Quanto costa all’ambiente un viaggio in aereo?

Moltissimo, tanto che in Svezia, notoriamente sensibile all’ambiente, le persone decidono di viaggiare con mezzi meno impattanti sui cicli naturali. E’ quanto emerge da un sondaggio fatto nel 2018 dal WWF svedese sul traffico di viaggiatori svedesi: il 18% dei vacanzieri ha deciso di utilizzare il treno; non solo, il 23% ha rinunciato a volare in alta quota prevalentemente per motivazioni ambientali. Nel 2016 chi rinunciava volare per motivi ambientali era inferiore al 6%. Questi dati sono in controtendenza con la media UE28 dove mediamente si riscontrano un aumento dei viaggi in aereo del 20% su base annua (Rapporto dell’Aviazione Europera, EAER in cui si riportano i dati del 2017 e degli anni precedenti).

L’aviazione come altri settori in cui si impiegano combustibili fossili ha un impatto crescente sull’ambiente e sugli effetti collegati come il cambiamento climatico, il rumore e la qualità dell’aria, la salute dei cittadini europei e la qualità della loro vita. Si veda la scheda tratta da una recente pubblicazione dell’Agenzia Europea per l’Ambiente (EEA).

Il settore del trasporto aereo ha affrontato il problema ambientale investendo risorse significative a livello europeo, a livello degli Stati membri e da parte dell’industria. Se da un lato attraverso numerosi mezzi (tecnologia, operazioni aeree, aeroporti, misure basate sul mercato) sono stati  fatti miglioramenti significativi, dall’altro il loro effetto combinato, non è sufficiente per rispondere alla forte e recente crescita della domanda di trasporto aereo sostenibile. Tutto questo provoca un incremento dell’impatto sull’ambiente. Eccetto la Svezia, come si diceva.

E tutto questo ben prima dell’apparizione di Greta Thunberg davanti al Parlamento svedese.

In Svezia oltre alla diffusa sensibilità ambientale c’è dell’altro. Chi usa l’aereo in Svezia si sente in colpa e quasi si vergogna. Non deve sembrare strano che nel lessico giornalistico e dei media siano apparsi alcuni neologismi come “lygskam”, significa “vergogna di volare”, “smygflyga”, “volare in segreto” e “tagskryt”, “vantarsi di andare in treno”; c’è anche #stayontheground, hashtag che significa “stai a terra”.

Questa sensibilità ambientale trova riscontro in una applicazione web che si chiama Shame-Plane (letteralmente “aereo vergogna”). La parte grafica lascia un po’ a desiderare ma quello che conta è che consente di stimare l’impatto sull’ambiente di un viaggio aereo predefinito. Si potranno conoscere così quanti metri quadrati di ghiaccio artico si scioglieranno oppure la quantitò di emissioni di gas climltaranti. Shame Plane è ben documentato e può servire non solo agli svedesi ma ai viaggiatori di ogni paese.

Swedavia Ab, l’azienda che gestisce anche gli aeroporti di Stoccolma e Göteborg, da ottobre 2018 a aprile 2019 ha registrato una riduzione continua dei viaggiatori. Sono corsi ai ripari organizzato campagne informative per assicurare viaggiatori che c’è attenzione all’ambiente anche da parte loro. La sostenibilità è anche la principale ragione che ha motivato la sostituzione di alcuni velivoli obsoleti con altri meno inquinanti.

Sarà difficile che una persona che ha deciso di partire per le vacanze in fretta e furia si ponga il problema di quanto ghiaccio si scioglierà per effetto del viaggio aereo ma se si è abituati a pianificare le vacanze qualche settimana (o mese/i) prima c’è il tempo per valutare tra varie soluzioni alternative all’aereo quella meno impattante sull’ambiente.

Con Shame Plane basta digitare gli aeroporti di partenza/arrivo, indicare se il viaggio è di sola andata o di andata e ritorno, se è in economy oppure in business o in prima classe. Questi dati sono sufficienti per stimare le emissioni di CO2 prodotte con quel viaggio, la perdita di ghiaccio artico che ne potrebbe conseguire.

Shame Plane offre anche una serie di utili suggerimenti per rendersi più sostenibili. Tali consigli riguardano le attività e i consumi di tutti i giorni come, per esempio: cibarsi di prodotti locali, adottare una dieta sostenibile oppure spostarsi in bicicletta o a piedi in città, nel raggio di qualche chilometro, al posto dell’auto.

Shame Plane è uno dei tanti strumenti disponibili sul web ma questo è fatto con un taglio particolare perché è fatto da appassionati consapevoli dei danni provocati dalle emissioni climalteranti che riporta le superficie di ghiaccio artico sciolto.

C’è chi è contrario a questi strumenti perché - a loro detta - si distoglie l’attenzione dalla politica energetica ritenendo che è questa sia la chiave di volta della questione energetica. Questi “talebani” devono sapere che oltre il 65% del nostri consumi finali dipende dalle scelte individuali.  La soluzione della questione energetica si gioca su più piani comunicanti tra di loro in modo integrato: uno di questi riguarda la consapevolezza individuale del proprio impatto sull’ambiente. La politica, quella che serve alle persone, è quella che sa promuovere e divulgare strumenti come Shame Plame.

Gianfranco Padovan, Presidente EnergoClub

NB: I trasporti consumano un terzo di tutta l’energia finale nell’UE. La maggior parte di questa energia proviene dal petrolio. Ciò significa che i trasporti sono responsabili di gran parte delle emissioni di gas a effetto serra nell’UE e contribuiscono in larga misura ai cambiamenti climatici. Mentre gli altri settori economici, come quello della produzione di energia elettrica e l’industria, per lo più hanno ridotto le loro emissioni dal 1990, le emissioni da trasporto sono aumentate. Attualmente i trasporti sono responsabili di oltre un quarto delle emissioni totali di gas a effetto serra nell’UE e  non è prevista un’inversione di tendenza. Ciò rende il settore dei trasporti un grosso ostacolo alla realizzazione degli obiettivi dell’UE in materia di protezione del clima. Autovetture, furgoni, camion e autobus producono oltre il 70 % delle emissioni di gas a effetto serra generate dai trasporti. La quota restante proviene principalmente dal trasporto marittimo e aereo.

I trasporti continuano a costituire anche una fonte significativa di inquinamento atmosferico, soprattutto nelle città. Gli inquinanti atmosferici, come il particolato (PM) e il biossido di azoto (NO2), danneggiano la salute umana e l’ambiente. Sebbene l’inquinamento atmosferico provocato dai trasporti sia diminuito nell’ultimo decennio grazie all’introduzione di norme di qualità per i carburanti, alle norme EURO sulle emissioni dei veicoli e all’uso di tecnologie più pulite, le concentrazioni di inquinanti atmosferici sono ancora troppo elevate.

L’inquinamento acustico e rappresenta un altro importante problema di salute ambientale legato ai trasporti. Il traffico stradale costituisce la fonte di rumore più diffusa, con più di 100 milioni di persone colpite da livelli nocivi nei paesi membri dell’AEA. Anche il traffico aereo e ferroviario sono importanti fonti di rumore.

Inoltre le infrastrutture di trasporto hanno un grave impatto sul paesaggio, perché dividono le aree naturali in piccoli appezzamenti con gravi conseguenze per gli animali e le piante.

https://www.eea.europa.eu/it/themes/transport/intro