Clini al Solarexpo: qualche applauso, molte incertezze

L'incertezza che nuoce alle imprese, la mancata discussione tra Governo e associazioni di settore, il ritardo dei decreti, l'occupazione a rischio... All'evento inaugurale di Solarexpo 2012 - gli “Stati generali delle rinnovabili e dell'efficienza energetica in Italia”-  le 25 associazioni nazionali del settore e il grande numero di operatori che ha affollato la sala convegni della Fiera di Verona sono arrivati portando il peso di tutto questo.

Occhi e orecchie erano puntati sul ministro dell’Ambiente Corrado Clini, con il quale avrebbero anche voluto confrontarsi, ma che ha anticipato il suo rientro a Roma in relazione all’incontro della Conferenza Stato-Regioni che stava discutendo in quelle ore proprio sui temi dei decreti di incentivazione alle rinnovabili.

E’ mancato, quindi, il vero confronto e sono mancati anche quei riferimenti precisi a scadenze, ed altri numeri tanto attesi per poter definire i contorni della politica energetica italiana del prossimo futuro.

Iniziando il suo intervento Clini ha voluto ricordare che nel panorama mondiale gli incentivi pubblici ai combustibili fossili risultano 6 volte superiori a quelli offerti alle rinnovabili, mentre il totale degli investimenti nelle fonti verdi è già superiore a quello destinato alle tradizionali. Panorama nel quale vanno considerati i crescenti investimenti per l’efficienza energetica di edifici e di sistemi. Secondo Clini questo scenario è stato tradotto in Italia con uno schema di incentivi tarato male già a partire dal 2008 con il pacchetto energia dell’Unione Europea detto del “20-20-20”. L’Italia si era posta, infatti, il solo fine di raggiungere l'obiettivo del 17% di produzione di energia da fonte rinnovabile per il 2020, senza un’adeguata valutazione sui sistemi per raggiungere tale traguardo. L’effetto, tra gli altri, è stato che mentre diminuivano i costi delle tecnologie sono stati riconosciuti incentivi sproporzionati rispetto ai costi reali: da ciò sono nate le rendite speculative (cui si è aggiunta la “furbata” del decreto Salva Alcoa) e altre azioni che hanno determinato ricadute negative, tra cui i recenti attacchi al peso delle rinnovabili sulle bollette di famiglie e imprese.

Ma il ministro non crede alla responsabilità del fotovoltaico nei costi lievitati in bolletta, come, invece, sosterrebbe l’Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas (AEEG) che non attribuisce il giusto peso ai vantaggi delle fonti pulite nel sistema economico nazionale. E quindi ha chiesto pubblicamente all’Autorità “di considerare l’effettivo valore dell’energia. Valore che dipende dal numero di occupati e dalla borsa elettrica. E dalla borsa risulta evidente che quando ci sono le rinnovabili il prezzo diminuisce”. Quel che va capito al più presto, secondo il ministro, è in che modo l’entrata nella rete di un’energia “diversa” condiziona il costo. Per questo, avvisa: “stiamo pensando ad un Piano Energetico Nazionale in cui si identificano la forme in cui l’energia entra nel sistema economico”: operazione che non sarà semplice attuare ma che potrebbe davvero “fare chiarezza” tanto in politica quanto in bolletta.

E dopo aver “punzecchiato” l’AEEG, il ministro non ha risparmiato nemmeno Confindustria che porta avanti “un modello industriale degli anni 70 come l'unico in grado di garantire sviluppo e tutto il resto è un costo”. All’associazione degli industriali il Ministro chiede di “fare sintesi”, riferendosi alle conseguenze negative di posizioni interne troppo diverse.

Per quanto riguarda la politica degli incentivi, alla vigilia della conferenza Stato Regioni, ha affermato: “Spero molto che le Regioni ci offrano delle proposte concrete e che riescano a convincere che una diversa modulazione possa avere effetti positivi”, ma ha anche affermato di voler ridiscutere il sostegno al settore dopo l’approvazione dei decreti che comunque dovrebbero, secondo la sua visione, garantire anche nel breve periodo lo continuità e lo sviluppo del settore. E ha sottolineato: “L’obiettivo è però di andare oltre l’attuale meccanismo e guardare al futuro di maturità delle tecnologie pulite con nuovi strumenti normativi e strategie, come incentivi basati sulla fiscalità energetica-ambientale da includere nei decreti ‘Innovazione’ e ‘Crescita’”

Altro tema importante menzionato dal ministro è il rapporto tra agricoltura ed energia, in merito al quale Clini ha affermato che è sicuramente più opportuno lavorare sul concetto di energia come derivato dell’agricoltura, e non su quello in cui l’agricoltura deve produrre per l’energia. “I biocarburanti di seconda generazione - ha evidenziato - sono una filiera innovativa che valorizza i residui e che può dare grande valore a poli chimici dismessi”.

E’ una politica energetica lungimirante negli obiettivi ma cauta nelle scelte, quella che auspica il ministro Clini, che ha incassato l’applauso della platea degli “Stati Generali” quando ha sottolineato non solo che le scelte del Governo avranno bisogno di un confronto e una negoziazione con i portatori di interesse per opportuni aggiustamenti in corso d’opera. Ma anche che, per evitare di ripetere gli errori fatti negli ultimi anni, sarà necessario definire obiettivi minimi ed impegnarsi su questi piuttosto che finire fuori strada rincorrendo i traguardi del lungo periodo.

Redazione EnergoClub