Filiera etanolo con efficienza del 540%

Parlando di biocombustibili le domande ricorrenti sono: <<L’energia spesa per produrre il biocombustibile è maggiore di quella necesaria per produrre il combustibile stesso? E se sì di quanto?>>

Le risposte sono arrivate nel 2007, dopo oltre cinque anni di sperimentazione su 10 aziende agricole con aree coltivate con una graminacea molto diffusa in America “Panicum Virgatum L.Panico Vergato, con estensioni comprese tra 3 e 9 ettari, in Nebraska (USA).”

Il Panico Vergato o Panicum Virgatum L." è una erba perenne (famiglia graminacee) molto diffusa negli Stati Uniti (specialmente in Kansas, Texas e Oklahoma) è coltivato anche in America Latina, Africa centrale, Europa Sud-orientale e India.

La biomassa prodotta varia da medie di 5,200 - 11,100 t/ha con un contenuto di energia pari a 60 GJ/ha all'anno pari a circa 1.300 kg/ha di petrolio equivalente oppure a 10 barili di petrolio per ettaro all'anno. La biomassa prodotta con tecniche colturali adeguate può essere incrementata del 93% rispetto alle tecniche tradizionali.

Ulteriori miglioramenti saranno possibili con adeguamenti genetici e agronomici. Si rimanda, in proposito, al sito dell'USASK con la scheda agronomica con parecchi riferimenti utili per ulteriori sperimentazioni.

Questa sperimentazione completata nel 2007, segue una prevedente ricerca fatta, sempre in USA, nel 2006, che portava a dire che il rendimento era del 394%. La nuova sperimentazione - afferma il dr. Vogel, docente e ricercatore all'Università del Nebraska - porta l’efficienza a 540%.

Le motivazioni di questo miglioramento sono da ricercare nelle dimensioni delle aziende agricole e, inoltre, nel miglioramento del processo di trasformazione della biomassa in biocombustibile“. I risultati sono così apprezzabili che si parla ormai palesemente di “biocombustibili di seconda generazione” in cui, oltre ai semi, si utilizza l'intera pianta semi inclusi.

Le altre domande che vengono fatta spesso sono: <<La CO2 emessa con la combustione del combustibile è tutta assorbita dalle coltivazioni dalle quali si ricava il bioetanolo? La CO2 aumenta o dimnuisce? La fileira energetica è neutra o "carbon neutral">>.

Nessuna filiera bioenergetica è “neutra”: c’è una quantità di CO2 che non può essere assorbita. I motivi sono noti: oltre all’energia utilizzata nel processo di conversione da biomassa in biocombustibile, si spende energia e si emette CO2 anche per seminare, fertilizzare, raccogliere i raccolti. Il bilancio non è mai uno. Nel processo sperimentato in Nebraska questo dato non è specificato.

Per chi è del settore può essere utile sapere che c'è una riduzione dell’88% dei gas serra rispetto all’etanolo di prima generazione (ottenuto da cereali). L’uso del bio-etanolo di una pari volume di petrolio consentirebbe una riduzione fino al 94% di gas serra.

Come è noto la produzione di bioetanolo è molto criticata soprattutto da chi vede la diffusione delle filiere energetiche in contrapposizione con quelle alimentari. Ulteriori ciritiche arrivano anche dai climaologi e fisici dell’atmosfera che vedono nei combustibili più danni che benefici.

Fonti:
U.S. Department of Agriculture – Agricultural Research Service, University of Nebraska

Per approfondimenti contattare: ken.vogel@ars.usda.gov