Il tetto ad ala di farfalla la casa più ecosostenibile

Al Solar Decathlon di Washington, la gara presentata dallo US Department of Energy, tante idee da tutto il mondo per case ad alte performance ambientali. Quasi pronto il progetto italiano per l’edizione 2012

Ha un tetto a forma d’ala di farfalla, ma ricoperto da un prato per raccogliere l’acqua piovana e impedire che scivoli via, così da essere sfruttata sia per irrigare l'orto all'esterno, sia per regolare il clima all’interno. Ricicla quasi tutto ciò che produce e in più utilizza anche l’energia prodotta in eccesso dai suoi pannelli solari fotovoltaici e termici. E’ anche bella, e per di più non troppo costosa. E’ per questo che Watershed (“spartiacque”), il progetto elaborato da circa 200 studenti della Maryland Innovative University, ha vinto la sesta edizione del Solar Decathlon, vera e propria competizione articolata in dieci prove proprio come la disciplina olimpica, nella quale la giuria non misura tempi o distanze, bensì risparmio energetico e performance ambientale.

Solar Decathlon è una gara che si tiene ogni due anni negli Usa, presentata dal Department of Energy (DoE) e organizzata dal National Renewable Energy Laboratory (NREL), per mettere in gara progetti di case improntati all'ecosostenibilità, quindi dotate di sofisticati sistemi per il riciclo dell'acqua, l'isolamento termico ed energeticamente autosufficienti. I dieci criteri valutati impongono che si tratti di case economicamente accettabili, attraenti, accoglienti, capaci di creare al proprio interno un ambiente sano, di essere energeticamente autosufficienti e di fornire anche l'acqua calda. La competizione, aperta a Università e Centri di ricerca non solo americani, è diventata così anche una grande mostra delle soluzioni possibili, alle quali ciascuno può poi ispirarsi.

Il progetto vincitore della gara svoltasi a Washington all’inizio di ottobre, è particolarmente attento al consumo dell’acqua, tanto da riciclare sempre quella dedicata agli usi non potabili, grazie a filtri di depurazione in cui è convogliata l’acqua piovana. Non meno rilevanti sono la funzionalità e la versatilità di spazi e arredi, tanto che una scrivania può diventare un letto e che alcuni mobili sono provvisti di ruote in modo da potersi spostare e incastrare l'uno nell'altro. Fuori dalla cucina, dove tutti gli elettrodomestici sono ad alta efficienza energetica, si apre una terrazza che ospita un piccolo orto e un punto di raccolta rifiuti.

Una particolare soluzione essiccante anti umidità è stata studiata per il controllo igrometrico delle pareti proprio dall'Università del Maryland ed è in attesa di brevetto: si tratta di una soluzione salina composta di minuscole sfere che, scorrendo lungo punti strategici della struttura, catturano l'acqua e la fanno evaporare verso l'esterno.

Sul retro della casa è posto un pannello solare termico composto di 60 tubi, che raccoglie l'energia solare e la riutilizza per produrre acqua calda sanitaria o per il riscaldamento. Sul tetto, invece, sono posti dei pannelli fotovoltaici che provvedono al fabbisogno totale di energia elettrica.

Quest'abitazione, quindi, non utilizza alcun combustibile fossile, ed è inoltre slegata dalla rete idrica pubblica, per cui non ha nessun impatto negativo sull'ambiente.

Anche il design è stato particolarmente curato e intreccia grande spirito di innovazione a tanto legno che crea una struttura molto simile alle case della Baia di Chesapeak cui s’ispira.

Alla competizione hanno partecipato, oltre alle università' statunitensi, gli atenei di Cina, Canada, Belgio e Nuova Zelanda. Quest’ultima si è aggiudicata il terzo posto con un progetto ispirato alle case vacanza neozelandesi, il "Kiwi bach'', prototipo che è già stato acquistato per essere messo in uso, a 300.000 dollari.

In qualità di osservatori erano a Washington anche alcuni ricercatori di un gruppo italiano nato da una collaborazione tra l'Università Roma 3 e l'Università La Sapienza. I due atenei romani si stanno preparando per sfidare i 19 progetti provenienti da altre 14 nazioni nella gara europea che si svolgerà a Madrid nell'autunno del 2012. La loro casa ecologica si chiama MED in Italy e in realtà è già quasi pronta, tanto che il prototipo è stato esposto al Saie di Bologna, la fiera dell'edilizia sostenibile. MED in Italy intreccia high-tech e low-tech, tecnologie d'avanguardia e riscoperta di tecniche costruttive e idee del passato (ha anche un patio in vimini dove realizzare un orto) e sarà capace di produrre più energia di quella che consuma; ha muri in legno riempiti di materiali del luogo e pesanti che aumentano l'inerzia termica e tanti altri dettagli innovativi. Ma, essendo una casa italiana concepita da architetti, per convincere la giuria punterà molto anche sul suo design.

Fonti:
U.S. Department of Energy Solar Decathlon - http://www.solardecathlon.gov
Università degli Studi Roma Tre - http://www.uniroma3.it