Entro il 2050 niente più fonti fossili in Danimarca

“La Danimarca fa la Storia in materia di politiche energetiche”. E anche se la frase è un po’ impegnativa, l’affermazione contenuta in una recente comunicazione del ministero danese dell'Energia e del Clima non può essere definita troppo ambiziosa.

Perché la Danimarca ha annunciato d’aver iniziato il percorso che la porterà a liberarsi completamente dalle fonti fossili entro il 2050, soddisfacendo con le rinnovabili il 100% del suo fabbisogno totale di energia.

Il Parlamento di Copenhagen ha votato quasi all’unanimità (171 voti su 179) l’accordo che vedrà la Danimarca ridurre del 34% le sue emissioni di gas serra entro il 2020 rispetto ai livelli del 1990 e la riduzione dei consumi energetici di oltre il 12% rispetto al 2006.

Verrà inoltre implementata la produzione di calore da fonti rinnovabili, le reti "intelligenti"e il biogas, che il piano prevede di rendere più attraente tramite un rialzo degli incentivi e semplificazioni normative.
Già ora il vento fornisce circa il 25% dell'elettricità del Paese e, nel giro di 8 anni, il piano prevede di arrivare al 50%: sono già in programma due grandi parchi off-shore da 600 e 400 MW (Kriegers Flak e Horns Rev), e si prevede di installare altri 500 MW di turbine in mare e 1.800 MW su terra. Le grandi centrali a carbone poi, secondo il piano, dovranno gradualmente convertirsi a biomassa.

Anche sui fabbisogni termici le fonti pulite dovranno crescere molto velocemente. Dal 2013 nei nuovi edifici non si potranno più installare caldaie a fonti fossili e verranno stanziati fondi (42 milioni di corone danesi, circa 4,6 milioni di euro) per convertire a energia rinnovabile le caldaie a olio combustibile. Si promuoverà il teleriscaldamento da biomasse e altri fondi (35 milioni di corone) verranno destinati a promuovere la geotermia a bassa entalpia e le pompe di calore.
Una conversione alle rinnovabili che interesserà anche i processi industriali, per i quali saranno stanziati circa 500 milioni di corone (67 milioni di euro) all'anno dal 2014 al 2020 e già 250 milioni di corone per il 2013, mentre nei trasporti l’attenzione sarà puntata sull’elettrificazione, con fondi ad hoc per installare le colonnine di ricarica per le auto elettriche.
Non da ultimo, il piano promette anche considerevoli investimenti nella ricerca e nello sviluppo.

Operazione costosa, non c’è dubbio: il calcolo governativo prevede che al 2020 la bolletta rincari in media di 173 euro per famiglia e per le aziende aumenti di circa 27 euro per ogni impiegato. Ma si tratta di costi considerati soprattutto degli investimenti. Il Governo spiega che la transizione “rafforzerà la competitività delle aziende danesi e metterà al riparo i cittadini da esorbitanti rincari dei combustibili fossili”. La Danimarca potrà, così,  Danimarca risparmi 242 milioni di euro l'anno per il 2020, senza considerare che è quasi certo che il prezzo delle fonti fossili lieviterà negli anni a venire.

Un rapido confronto con i numeri italiani sul tema s’impone. A fronte degli oltre 60 miliardi annui di costi per le fonti  fossili importate, ci si preoccupa molto per quanto si investe per le rinnovabili:  7,9 miliardi nel 2011 (compresi gli 1,3 miliardi alle assimilate Cip6) con una previsione di circa 10,5 miliardi alla fine del 2012.

"La Danimarca sarà ancora una volta il leader globale nella transizione verso l'energia verde – afferma  Martin Lidegaard, Ministro per il Clima, l’Energia e le Opere Pubbliche -  questo ci prepara ad affrontare con maggiore tranquillità l'aumento dei prezzi del carbone e del petrolio, consentendoci anche di creare nuovi posti di lavoro".
Difficile smentirlo, quindi, quando afferma che “La Danimarca fa la Storia in materia di politiche energetiche”.

Fonte: Ministero per il Clima, l’Energia e le Opere Pubbliche della Danimarca  - www.kemin.dk