Non si baserà più sul PIL la ricchezza di un Paese

Per decenni è stato universalmente accettato l’utilizzo di indicatori come il PIL pro capite per misurare il grado di benessere di un dato paese. In realtà se quello che si intende evidenziare è la misura del successo di una società gli indicatori di produzione presentano una serie di limiti: ad esempio un aumento della produzione significa una riduzione, ad esempio, delle foreste e un aumento dell’inquinamento, entrambi fattori che incidono notevolmente sul benessere umano.  

In occasione del Vertice della Terra tenutosi a Rio il 20-22 giugno 2012 UNEP e UNU-IHDP hanno presentato l’Inclusive Wealth Report (IWR), un documento che mette in evidenza l’andamento economico complessivo nell’arco di 19 anni (1990-2008) di 20 Paesi che nell’insieme rappresentano il 56% della popolazione mondiale e il 72% del PIL globale.

L’analisi è stata condotta sulla base di una serie di aspetti che determinano la “ricchezza” nel suo insieme ovvero: il capitale naturale (risorse naturali, uso del suolo, ecosistemi, ecc.), il capitale produttivo (macchinari, edifici, ecc.), il capitale umano (educazione, salute, diritti umani, ecc.), il capitale sociale (istituzioni, reti sociali, ecc.). L’obiettivo principale del Rapporto è quello di:
- effettuare un’analisi che metta in correlazione con lo sviluppo economico i diversi elementi di ricchezza di ciascun paese, con particolare accento sull’importanza del capitale naturale;
- formulare le politiche sulla base delle esigenze di gestione del particolare complesso di ricchezze. Il modo in cui un Paese gestisce le proprie risorse determina, infatti, le basi economiche per il futuro, con implicazioni sullo sviluppo sostenibile nel lungo periodo.

La maggior parte dei paesi analizzati ha mostrato notevoli differenze sulla base dell’indice utilizzato: l’indice di ricchezza complessivo (Inclusive Wealth Index, IWI), il Prodotto Interno Lordo pro capite (PIL, in inglese GDP) o l’Indice di Sviluppo Umano (HDI). Le differenze registrate sono dovute al peso che viene dato a ciascuna componente in ogni nazione. PIL e HDI si riferiscono al breve periodo e non riflettono lo stato dell’ambiente naturale, mentre l’IWI rappresenta l’analisi complessiva delle varie componenti della ricchezza del paese, attestando i cambiamenti nel tempo del capitale produttivo, umano e naturale nel tempo e offrendo una prospettiva di lungo periodo sul benessere umano e sulla sostenibilità. Questo significa che una crescita positiva basata su parametri come PIL e HDI può essere fuorviante perché misura solo un aspetto parziale dell’economia del paese e non dà informazioni sulla sostenibilità delle politiche del dato paese nel tempo. Al contrario, l’IWI mette in evidenza come la crescita positiva di PIL e HDI può essere a scapito di altre componenti economiche quale il capitale naturale.
Venendo ai numeri del Rapporto, tutti i paesi analizzati, eccetto il Giappone per il quale il valore ha segno positivo, hanno riscontrato un declino del capitale naturale. Guardando alle performance complessive, sintetizzate nell’IWI pro capite, risulta che per la maggior parte il declino in capitale naturale è stato compensato dall’aumento del capitale umano, con il risultato che in 13 paesi su 20 è stata registrata una crescita della ricchezza complessiva.
Colombia, Nigeria, Russia, Arabia Saudita, Sud Africa e Venezuela, tutti paesi con riserve consistenti di combustibili fossili, hanno subito perdite sia di ricchezza “inclusiva” che di capitale naturale. Come emerge in particolare per il Sud Africa, esiste una relazione tra la diminuzione dell’IWI e l’impoverimento del capitale naturale del paese. Per contro, infatti, nessun paese ha mostrato un declino della ricchezza complessiva abbinato ad un aumento del capitale naturale. Come a dire che la crescita del capitale naturale non sarà mai ottenuta a spese del declino del benessere inclusivo.

Tra gli altri risultati interessanti: il 70% dei paesi analizzati mostra IWI positivi, in alcuni casi solo leggermente, e dunque uno sviluppo sostenibile; un’elevata crescita demografica ha reso non sostenibile lo sviluppo del 25% dei paesi censiti; il capitale umano è in crescita in tutti i paesi e risulta il principale fattore di compensazione del declino del capitale naturale nella maggior parte delle economie; i paesi in cui si è riscontrata una crescita del PIL e dell’HDI hanno ottenuto un IWI negativo.
L’andamento dei capitali produttivo, umano e naturale sintetizzati nell’IWI fornisce elementi utili per la pianificazione da parte dei decisori politici e degli organi di governo. Tenendo d’occhio la curva dell’IWI è possibile monitorare lo sviluppo del benessere di un paese e garantirne la sostenibilità nel tempo.
Se un paese con basso indice di ricchezza complessivo investe nel capitale naturale rinnovabile – ad esempio con programmi di riforestazione o di tutela della biodiversità in agricoltura - sortisce effetti decisamente positivi sull’IWI. Gli stessi ministeri dello sviluppo economico dovrebbero basare la loro pianificazione macroeconomica su tali indici, ridimensionando l’attendibilità e la validità di un indice ormai superato come il PIL. Si dovrebbe passare dalla contabilizzazione delle entrate alla contabilizzazione del tasso di ricchezza intesa come benessere complessivo.
In occasione del Vertice della Terra di Rio è stato stabilito che sarà la UN Statistical Commission, in collaborazione con UNEP e altre organizzazioni facenti capo alle Nazioni Unite, a identificare nuovi indici, tra cui l’IWI, efficaci e completi da applicare per misurare il progresso di ciascun paese.

Fonte: International Human Dimension Programme
Foto: Yann Arthus-Bertrand

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