Quando il modulo fotovoltaico è esausto

Dall’accordo tra il Consorzio Nazionale Raccolta e Riciclo e il Comitato Industrie Fotovoltaiche Italiane nasce la prima filiera italiana per lo smaltimento dei pannelli, con una mappatura geo-referenziata e una banca dati centralizzata

Dall’accordo tra Cobat (Consorzio Nazionale Raccolta e Riciclo) e il Comitato IFI (Industrie Fotovoltaiche Italiane) è nata la prima filiera italiana destinata alla raccolta, al riciclo e allo smaltimento dei pannelli fotovoltaici.  Iniziativa che consentirà una gestione controllata e sostenibile della tecnologia solare durante la fase di “fine vita” grazie ad una mappatura geo-referenziata di tutti gli impianti installati a livello nazionale (consultabile anche dal sito del GSE) e l’implementazione di un sistema di tracciabilità dei moduli esausti con la realizzazione di una banca dati centralizzata accessibile da parte delle autorità competenti.
Aderendo al sistema Cobat, tutti i produttori di moduli fotovoltaici, associati al Comitato IFI, nonché i distributori e gli importatori operanti sul territorio italiano, potranno garantire ai propri clienti il ritiro e il successivo riciclo dei moduli fotovoltaici esausti, in modo da poter rilasciare agli stessi i requisiti certificativi necessari per beneficiare delle tariffe incentivanti previste dal decreto.
Sul territorio italiano ci sono attualmente circa 50 milioni di moduli fotovoltaici, pari a un’estensione di 75 chilometri quadrati. Poiché la vita media di un pannello supera i 30 anni, nel prossimo periodo il riciclo e lo smaltimento dei pannelli rappresenteranno un notevole problema, anche perché solo il 25% dei moduli fotovoltaici in uso è fabbricato in Italia, mentre il 75% è importato da altri paesi, spesso non particolarmente sensibili ai problemi ambientali, circostanza che fa sì che spesso sia difficile tracciare i materiali presenti al loro interno. Oltre al silicio, infatti, nei moduli fotovoltaici si trovano anche tracce di materiali tossici, come il solfuro di cadmio, o inquinanti come l’arseniuro di gallio.
Il nuovo Consorzio si occuperà, dunque, della raccolta dei pannelli esausti e del frazionamento dei prodotti che possono essere riciclati in Italia, quindi di tutte le componenti metalliche e in vetro. La cella fotovoltaica, invece, sarà inviata all’estero per lo smaltimento, poiché, attualmente, in Italia non ci sono impianti adeguati. Proprio per questo l’Accordo prevede anche l’avvio di studi e sperimentazioni di nuove modalità di trattamento e riciclo dei pannelli fotovoltaici, sulla base delle quali prevedere la possibilità di realizzare in futuro un impianto nazionale dedicato specificatamente allo smaltimento delle celle solari.
Grazie a questo accordo, spiega Giancarlo Morandi presidente Cobat, "il consorzio assicurerà il monitoraggio, la tracciabilità dei pannelli e naturalmente il trattamento corretto a fine vita e l'IFI si finanzierà queste operazioni realizzando fin d'ora, prima che la legge lo imponga, un ciclo virtuoso".
Al momento, spiega Filippo Levati, presidente IFI, "la tracciabilità riguarda solo le aziende produttrici italiane ma ci faremo carico di estendere l'iniziativa. In un sistema incentivato come il fotovoltaico crediamo sia opportuno e giusto controllare il ciclo di vita del prodotto e tracciare dove sono i pannelli".

Fonte: Comitato IFI - www.comitatoifi.it