La Strategia Energetica Nazionale e il petrolio “sostenibile”

Si insiste sulla crescita e sull'incremento dell'offerta, si parla di produzione sostenibile di idrocarburi e di hub del gas sudeuropeo. Il tutto con orizzonte del 2020. Appare in più punti retrograda e miope la nuova Strategia Energetica Nazionale (SEN) presentata al Consiglio dei Ministri dal Ministro dello Sviluppo Economico delle infrastrutture e dei Trasporti Corrado Passera, aperta alla consultazione pubblica (v. anche le Slide SEN) fino al 30 novembre 2012. Di seguito alcune note prodotte da EnergoClub, in collaborazione con alcuni partner ed esperti in relazione alle questioni e alle soluzioni illustrate nel documento del Ministero. Invitiamo i lettori a contribuire all'evoluzione del documento, a prescindere dai termini della Consultazione per favorire lo scambio di conoscenze, competenze e proposte in materia di energia e politiche energetiche. Il documento di base sarà riportato nel Forum EnergeticAmbiente per proseguire il dibattito.

La riduzione della dipendenza negli approvvigionamenti energetici dall’estero, attraverso la coltivazione decentrata e diffusa delle fonti rinnovabili, dovrebbe rappresentare la priorità massima per l’Italia. La qualità dell’ambiente non può essere giocata nel trade-off con le fonti fossili.

La SEN dovrebbe pianificare la Road Map italiana programmando da subito una strategia che permetta di raggiungere al 2040-2050 il 100% della produzione di energia da fonti rinnovabili, prevedendo programmi di sostituzione di tecnologie basate sulle fonti energetiche esauribili con tecnologie basate su fonti rinnovabili, sistemi efficienti e uso razionale delle risorse.

Sui quattro obiettivi della SEN

I quattro obiettivi individuati nella SEN si sintetizzano in competitività, crescita, sicurezza e qualità/ambiente. Oltre a proporre di rafforzare il concetto di progressiva e radicale decarbonizzazione tra i macro-obiettivi, incoraggiamo a mettere in seria discussione l'effettiva necessità di favorire la crescita economica sostenibile attraverso lo sviluppo del settore energetico. Per soddisfare la domanda energetica non è richiesto, infatti, uno sviluppo del settore energetico, bensì una revisione dei sistemi di produzione, con un riequilibrio del mix energetico a favore della produzione da fonti pulite, decentrate, e competitive, tale da garantire il fabbisogno per ogni ora del giorno e per tutti i giorni dell'anno ad un costo per il consumatore accettabile. In questo senso la ricerca e lo sviluppo di tecnologie sostenibili per l'accumulo e lo stoccaggio di energia giocano un ruolo cruciale nel processo di riconversione del sistema energetico.

Si evidenzia, inoltre, la centralità della tutela e valorizzazione del consumatore nella rosa degli obiettivi. È necessario potenziare il ruolo degli utilizzatori di energia attraverso: la garanzia di accesso a un'informazione corretta, completa e trasparente; la qualificazione della domanda; la razionalizzazione, l'ottimizzazione e l'ampliamento dell'offerta di sistemi per la produzione da fonte rinnovabile e di tecnologie altamente efficienti; la possibilità di vendere sul mercato l'energia verde prodotta da piccoli impianti, la semplificazione della burocrazia e l'accesso a finanziamenti a tasso agevolato.

Ben 3 priorità su 7 sono espressamente rivolte al settore dei combustibili fossili. Già questo elemento denota una scala di priorità assolutamente inadeguata agli scenari, che ci si prospettano per il futuro, in funzione: della disponibilità via via decrescente di risorse esauribili che siano facilmente e convenientemente estraibili; del rapporto di proporzionalità diretta tra utilizzo di fonti fossili ed emissioni climalteranti presenti in atmosfera; dell'impatto ambientale e socio-sanitario dello sfruttamento delle risorse esauribili. Inoltre, come già evidenziato pianificare obiettivi e priorità ponendosi con impegni e azioni che si esauriscono al 2020, senza tenere conto della Road Map 2050 dell'Unione Europea, è già un chiaro segnale della debolezza e miopia della SEN stessa.

L'efficienza: la prima priorità solo sulla carta

Come evidenziato nel “Brief on energy efficiency” della Road Map 2050 dell'Unione Europea (v. link), per poter raggiungere il suo potenziale massimo, l'efficienza energetica, abbinata al risparmio energetico, deve essere riconosciuta, finanziata e messa in pratica come una vera e propria fonte energetica. Nello stesso documento si sottolinea, inoltre, che con adeguato supporto l'efficienza energetica potrebbe consentire di dismettere con convenienza economica o evitare la realizzazione di 440 impianti a carbone di media potenza (500 MW ciascuno) entro il 2050. Si evidenzia infine che evitando costosi sistemi di produzione e trasmissione, le misure di efficienza energetica possono ridurre del 30% il costo della transizione a un sistema di generazione decarbonizzato. Stanziare un budget di 60 miliardi di euro per l'efficienza energetica e 50 per i settori “tradizionali” significa non aver compreso i numeri e le informazioni di cui sopra. Maggior efficienza significa minori consumi di energia primaria. Parlare di crescita, sviluppo delle infrastrutture e sfruttamento delle risorse fossili nazionali significa mettere in competizione i diversi segmenti, rendere vani gli sforzi e sprecare ingenti risorse economiche.

Strumenti a favore della riqualificazione

La certificazione energetica degli edifici è diventato un aggravio burocratico, un impedimento che soffoca e non aiuta a fare le azioni più efficaci per ridurre il consumo di energia degli edifici. Osserviamo che è opportuno spostare il controllo dalla certificazione teorica sul progetto al controllo dei consumi effettivi attestati dalle bollette. La certificazione dei consumi elettrici e termici è producibile dagli attuali distributori di energia. Con tali consumi è possibile effettuare una diagnosi energetica per ricavare a ritroso i punti dell’edificio e le utenze energetiche su cui incidere per raggiungere un risparmio sui consumo. L’efficacia dell’intervento è certificata dalle bollette. Non sono necessari certificatori. La certificazione energetica della residenza diviene quindi possibile attraverso una tecnica di “reverse engineeering” che potrebbe, ad esempio, essere effettuata dal distributore assieme al Comune a cui è delegato il compito di aggiornare l’anagrafe energetico per varie finalità: dare evidenza delle riduzione di emissioni di CO2, anche per un'eventuale contabilizzazione dei risultati conseguiti nell'ambito di Piani d'Azione per l'energia Sostenibile per gli Enti Locali aderenti al Patto dei Sindaci, analisi e correlazione con misure ambientali, ecc.

Per promuovere la riqualificazione energetica degli edifici esistenti si dovrebbe garantire l’accesso facilitato al credito mediante l’abbattimento dei tassi di interesse per le famiglie e per i condomini che decidono di migliorare le prestazioni energetiche degli immobili. Il credito dovrebbe essere concesso automaticamente e al tasso equivalente all’Euribor, a prescindere dal merito creditizio del beneficiario, quando il piano economico, in base al rapporto costi/benefici, non incida sul bilancio familiare.

Sull'audit energetico obbligatorio

Le aziende in questo momento storico ed economico non hanno la possibilità di fare investimenti energetici per problemi di liquidità o perché non superano positivamente la valutazione del merito creditizio. L’aumento del costo dell’energia è un aspetto su cui focalizzare l’attenzione dell’imprenditore per indurlo a prendere in considerazione soluzioni di risparmio energetico e l’adozione di sistemi di produzione con fonti rinnovabili, quindi prevedere premi sui costi energetici per chi adotta sistemi di riduzione dei consumi e penali sul costo dell’energia per gli imprenditori che trascurano l’opportunità. Si potrebbero percorrere due vie:

1. Intervento di una Esco tramite agenzie energetiche, sportelli, associazioni che effettui diagnosi, definisca soluzioni e risparmi, stenda un business plan e poi proceda per conto delle aziende.

2. Creazione di un Consorzio di tutte le aziende, EELL a cui affidare gli interventi di risparmio energetico, efficienza, ristrutturazione.

Produzione sostenibile di idrocarburi fossili?

Il termine sostenibile non è accostabile al settore degli idrocarburi fossili. Investire nel settore delle energie fossili significa non aver capito le esigenze del pianeta e non avere consapevolezza dei costi sociali e umani che l’Italia sta patendo per effetto dell’inquinamento ambientale provocato dalla combustione di fonti fossili e di altri materiali “contaminanti” per la produzione di energia. Se, al contrario, si intende sostenibilità in termini economici, consigliamo vivamente di introdurre il concetto di EROEI (Energy Returned on Energy Invested) per valutare nel tempo le varie tecnologie e prodotti.

L'attivazione di progetti minerari per l'estrazione di combustibili fossili dal sottosuolo nazionale è in contraddizione con una seria politica di sviluppo del risparmio energetico, delle fonti rinnovabili e della promozione della trazione elettrica, tanto più in uno scenario di comunque limitati potenziali di estrazione. L'Italia consuma infatti 135 Mtep/anno di fonti fossili mentre ne produce solo 12. Secondo le compagnie petrolifere (v. preziosissimo contributo Commenti sul documento di consultazione pubblica di Vincenzo Balzani) a livello nazionale risultano 123 Mtep di riserve certe e circa 700 di riserve probabili e possibili. In pratica le riserve certe non coprirebbero nemmeno il consumo totale di un anno (135 Mtep). Pur pensando di poter contare sui giacimenti probabili e possibili potrebbero essere sfruttati solamente nel medio-lungo termine, quando l’uso dei combustibili fossili sarà molto ridotto. Inoltre, riprendendo le note di Balzani:

- gran parte delle perforazioni ed estrazioni andrebbero fatte on-shore e off-shore lungo la costa adriatica (in particolare l’Alto Adriatico);

- le estrazioni nell’Alto Adriatico sono già state sospese in passato a causa del fenomeno della subsidenza;

- non è possibile escludere la possibilità di incidenti;

- la tutela del paesaggio, dell’ambiente e dei beni artistici è una priorità assoluta per un paese come l’Italia;

- le spiagge adriatiche, le più affollate d’Europa, sono uno dei capisaldi dell’offerta turistica nazionale;

- nei territori interessati sono presenti città di importanza storica, culturale ed artistica universale come Venezia e Ravenna e zone fragili e preziose come la laguna e il delta del Po;

- l’Italia è oggetto di continui fenomeni sismici.

Sviluppo di nuove tecnologie

Nel lunghissimo termine bisogna investire in soluzioni che prevedono strategie e beni durevoli, inutile investire su tecnologie comunque basate sul consumo di risorse altrimenti utilizzabili o comunque potenzialmente utilizzabili in imperscrutabili necessità future. In questo senso efficienza e rinnovabili rappresentano un must. In generale l’approccio verso nuove tecnologie e soluzioni dovrebbe basarsi sulla stima, sul calcolo della sostenibilità ambientale ed economica lungo il ciclo di vita (applicazione del metodo LCA e LCC). Un altro criterio da adottare è il costo valutato sull’intero ciclo di vita per tep fossile evitata. L’applicazione dei metodi della eco-progettazione va sollecitato e promosso creando una task-force per evitare che il time-to-market possa compromettere lo sviluppo industriale della tecnologia.

Low carbon economy: non sequestro ma prevenzione

La SEN non può certo indicare nello specifico le tecnologie che saranno adottate dopo il 2020 per decarbonizzare l’economia ma può però indicare i criteri e indici specifici di accettabilità che orientino alla scelta di soluzioni e tecnologie adeguate (es. EROEI, Energy Returned on Energy Invested, CEC, Costo attualizzato dell'Energia Conservata, e altri indicatori di sostenibilità).

Il problema della decarbonizzazione va abbinato alla questione della gestione della fertilità dei terreni. Le tecnologie di sequestro e mitigazione di carbonio vanno “soppesate” in funzione dell’impatto sul territorio e in particolare sulla infertilità dei terreni. Chi pensa di stoccare il carbonio confinandolo a 2000 metri di profondità non ha capito che quel carbonio va riposizionato lì dove è stato sottratto. I primi strati del terreno sono stati progressivamente impoveriti di carbonio e le conseguenze sono devastanti in termini di desertificazione, compromissione di habitat e riduzione biodiversità, esigenza di fertilizzanti di sintesi, dilavamento dei terreni e inquinamento delle falde di superficie, e altre conseguenze gravi a livello naturalistico e ambientale ecc.

Gli investimenti destinati alla decarbonizzazione dovrebbero riguardare principalmente la prevenzione delle emissioni. In particolare dovrebbero:

  • favorire la transizione dalle fossili alle rinnovabili, l'efficienza energetica e la riduzione dei consumi;

  • incoraggiare la chiusura dei cicli che producono emissioni climalteranti; le soluzioni di simbiosi industriale che consentono di recuperare e valorizzare scarti solidi, liquidi e gassosi sono ancora eccezioni isolate mentre dovrebbero diventare buona pratica comune e condivisa, prevista per legge e premiata con provvedimenti adeguati, che evitino però attività speculative come è successo per il Cip6 (mediante defiscalizzazione, formule incentivanti, ecc.);

Per approfondimenti: leggi le Slide della Strategia Energetica Nazionale, Documento SEN per la consultazione