Dai resti ortofrutticoli la carta ecologica dalle 5 vite

Ecco un metodo molto innovativo e smart per ridurre i rifiuti, eliminando gli scarti di frutta e verdura, che vengono trasformati in carta, con un metodo complesso ma molto efficace. Attraverso un procedimento curato nei minimi dettagli, gli scarti agroindustriali vengono magicamente tramutati in bobine di carta, da Favini, storica cartiera di Vicenza, che per l'innovativa carta ecologica Crush ha ricevuto il premio LUXE PACK in GREEN durante l’ultima edizione di LUXE PACK MONACO (24-26 Ottobre 2012).
La carta, realizzata attraverso un sistema di produzione ecosostenibile, grazie all’impiego di tre turbine idroelettriche per la produzione di energia pulita, è composta per il 15% da scarti di lavorazioni agroindustriali, per il 55% da fibra vergine e per il 30% da fibra riciclata, certificata FSC, ovvero secondo sistemi di gestione sostenibile del patrimonio forestale. Tra l’altro, ciascun colore della palette si ispira al sottoprodotto di lavorazione utilizzato e ogni tonalità offre un effetto tattile distintivo e unico.
Come spiega Michele Posocco, brand manager di Crush: “abbiamo scelto di intraprendere una via ancora mai percorsa, utilizzando questi scarti, disponibili in grande quantità sul mercato, in modo alternativo, come materia prima nobile per produrre carta. Dandogli una nuova vita, anzi cinque, considerato che una carta di alta qualità può essere a sua volta riciclata ben cinque volte” .
Gli sprechi industriali e di produzione agricola generano una mole di rifiuti eccessiva, difficilmente smaltibile. Basta pensare infatti, come ogni anno in Italia vengano prodotte 1 milione di tonnellate di agrumi per la produzione di succhi, ma solo il 40% diventa effettivamente un succo d’arancia, il resto si trasforma in un residuo di lavorazione utilizzato nei settori della cosmesi, alimentari e per produrre biocarburanti.
“Noi, invece”, prosegue Posocco, “utilizziamo lo scarto dello scarto, i sottoprodotti della filiera industriale che altrimenti andrebbero in pasto agli animali o sarebbero bruciati. Alleviamo così la pressione sulle foreste: perché cerchiamo di sostituire la cellulosa proveniente da albero con altri materiali già disponibili e che hanno ormai uno scarso valore. E in un momento di scarsità di risorse, questo vuol dire investire nel futuro”.

Fonte: Favini