La CO2 provoca un aumento della mortalità

C’è una relazione tra la CO2 emessa dai processi di combustione e l’aumento di mortalità?  La risposta è tutt’ora oggetto del lavoro di ricercatori che hanno messo a punto dei modelli di simulazione dell’atmosfera che incorporano anche i processi delle attività umane. Le ultime ricerche condotte dal dr. Jacobson, dell'Università di Stanford, California, sono state pubblicate su Geophysical Research Letters fanno dire di sì. C'è una relazione significativa tra CO2 e mortalità, ed è stata quantificata per la prima volta.
 
Ora all’ormai noto effetto serra legato alla CO2 (chi volesse essere aggiornato sul tema consigliano di scaricarsi dal sito e-Cube e guardarsi - con pazienza - il video, che tratta in modo illuminante, quanto si è detto a proposito e a sproposito in questi ultimi mesi) sta emergendo il collegamento tra CO2 e la salute. In sintesi ad ogni grado in più di temperatura per effetto serra ci sono più di 20.000 morti in più per inquinamento dell’aria.
 
I risultati del dr. Jacobsen mostrano per la prima volta la conseguenza quantitiva sulla salute della popolazione mondiale dovuta all’aumento di concentrazione di CO2 oltre a quantificare l’effetto anche dei contaminanti collegati come ozono e particolato. Ricordiamo che l’ozono è un gas che provoca problemi respiratori e cardiovascolari, enfisema e asma; corrode le statue e le gomme delle auto. Gli effetti sulla salute sono dimostati in molti studi. Il particolato è responsabile per malattie cardiovascolari, respiratorie, asma.
 
Lo studio, svolto in particolare per la California (in cui sono situate 6 città che rientrano tra le prime 10 città più inquinate di tutta l’America), dimostra che dove c'è il maggior effetto serra è lì dove c’è un più pronunciato inquinamento ambientale. Su 1000 morti in California in più per cause ambientali, 30 sono causati dall’effetto serra dovuto al CO2.
 
Il modello di simulazione usato da Jacobson, frutto di 18 anni di lavoro, è considerato dagli addetti ai lavori come il più completo e complesso fino ad ora al mondo. Nel modello si tiene conto di molte variabili tra le quali: concentrazione gas e polveri, emissione e trasporto gas e polveri, chimica dei gas, produzione ed evoluzione del particolato, processi oceanici, processi in superficie del suolo, piogge e venti, radiazione solare, calore e nubi. Interessante rilevare gli studi fatti dal Jacobson sugli effetti dell'uso dell'etanolo, dell'impiego dell'idrogeno nelle auto, sulla salute umana.
 
Il modello di Jabcobson evidenzia che temperature più alte provocate dalla CO2 aumentano le reazioni dell’ozono nelle aree urbane. Non solo. Temperature più alte implicano una aumento di vapore d’acqua che a sua volta aumenta la quantità di ozono nelle aree urbane. In generale, un aumento di vapore d’acqua in presenza di particolato porta ad aria più dannosa per la salute. Molti gas e acidi presenti nell’aria vengono assorbiti dal particolato e dal vapore d’acua aumentandone la tossicità.
 
Queste ricerche stanno dimostrando che gli impatti, che le nostre attività (ed emissioni) hanno sulla qualità dell’aria, sono molto più complesse di quanto si poteva immaginare.
Ora, dovremmo, cercare di trarre beneficio da queste conoscenze acquisite senza nascondere la testa sotto la sabbia. Le soluzioni e le tecnologie ci sono. Si tratta di divulgarle e, nel caso di problemi di investimenti rilevanti, si dovrà facilitarne l'uso.

G.P.

Fonti:
Stanford University
Curriculum Vitae dr. Jacobson

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