I ghiacci polari sciolti dalle attività umane

Riportiamo la notizia così come è apparsa il 31/10/2008 nel sito della Comunità Europea Cordis, ripresa poi da Scienza Esperienza e da Greereport nei giorni scorsi.
Molti di voi si chiederanno <<ma come, non era già stato dimostrato il legame tra lo scioglimento dei ghiacci polari e le attività umane?>> Evidentemente no. Qualcuno di voi resterà "basito".
Questa volta si parla di una dimostrazione scientifica basata su misure, rilevazioni nel tempo. Una dimostrazione "pleonastica" direbbe qualcuno. Già, ma questo fatto fornisce una ulteriore dimostrazione: noi tutti siamo in balia delle opinioni e sensazioni e spesso dovremmo aspettare qualche prova scientifica, oggettiva per maturare le conclusioni. Cosa non semplice oggi. Più che mai. Una "notiziola" gettata nel mare di Internet qualche volta può generare maremoti da qualche parte nella società dell'informazione.
 
Veniamo alla notizia. 
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Scienziati dimostrano che il riscaldamento polare è sicuramente causato dagli esseri umani
 
Un team internazionale di scienziati ha dimostrato per la prima volta che l'aumento di temperatura nell'Artide e nell'Antartide è causato da attività umane.

Diversi studi hanno svelato le prove del riscaldamento in entrambi i poli negli ultimi decenni; le temperature nell'Artide si sono aumentate al doppio della velocità mondiale nel corso della seconda metà del secolo scorso, portando ad un rapido deterioramento della copertura di ghiaccio del mare. Nell'emisfero meridionale, gli scienziati hanno osservato il rapido riscaldamento sulla penisola antartica, una tendenza associata al drammatico collasso della piattaforma di ghiaccio Larsen B nel 2002.

Comunque, fino ad ora non è stato possibile collegare in modo definitivo il riscaldamento delle regioni polari con le attività umane. Al contrario, l'IPCC (Pannello intergovernativo sui cambiamenti climatici) nel suo ultimo rapporto ha concluso che "l'influenza antropogenica è stata rilevata in tutti i continenti tranne l'Antartide, in cui la copertura di osservazione non è sufficiente per fare una valutazione".

Come nota l'IPCC, una delle ragioni della mancanza di un legame inoppugnabile è la scarsità dei dati; ci sono solo 100 stazioni meteorologiche nell'Artide e appena 20 nell'Antartide. Inoltre, i dati sull'Antartide risalgono soltanto fino alla metà del 20° secolo, mentre quelli sull'Artide vanno indietro di circa 100 anni.

Un altro problema che gli scienziati devono affrontare per isolare le cause del riscaldamento globale è la grande variabilità naturale del clima polare.

In questo ultimo studio, pubblicato nella rivista Nature Geoscience, ricercatori provenienti da Regno Unito, Giappone e Stati Uniti hanno messo insieme le registrazioni delle temperature di tutte le regioni polari. Hanno anche fatto funzionare quattro modelli climatici affidabili, a volte usando soltanto fattori naturali, come cambiamenti dell'attività solare e eruzioni vulcaniche, a volte aggiungendo attività umane come le emissioni di gas serra e l'assottigliamento dell'ozono stratosferico.

Soltanto i modelli che comprendevano anche le attività umane sono stati in grado di prevedere con precisione le tendenze delle temperature osservate, portando gli scienziati a concludere che l'aumento della temperatura nelle regioni polari non può essere spiegato soltanto con la variabilità naturale, ma è causato direttamente dall'attività dell'uomo.

"In generale, nonostante la scarsezza delle osservazioni, abbiamo scoperto che il riscaldamento causato dall'uomo è rilevabile in entrambe queste regioni altamente vulnerabili ai cambiamenti climatici," hanno concluso i ricercatori.

"I nostri risultati dimostrano che l'attività umana ha già causato un significativo riscaldamento in entrambe le regioni polari, con probabili conseguenze sulla biologia polare, le comunità indigene, l'equilibrio della calotta di ghiaccio e il livello del mare mondiale."

"È sicuramente un lavoro importante," ha commentato il dott. Alexey Karpechko dell'Unità di ricerca sul clima presso l'Università dell'East Anglia, nel Regno Unito. "Il riscaldamento artico è stato già portato alla ribalta in diverse pubblicazioni, sebbene non sia stato mai attribuito ad attività umane. Nell'Antartide però, tale rilevazione è stata fino a questo momento preclusa dall'insufficienza dei dati disponibili."

Il dott. Karpechko ha aggiunto che i cambiamenti della circolazione atmosferica causati dal buco nell'ozono hanno ridotto il riscaldamento sulla maggior parte dell'Antartide, rendendo ancora più difficile percepire i cambiamenti causati dall'uomo. Visto che si prevede che lo strato di ozono sarà ripristinato in futuro, potremmo aspettarci un maggiore riscaldamento in Antartide negli anni a venire, ha aggiunto il dott, Karpechko.
Per ulteriori informazioni, visitare:

Nature Geoscience:
http://www.nature.com/ngeo

Università dell'East Anglia (UEA):
http://www.uea.ac.uk
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Categoria: Varie
Fonte: Nature Geoscience; Università dell'East Anglia
Documenti di Riferimento: Gillett, NP et al. (2008) Attribution of polar warming to human influence. Nature Geoscience. Pubblicato online il 30 ottobre; DOI: 10.1038/ngeo338.
Codici di Classificazione per Materia: Cambiamento climatico e ricerca sul ciclo del carbonio; Coordinamento, cooperazione; Scienze della Terra; Protezione ambientale; Elaborazione dati, Sistemi di informazione; Meteorologia; Ricerca scientifica
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Il risultato ottenuto dal dott. Alexey Karpechko è una conferma delle simulazioni al computer presentate nel maggio 2007, dal dr. Marcello Garozzo dell'ENEA, a Terra Futura, durante il Convegno "Energia e Clima" organizzata da EnergoClub. C'è da sperare che questi risultati servano a convincere i più scettici e soprattutto a far prendere urgenti misure per evitare ulteriori gravi conseguenze per l'intero pianeta.
G.P.

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