Giappone: Sayonara al nucleare

E' per ora un arrivederci, ma potrebbe essere anche un addio. Non è, infatti, del tutto sicuro che l’ultimo reattore nucleare in funzione in Giappone chiuso in questi giorni per manutenzione, possa essere riattivato.

E, intanto, per la prima volta dal 1970 il Giappone provvede al suo fabbisogno energetico senza nemmeno un kWh di energia nucleare.

Le autorità nipponiche hanno deciso di chiudere per manutenzione il reattore dell'impianto di Tomari, sull’isola di Hokkaido, l’ultimo dei 54 del Paese ancora in funzione, preventivando circa 70 giorni di controlli di sicurezza nell’ambito di un piano di revisione di tutti gli impianti nucleari deciso dopo il disastro della centrale di Fukushima del marzo 2011. Al termine dei lavori il reattore dovrebbe far ripartire l’impianto, ma è lecito pensare che questo possa non avvenire, dal momento che nessuno dei reattori fermato per gli stress test, dopo il disastro di quattordici mesi fa, è stato riattivato.

Nelle settimane scorse, il premier giapponese, Yoshihiko Noda, ha dichiarato che autorizzerà la riapertura delle centrali nucleari solo dopo l'approvazione da parte delle comunità locali che ospitano gli impianti, mentre più di 5.000 manifestanti si sono riuniti in un parco di Tokyo per festeggiare lo stop a tutti gli impianti atomici e hanno esposto cartelli con la scritta “Sayonara (Arrivederci) energia nucleare”.

“E’ importante che il popolo giapponese venga preservato da ulteriori rischi relativi al nucleare mentre centinaia di migliaia di persone continuano a subire gli effetti del disastro di Fukushima”, sostiene Junichi Sato, Direttore esecutivo di Greenpeace Giappone, “un Giappone senza nucleare è un Giappone più sicuro. Per garantirsi un futuro di prosperità, il nostro Paese deve rottamare il nucleare a vantaggio delle rinnovabili”.

Prima del disastro di Fukushima, nel Sol Levante il 30% dell’elettricità era prodotto con il nucleare ci cui il Giappone era il terzo utilizzatore al mondo dopo Francia e Stati Uniti: una percentuale che consente agli operatori elettrici del Paese di dichiarare insostenibile la situazione e di chiedere la ripresa dell'attività di gran parte dei reattori per evitare la penuria di energia durante l'estate.
Ma – ed è forse questa la vera buona notizia o, per meglio dire, il fatto da additare come buon esempio – il Giappone sta anche  varando un nuovo e molto generoso sistema di sostegno alle rinnovabili con l’obiettivo di uscire definitivamente dal nucleare e di lasciarsi alle spalle la generazione centralizzata con le fonti fissili (la nuova tariffa feed-in prevede 21 centesimi/kWh per l’eolico e ben 39 per il fotovoltaico!). Il Governo nipponico ha anche  annunciato che emanerà nei prossimi mesi una legge che imporrà comunque la chiusura dei reattori nucleari dopo quarant’anni di vita. E ora il Giappone, che di innovazione ha sempre dimostrato di intendersene, potrebbe diventare la nuova frontiera delle rinnovabili.

E allora, sì, nucleare addio…

Fonte: www.japantimes.co.jp

News type: