funzione dei vasi sanguigni polmonari e così contribuire a causare scompensi cardiaci, come ha dimostrato uno studio belga del 2016 condotto su quasi 16.300 persone. La ricerca coordinata dal cardiologo Jean-Francois Argacha dell'ospedale universitario di Bruxelles, suggerisce che contro le malattie cardiovascolari è necessario includere tra i fattori di rischio anche quelli relativi alla presenza di inquinanti nell’aria. L’attenzione da porre deve essere analoga a quella relativa ai fattori di rischio tradizionali come il colesterolo alto. Al riguardo, il dott. Argacha lancia una raccomandazione, in particolare indirizzata agli sportivi metropolitani, perché secondo gli esperimenti del team è proprio durante l'esercizio fisico intenso che la circolazione polmonare - e di conseguenza l'attività cardiaca - viene più minacciata.

Come contrastare i danni dell'inquinamento

Per prevenire danni al cuore e ai polmoni si consiglia, quindi, di limitare l'attività fisica durante i giorni in cui lo smog è superiore a 50 microgrammi per metro cubo per la PM10 e 25 microgrammi metro cubo per la PM2,5 ; quest'ultima è la soglia indicata dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanita), mentre quella prevista dalle nome italiane è posizionata a 29 microgrammi metro cubo.

Chi pensa di girare negli ambienti inquinati con una mascherina deve sapere che non esistono probanti evidenze sulla loro efficacia. In ogni caso è opportuno ridurre l'esposizione alle polveri. Per gli sportivi è consigliata la frequentazione di palestre e ambienti in cui l’aria sia filtrata e la qualità dell’aria monitorata in tempo reale. Chi ha fretta e non si fida delle rilevazioni ufficiali dell’ARPA regionali oppure chi è interessato a conoscere i valori di PM10 e PM2,5 nell’area e negli ambienti in vive, può dotarsi di uno strumento portatile o fisso del costo che varia da poche decine a  circa 200 euro.

Alcune delle sopra riportate prescrizioni sul PM10, PM2,5, sono incluse nelle ordinanze comunali anti-smog. Purtroppo tali ordinanze sono inefficaci. Le amministrazioni pubbliche dovrebbero non solo limitarsi a vietare questo o quello, oppure imporre prescrizioni e dare raccomandazioni, ma dovrebbero concretamente incentivare l’uso di rilevatori di PM10 e PM2,5 portatili, stimolare - se non esigere - adeguamenti delle infrastrutture private , centri sportivi e centri commerciali, affinché si dotino di sistemi di captazione e filtrazioni degli inquinanti (con monitoraggio in tempo reale), fino a divulgare presso le famiglie l’uso dei sistemi di filtrazione dell’aria negli ambienti domestici. Una specifica informazione e divulgazione andrà fatta a chi ha deciso di scaldarsi con la legna giacché è esposto più di altri a numerosi inquinanti dannosi per la salute. Ci sono associazioni che stanno realizzando reti di monitoraggio della qualità dell’aria

Il presente articolo è indirizzato anche a tutti i comuni che hanno approvato il proprio PAES e si apprestano, con il 2020, ad implementare il PAESC, per favorire la diffusione di azioni finalizzate a ridurre e/o mitigare i danni causati dal cambiamento climatico indotto dall’uso dei combustibili fossili.

Chi volesse approfondire le varie tematiche, non ha che da iscriversi a EnergoClub per avere informazioni al riguardo.

Ing. Gianfranco Padovan, Presidente EnergoClub Onlus

Riferimenti

  • Air quality in Europe - 2018 Report EEA, Day (2018)
  • Di Pietro (2018),
  • ISPRA, Stato dell’Ambiente 82/18, XIV Rapporto (2018)
  • Argacha (2017, 2018)

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