Possiamo contare sulla Strategia Energetica Nazionale?

Non che ci fosse bisogno di chiarirlo, ma la bozza finalmente pubblicata della tanto attesa Strategia Energetica Nazionale la dice lunga sull’anima poco “green” dell’attuale Governo e sulla chiarezza del disegno che, a tappe forzate, ci porterà a contare sempre più sulle risorse nazionali. Mica quelle rinnovabili, però.
Gli obiettivi principali riportati nel documento (v. allegato) sono, in sintesi: riduzione significativa del gap di costo dell’energia per i consumatori e le imprese, con un allineamento ai prezzi e costi dell’energia europei; raggiungimento e superamento degli obiettivi ambientali definiti dal Pacchetto europeo Clima-Energia 2020 (cosiddetto “20-20-20”); miglioramento in termini di sicurezza di approvvigionamento, soprattutto nel settore gas, con riduzione della dipendenza dall’estero; azioni per favorire la crescita economica sostenibile attraverso lo sviluppo del settore energetico.
Per raggiungere tali obiettivi sono state definite delle priorità d’azione: la promozione dell’efficienza energetica; la promozione di un mercato del gas competitivo integrato con l’Europa; lo sviluppo sostenibile delle energie rinnovabili; lo sviluppo di un mercato elettrico pienamente integrato con quello europeo, efficiente e con la graduale integrazione della produzione rinnovabile; la ristrutturazione della raffinazione e della rete di distribuzione dei carburanti, lo sviluppo sostenibile della produzione nazionale di idrocarburi, la modernizzazione del sistema di governance.
Già qui si evidenzia una contraddizione piuttosto eclatante perché lo “sviluppo sostenibile” – meglio risparmiare i commenti sull’inopportunità dell’espressione – “della produzione nazionale di idrocarburi” è palesemente in conflitto con la priorità che punterebbe a ridurre le emissioni oltre la soglia del pacchetto “20-20-20”.
A rendere ancora più nitida l’istantanea di cosa ci aspetta per il prossimo futuro sono i benefici economici che deriveranno dal raggiungimento dei risultati: si parla di una riduzione della fattura energetica estera di 14 miliardi di euro/anno grazie, così recita il documento, “a efficienza energetica, aumento produzione rinnovabili, minore importazione di elettricità e maggiore produzione di risorse nazionali” a fronte, però, di investimenti di 180 miliardi di euro/anno da qui al 2020, destinati a rinnovabili ed efficienza da una parte, reti elettriche e gas, rigassificatori, stoccaggi, sviluppo idrocarburi dall’altra. In pratica andremo a pagare molto di più di spesa energetica per ridurre l’import di combustibili fossili ma aumentare la dipendenza dalle risorse esauribili nazionali. Con buona pace del clima, s’intende. E non solo sua, ahinoi.

Fonte: Bozza della Strategia Energetica Nazionale