Il potenziale dell’energia dagli alberi

Il potenziale dell’energia dagli alberi

Secondo uno studio di due ricercatori tedeschi, la domanda globale di energia prevista dall’ Agenzia Internazionale per l'Energia (IEA) per l’anno 2030 potrebbe essere soddisfatta con l’utilizzo di piantagioni forestali coltivate sulle superfici degradate dalle attività umane in tempi storici, quindi in aree non in competizione con quelle destinabili a seminativi per la produzione alimentare.

I risultati del prof. Jürgen O. Metzger da Carl von Ossietzky dell’Università di Oldenburg e del prof. Aloys Hüttermann dell’università di Göttingen sono pubblicati on-line nella rivista Naturwissenschaften.

Gli autori sostengono che gli investimenti necessari per il rimboschimento e la trasformazione della biomassa per l'energia elettrica, energia termica, combustibili e materie prime chimiche sarebbero inferiori agli investimenti necessari per continuare ad ottenere energia dalle fonti fossili.

Per quanto riguarda i carburanti i ricercatori sostengono che la tecnologia più idonea per produrli sarebbe la gassificazione del legno e successiva sintesi con sistema Fischer-Tropsch per ottenere BTL (biomass-to-liquid)

Secondo i ricercatori:
Metodi di rimboschimento delle aree degradate, la coltivazione e l'uso energetico delle biomasse lignocellulosiche sono tutte tecniche già disponibili e soggette ad ulteriori miglioramenti.

Il rimboschimento può essere avviato immediatamente ed essere realizzato in alcuni decenni.

Altri benefici derivanti da questa politica energetica sarebbero:

1) Una prima riduzione della CO2 nell’atmosfera grazie ad una maggior quantità di aree boschive e un successivo mantenimento costante dei livelli di CO2 in quanto l’utilizzo della biomassa per fini energetici permette un ciclo della CO2 a bilancio zero.

2) Fermare l’avanzata dei deserti e delle zone aride, nonché il consolidamento del terreno e quindi minor rischio di smottamenti derivanti dall’erosione del suolo.

3) Creare molti posti di lavoro sia nei paesi sviluppati e ancor più nei paesi invia di sviluppo, a tal proposito val la pena di evocare un certo sig. John Maynard Keynes, ispiratore economico di Roosvelt quando varò il New Deal grazie al quale gli USA si risollevarono dalla Grande Depressione successiva al 1929.

Keynes sosteneva, con una metafora, che, nei momenti di crisi, allo stato conviene assumere tutti i disoccupati anche a costo di fargli scavare buche, e poi riassumerli per riempire buche…noi non dobbiamo neanche arrivare a tanto…potremmo assumere i disoccupati ad impiantare alberi, e poi assumerli per tagliarli…teniamo presente che oggi si pagano i sussidi di disoccupazione per cui la spesa da sostenere sarebbe maggiore ma non completa, alla fine poi gli alberi hanno un valore tale da far avere allo stato un ritorno sufficiente a ricoprire buona parte delle spese.

La sintesi dello studio: Sustainable global energy supply based on lignocellulosic biomass from afforestation of degraded areas