Punto della situazione dopo la COP 24 a Katowice

Che le Nazioni Unite fossero una piattaforma negoziale e non un governo mondiale non era chiaro a tutti i partecipanti alla ventiquattresima conferenza sul Clima e ai media. A Katowice erano presenti molti capi di Stato e di governo e quasi 100 ministri dell’ambiente e affari esteri di tutto il mondo. Tutti si attendevano decisioni sul clima mentre alla fine si sono definiti solo orientamenti. I negoziatori avranno il compito di riferire tali orientamenti ai governi nazionali prima di fare concessioni sulle loro posizioni. Queste liturgie non hanno certo fatto bene alla COP24 anche alla luce delle pressioni che l’IPCC sta facendo sulla politica di tutti i 195 paesi sottoscrittori dell’accordo di Parigi.

riscaldamento_ott_nov_2018.pngIl 2018 è stato l’anno più caldo di sempre. Ci sono state ampie conferme del cambiamento climatico globale in atto: ondate di calore e siccità senza precedenti in vaste regioni del Nord America ed Europa, incendi in California e Scandinavia, devastanti alluvioni in Oriente e in Africa e infine anche l’Italia ha dato il suo contributo con 14 milioni di alberi abbattuti da trombe d’aria nel bellunese, esondazioni del Po a Torino.
Nel contempo mai come prima si sono studiati i modi per evitare e mitigare gli effetti del cambiamento climatico. E in tutto questo, ha fatto da pungolo la Relazione Speciale dell’IPCC (da cui sono tratti i grafici che segueno, con le previsioni di aumento di temperatura per vari percorsi e politiche sul clima) e l’ultima edizione del Rapporto Annuale sul Gap di Emissione delle Nazioni Unite, in cui si sono sottolineata l’inefficacia degli impegni e relative azioni delle nazioni ratificanti l’Accordo di Parigi, secondo cui bisogna contenere l’aumento della temperatura media globale rispetto al periodo pre-industriale al di sotto di 2 gradi e di far il migliori sforzi per rimanere al di sotto di 1,5 gradi.

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Nonostante ciò, le emissioni di CO2 continuano ad aumentare e così pure le temperature medie superficiali. Molti speravano di ottenere qualche risultato per Katowice ma nessuno dei Paesi con più emissioni ha ottenuto i risultati attesi. La Germania ha fatto una magra figura dovendo ammettere che le azioni per il 2020 avrebbero mancato di gran lunga l’obiettivo al 2020. Le vicende della dismissione del carbone in Germania ha di fatto perdere la leadership climatica in Europa.
Nonostante questo quadro poco lusinghiero, la COP 24 ha prodotto il “Pacchetto Clima Katowice” tramite il quale rendere operativo l’accordo di Parigi. Il pacchetto include:

  • Linee Guida dettagliate per dar conto dei Contributi Determinati Nazionali (NDC) per combattere il cambiamento climatico;
  • Supporto finanziario per i paesi in via di sviluppo;
  • Procedure su come condurre il primo “Global Stocktake” dell’efficacia dell’azione globale per il clima nel 2023.

La definizione delle Linee Guida ha saturato i lavori della conferenza allungando i tempi di chiusura. Tali linee Guida hanno lasciato alla prossima conferenza la discussione delle azioni di rafforzamento a livello nazionale.
I segnali raccolti a Katowice sono deboli, anche se Stati Uniti e Brasile hanno espresso degli orientamenti diversi risetto alle posizione dei governi espresse in precedenza. La Cina ha in qualche misura modificato la sua precedente posizione, che precludeva il controllo della sua performance climatica, perché equivaleva ad una violazione della sua sovranità nazionale.A partire dal 2024, tutti i Paesi dovranno riferire sulle loro emissioni e sulle loro azioni secondo regole comuni. Solo una manciata di Stati ha annunciato di voler rafforzare i loro contributi tra cui l’India, il Canada, Ucraina e Giamaica.

Adesso è necessario passare dagli orientamenti nazionali alle decisioni e attuazioni vere e proprie. A tal fine, Il Segretario genale delle Nazioni Unite, Guterres, ha convocato un vertice speciale sul cambiamento climatico nel 2019, finalizzato a rafforzare le azioni. In Tale prospettiva ci sono decine di paesi che hanno costituito la HAC (High Ambition Coalition) che si sono impegnati a intensificare le azioni al 2020.
La COP24 ha quindi dimostrato che il processo basato sul consenso, su quale regime climatico è da attuare, può fornire regole comuni per la sua valutazione, il monitoraggio e la comunicazione di informazioni. Questo sembra un risultato non trascurabile, perché una solida base di informazioni è indispensabile per qualsiasi seria azione.
L’esito di questi incontri resta comunque incerto. Se la conferenza e la sua organizzazione aveva lo scopo di velocizzare la riduzione di gas serra e mantenere il mondo in una situazione di sicurezza, si può concludere che la COP24 non si è dimostrata adeguata a tale scopo.

Da segnalare l’intervento della quindicenne Greta Thunberg che ha lasciato di stucco i politici, gli addetti ai lavori e lobbisti delle fonti fossili. Fa una certa impressione sentire dire da una adolescente ai politici presenti che non sono maturi per risolvere il problema del cambiamento climatico e che bisogna lasciare le fonti fossili lì dove stanno. L’intervento è da ascoltare e diffondere nelle scuole, nei centri culturali e sociali, presso chi fa politica. Potrebbe diventare un manifesto per chi vuole salvare il pianeta.
In Internet ci sono versioni tagliate dell’intervento di Greta. Se volete vederlo nella versione integrale, con sottotitoli in inglese e italiano potete andare al seguente link.

di Gianfranco Padovan, Presidente EnergoClub

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