L’energia in Italia nel 2008 - Rapporto Enea

Il 31 luglio 2008 è stato presentato il IX Rapporto Energia e Ambiente da parte dell’Enea. Il Rapporto fa il punto della situazione energetica in Italia attuale e in prospettiva, anche alla luce delle recenti posizioni del Governo sul nucleare. Il Rapporto è scaricabile dal link citato alla fine del testo.
 
Niente di buono si prospetta per il futuro!
La situazione delle emissioni CO2 e il rispetto dell'obiettivo di Kyoto sono "scappati di mano"; ormai i commentatori liquidano il discorso con la frase "tanto si sa che non possiamo farcela".
Rispetto agli anni passati c'è una novità, come sappiamo: il governo ha deciso di ritornare al nucleare.
L’opzione nucleare è stata innescata anche all’interno dell’Enea in modo ormai evidente.
Nel Rapporto Enea c'è un capitolo che riguarda il nucleare. Vediamo cosa si dice:
 
<< Le motivazioni che stanno alla base del rinnovato forte interesse per l’opzione elettronucleare, possono essere ricondotte essenzialmente:
- alla sua sostanziale indipendenza dal costo della materia prima. In presenza di un costo del petrolio e del gas particolarmente elevati, l’investimento nel nucleare ha il vantaggio di un costo del combustibile pari a circa il 5%, anche se è assai impegnativo l’investimento sull’impianto;
- alla necessità di garantire una produzione elettrica di base “carbon free”. Ciò è tanto più importante quando si considera che c’è una parte del consumo di petrolio che è sostanzialmente incomprimibile ed è quella generata dal settore dei trasporti.
Il rientro del nostro Paese nel nucleare rappresenta non solo un modo per riequilibrare il mix di fonti oggi dominate nella produzione di energia elettrica dal gas ma anche il reingresso in una tecnologia di grande complessità e con importanti ricadute industriali.
Non va trascurato l’effetto “qualitativo” che l’impegno tecnologico legato alla esigenza di sicurezza del nucleare impone a tutte le attività produttive e di servizio che gli sono connesse.
La gestione della complessità che è imposta dal nucleare è poi uno stimolo per l’Amministrazione Pubblica che si dovrà confrontare con le esigenze di affidabilità delle procedure adottate per la sua gestione.
Non va dimenticato inoltre l’effetto di questa scelta di qualità nella capacità di internazionalizzazione delle nostre imprese. Ciò è tanto più vero se si guarda all’orizzonte temporale di medio periodo, legato necessariamente all’evoluzione delle tecnologie nucleari.
La scelta di avviare il rientro nel nucleare con i reattori di III generazione, consente di progettare la partecipazione italiana all’evoluzione della Generazione III+ e successivamente alla IV.
I reattori della Generazione III+ sono destinati ad essere introdotti nel mercato entro i prossimi 10-15 anni, con un ruolo che potrebbe essere definito da “battistrada” rispetto ai sistemi di IV Generazione. Fra essi particolare attenzione merita il reattore IRIS (International Reactor Innovative&Secure), sviluppato da un gruppo internazionale (IRIS Project) di 20 partners (università, industrie, enti di ricerca, utilities) provenienti da 10 paesi (USA, Brasile, Croazia, Giappone, Italia, Messico, Spagna, Regno Unito, Russia, Lituania), sotto la leadership di Westinghouse LLC. I reattori di IV generazione che potranno divenire operativi fra 25-35 anni, con progressi su:
- sostenibilità, ovvero massimo utilizzo del combustibile e minimizzazione dei rifiuti radioattivi;
- economicità, ovvero basso costo del ciclo di vita dell’impianto e livello di rischio finanziario equivalente a quello di altri impianti energetici;
- sicurezza e affidabilità; in particolare i sistemi di quarta generazione dovranno avere una bassa probabilità di danni gravi al nocciolo del reattore e tollerare anche gravi errori umani; non dovranno, inoltre, richiedere piani di emergenza per la difesa della salute pubblica, non essendoci uno scenario credibile per il rilascio di radioattività fuori dal sito;
- resistenza alla proliferazione e protezione fisica contro attacchi terroristici.
 
I ricercatori e i dirigenti dell’Enea che hanno scritto questo rapporto (Francesco Gracceva, Carlo Manna e Daniela Palma con i consulenti Angelo Airaghi e Giovanni Battista Zorzoli) sembrano avvallare le scelte del Governo verso il nucleare.
Se però si legge bene essi forniscono parecchi dati che possono essere utilizzati per confutare questa opzione in Italia.
Se ciò non bastasse è sufficiente aggiornarsi tramite il recente studio fatto in Olanda (febbraio 2008).
Chi afferma che il nucleare è "carbon free" dice una "baggianata" e, purtroppo, i nostri esperti Enea l'hanno detta avvallando quanto il governo sta dicendo.
 
Nel Rapporto Enea si parla di centrali nucleari di III e IV generazione disponibili sul mercato tra 15, 25-35 anni!
Il Governo sembra non ben comprendere i termini della questione energetica e quanto questa sia legata strettamente a quella della sostenibilità non solo economica ma anche ambientale e sociale.
Si stanno aprendo dei canali di investimento su tecnologie che potranno avere un impiego tra 15, 25-35 anni.
Noi abbiamo bisogno di energia ora, domani o al più dopodomani. Abbiamo bisogno di utilizzare e valorizzare le risorse energetiche interne e non quelle esterne.
Il Governo sta mettendo l'Italia in un “cul de sac” passando dalla una dipendenza, quella da petrolio, ad un’altra dipendenza quella dei materiali fissili; da una fonte esauribile ad un'altra che è pure esauribile e con l'incertezza derivante dal non avere chiuso il ciclo di vita dei rifiuti contaminati. Chi si affanna a dimostrare i vantaggi del nucleare in termini di costi è pregato vivamente di farlo includendo i costi che stanno a monte (estrazione e raffinazione minerali) e i costi a valle (riprocessamento, sicurezza). Le curve di apprendimento di queste tecnologie (nucleari) non sono per niente favorevoli.
Quando si capirà che dobbiamo pensare ad utilizzare "con maestria" i cicli naturali per assicurare la sostenibilità sociale, economica e ambientale, domani e nel futuro?
 
In Enea, sicuramente, ci sono fazioni pro-nucleare ma anche parecchie contro. L’ente nella sua storia ha mescolato temi riguardanti le FER e le energie alternative includendo il nucleare da fissione e fusione. Forse sarebbe stato saggio scorporare le FER dal resto oppure il nucleare dal resto.
 
Che ci siano due anime in conflitto lo si avverte leggendo l’introduzione del Presidente dell’Enea Luigi Paganetto.
Escludiamo che il testo sia una elaborazione di qualche suo collaboratore.
 
<<Il Rapporto – si dice nell’introduzione - prende atto della centralità che il rilancio tecnologico-industriale sta rivestendo in Europa nelle politiche per la sostenibilità e cerca di individuare, per l’Italia, le possibili opzioni tecnologiche nel medio e lungo periodo, includendo tra queste anche quelle relative al nucleare, a seguito della espressa volontà del Governo Italiano di tornare a fare ricorso a questa fonte.
 
Cosa significa questa frase? Che se non ci fosse stata la forzatura del Governo sul nucleare il rapporto Enea sarebbe stato diverso?
 
<<In Europa – afferma il Presidente Luigi Paganetto nell’introduzione - sono già evidenti ricadute positive sulla competitività industriale e aumenti significativi dell’occupazione derivanti dallo sviluppo di tecnologie per la produzione di energia da fonti rinnovabili. Al contrario, nel nostro Paese, non sono ancora consolidate le condizioni per un decollo in questo settore.>>
 
Cosa si voleva dire? Faccio una estrapolazione: "Il governo deve essere più attento alle ricadute in termini di competitività e occupazione associati allo sviluppo delle FER". E' così? Chiedo al Presidente Paganetto se non sarebbe stato opportuno, come organo tecnico del Governo, fornire i requisiti operativi per il decollo delle FER?
 
Sempre nell’introduzione il Presidente Paganetto conclude <<La convinzione che viene espressa nel Rapporto è che si creino le condizioni per inserirci in questo processo, dando così una risposta sia alla domanda di energia che alla questione della competitività-paese>>
 
E’ una frase che ha molte righe occultate al suo interno. Tra le righe del Presidente dell’Enea Luigi Paganetto possiamo leggere quanto segue:  Le “condizioni per inserirci in questo processo” non sono tali da poter dare una risposta adeguata alla domanda di energia e allo sviluppo dell’economia in Italia."
 
Posso osservare che l’Enea non può tenersi fuori dal processo auspicato; deve essere uno dei motori. Se oggi, o domani, il Presidente Paganetto ritiene di non poterlo essere, dovrebbe farlo presente con maggiore enfasi fino ad arrivare all’utilizzo dello strumento delle dimissioni.
 
Se quanto si legge tra le righe è confermato allora il Presidente dell’Enea convochi una conferenza stampa e spieghi quali sono le condizioni da attuare per assicurare all’Italia una soluzione a lungo termine della questione energetica basata prevalentemente sulle FER come, per altro, già stanno facendo altri paesi più accorti di noi Germania, Svezia, Spagna, Danimarca, India e tra poco anche gli USA.
 
Ing. Gianfranco Padovan
Presidente EnergoClub Onlus
Associazione per la riconversione del sistema energetico


 
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