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Scritto : 01-09-2009 15:54 ( Un mese )
Oggetto : Nucleare: commenti su VAS e situazione ENEA
Interessanti e condivisibili i commenti alla Legge 99/2009.
Ci sembra opportuno proporre l’approfondimento in merito a 2 questioni connesse al “ritorno al nucleare”:
1) La prima riguarda le procedure di valutazione ambientale (VIA e VAS) cui le diverse tipologie di impianti nucleari devono comunque essere assoggettate, costituendo tali procedure un’eccezione rispetto a tutte le altre autorizzazioni comprese nel procedimento unico (art. 25 comma 1 e 2h). Ora mentre per la VIA non si vedono particolari problemi se non quelli connessi alla specifica complessità e delicatezza degli impianti in oggetto, il riferimento alla VAS (Valutazione Ambientale Strategica) non appare congruente. Infatti mentre il governo è delegato (art. 25 comma 1) “ad adottare, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, nel rispetto delle norme in tema di valutazione di impatto ambientale e di pubblicità delle relative procedure, uno o più decreti legislativi di riassetto normativo recanti la disciplina della localizzazione nel territorio nazionale di impianti…….” la VAS riguarda (D.Lgs. n.4/2008, art.6, comma 1) “..i piani e i programmi che possono avere impatti significativi sull'ambiente e sul patrimonio culturale”, e con riguardo al nostro caso, quelli relativi (comma 2) ai “..settori energetico, industriale, …della gestione dei rifiuti…. e che definiscono il quadro di riferimento per l'approvazione, l'autorizzazione, l'area di localizzazione o comunque la realizzazione dei progetti..” assoggettati a VIA, tra i quali le centrali nucleari (D.Lgs. n.4/2008 Allegato II Progetti di competenza statale).
In altre parole, il richiamo alla VAS risulterebbe appropriato qualora la delega al Governo riguardasse la programmazione e la definizione di un Piano Energetico, anche “limitatamente” al nucleare, che, dopo il passaggio alla procedura di VAS, desse luogo ad una serie di singoli impianti da sottoporre alle specifiche procedure di VIA.
La questione non è accademica, e lascia intravedere due possibili esiti:
- nel primo caso il Governo nazionale elabora un Piano Energetico Nazionale (complessivo o solo nucleare) che viene sottoposto a VAS secondo quanto previsto dal D.Lgs. n.4/2008 (..e dalla Dir. 2001/42/CE). Tale intervento di programmazione nazionale non sembra alle viste ed è comunque materia di legislazione concorrente tra Stato e Regioni (Cost. Titolo V art. 117);
- nel secondo caso laddove ci sia la disponibilità dell’Ente Regionale a rivedere in senso “nuclearista” il proprio Piano regionale, presumibilmente già sottoposto a VAS, si tratta di riavviare da capo sia il processo di programmazione regionale sia la relativa procedura di valutazione ambientale strategica.
In entrambi i casi il pallino sembra rimanere saldamente in mano regionale, cosa lontana dagli intendimenti degli estensori della legge 99…. a meno di non riaprire, come insistentemente si comincia a porre, la questione della revisione costituzionale in materia di energia.
2) La seconda riguarda il commento sulle attese del personale ex-ENEA che appare inesatto. Non c’è stata alcuna attesa di salvifiche operazioni di ristrutturazioni volte al “nucleare”, e l’ex-ENEA uscendo, dopo il referendum dall’era nucleare nazionale, aveva già vissuto due fasi di ristrutturazione: la prima volta in modo soft, e la seconda con una legge corretta per quanto riguardava la definizione della nuova missione (ambiente, energia e innovazione tecnologica) ma purtroppo con un regolamento finalizzato in primo luogo a garantire l’inamovibile e, con poche eccezioni, inadeguata classe dirigente. Le notizie, iniziate a circolare un anno fa, di un rientro nella partita della “produzione di energia da nucleare” sono state accolte da gran parte del personale ex-ENEA con un silenzio assordante. Anche con nozioni minime in materia di organizzazione del lavoro risulta evidente che un’azienda (organizzazione-ente, ecc.) con lo stesso capitale umano non può sopportare più di una, ed una soltanto, ristrutturazione vera, che nel caso dell’ex-ENEA, ha comportato non solo una modifica organizzativa, ma anche un “cambio di prodotto finale”. Quando si avvia l’ennesima ristrutturazione, (per l’ex-ENEA la terza) anche stavolta con cambio di prodotto finale (addirittura con il ritorno al “core business” di vent’anni prima), occorre rinnovare il capitale umano; è facile quindi capire perché l’avventura nucleare non appassioni più di tanto.
Quanto all’efficacia della scelta di “produrre energia da nucleare”, è forse il caso di domandarsi, senza preclusioni ideologiche e fondamentalismi, perché, se il nucleare è così “conveniente”, la Cina che sta ampliando il parco impianti energetici al ritmo di una centrale a settimana, non punta sul nucleare, ma su un mix (carbone, eolico, solare, petrolio, ecc.)? e perché l’India che ha il più grande e articolato piano nucleare del mondo, giustifica tale impegno con obiettivi di primato tecnologico (irrilevanti nel “programma” italiano) prima ancora che di produzione energetica?
Altro discorso è fare seriamente in Italia ricerca sul nucleare, anche per garantire la sicurezza dei numerosi impianti presenti in UE, ma per fare questo sinceramente, nessun imprenditore avrebbe sentito il bisogno di sopprimere l’impresa (ex-ENEA) e di lasciarla senza missione, uomini e risorse, come ha fatto la Legge 99: bastava aggiungere un adeguato team di ricerca sul nucleare, magari valorizzando la sparuta pattuglia delle Università impegnate sul tema.
1 settembre 2009
I ricercatori ENEA
Roberto Del Ciello
Andrea Forni
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Scritto : 15-10-2009 00:49 ( Un mese )
Oggetto : Quale futuro per l'Enea? Le politiche della ricerca su quali valori dovrebbero basarsi.
Andrea e Roberto, salve!
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