Costruire e ristrutturare con la canapa. Intervista a Gianfranco Padovan – Presidente Energoclub

Il 7 maggio scorso, a San Biagio di Callalta, EnergoClub ha organizzato un’interessante conferenza formativa sull’utilizzo della canapa come materiale eco-sostenibile per costruire e ristrutturare le nostre case. Ne parliamo con l’Ingegner Padovan, promotore dell’iniziativa.

L’uso della fibra proveniente dalla canapa è conosciuta da millenni per la produzione di abiti, carta, cordami e vele per le imbarcazioni. Anche l’Italia ha un’antica tradizione nella coltivazione di questa pianta: nel 1910, circa 80.000 ettari del territorio nazionale erano coltivati a canapa; 45.000 nella sola Emilia-Romagna.
A causa della concorrenza di altre fibre e del divieto introdotto negli anni ’70, la coltivazione della canapa in Italia fu del tutto abbandonata.
La riscoperta, oggi, della fibra di canapa come materiale isolante per il miglioramento delle prestazioni energetiche dei nostri edifici ne potrebbe ribaltare il destino. Vediamo, insieme all’Ingegner Padovan, se e come ciò sia possibile.

Ingegner Padovan, prima di addentrarci nello specifico dell’utilizzo della canapa nel settore delle costruzioni, affrontiamo prima il problema del divieto di coltivazione? Oggi, in Italia, la coltivazione della canapa è proibita tout court o ci sono specie che si possono coltivare e specie proibite?

Oggi la coltivazione industriale della canapa è possibile se - e solo se - si impieghino semi certificati che assicurino che il prodotto raccolto contenga meno dello 0,2 % di THC, che è il principio psico-attivo noto anche come delta-9-tetraidrocannabinolo. L’unica varietà botanica coltivabile è la canapa sativa; le altre varietà di canapa, c. indica (indiana) e c. ruderalis (russa e americana) sono proibite per gli usi industriali. Nel 2010 in Italia è stato concesso l’uso delle coltivazione di canapa per uso farmaceutico.

Quali vantaggi dà, in termini di eco-sostenibilità, la coltivazione della canapa?

La canapa sativa non ha bisogno di essere irrigata, non c’è la necessità di fertilizzare il terreno, sequestra il carbonio per tutto il suo ciclo di vita (e quindi per secoli quando si prevede il riciclo). La coltivazione può essere utilizzata in terreni carenti di carbonio - e quindi poco fertili e poco lavorabili – riconferendo al terreno micronutrienti e una parte del carbonio assorbito dall’aria contenente CO2.
Le coltivazioni di canapa ben si inseriscono nei cicli di rotazione agronomici. E’ impiegabile nelle bonifiche dei  terreni inquinati e con metalli pesanti. Ma la caratteristica più rilevante è che la filiera della canapa industriale non ha rifiuti, tutto è utilizzabile. Nel 1938 – e, quindi, un po’ di tempo fa – sono stati censiti 25.000 diversi prodotti derivabili dalla canapa industriale. In questi ultimi anni si sono aggiunti altri prodotti anche in ambiti impensabili fino a poco tempo, come ad esempio per la produzione di nano-composti impiegati nelle batterie elettriche ad alte densità energetiche.

Veniamo ora al suo utilizzo in edilizia. Come si costruiscono o ristrutturano gli edifici con la canapa e quali sono i vantaggi in termini di comfort ambientale (temperatura, umidità, fono-assorbenza)?

In edilizia la canapa viene utilizzata con la calce e acqua in varie ricette e in funzione delle prestazioni igro-termiche desiderate. Il bio-aggregato può essere utilizzato nell’isolamento di tetti e terrazze, nell’isolamento delle pareti e dei pavimenti sia con l’impiego di mattoni pre-formati oppure per colata in casseforme o casser oppure spruzzati direttamente sulle superfici da isolare.

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Show-room (San Biagio di Callalta): pavimento con canapa-calce e travetti in legno
 

Il coefficiente di conduttività termica varia da 0,060 a 0,12 W/mK per densità che variano da 230 a 600 kg/m3. Tali valori non sono certo competitivi con quelli degli isolanti di sintesi a bassa densità a meno che non si utilizzi la fibra di canapa in materassini con densità variabili da 30 a 50 kg/m3 con conduttività di circa 0,045..0,050 W/mK confrontabili con la fibra di vetro e di roccia.
Il bio-aggregato canapa-calce si presta molto bene a tamponare le superfici di un edificio realizzato a telaio (legno o CA o acciao). Nelle ristrutturazioni trova un suo spazio molto speciale nelle bonifiche di locali in cui bisogna tenere sotto controllo l’umidità. La canapa è molto igroscopica e assorbe il vapore acqueo più del doppio rispetto alla fibra di legno e inoltre ha una permeabilità elevata che favorisce il rilascio del vapore acqueo intrappolato durante il ciclo termo-igrometrico giornaliero e stagionale. L’abbinamento isolamento e rivestimento con intonaci, sempre a base di canapa-calce e acqua, consente di ottenere risultati eccellenti.
Nelle ristrutturazioni è d’obbligo l'analisi termo-igrometrica per dimensionare adeguatamente spessori e densità del bio-aggregato.
Relativamente alle proprietà acustiche, posso dire che il coefficiente di assorbimento acustico è tra i più elevati nel range 500-5000 hertz rispetto ad altri isolanti fonoassorbenti che vanno per la maggiore; per tale ragione, trova impieghi dove è necessario abbattere il rumore di aerei.

La fibra di canapa trova applicazioni anche negli elementi strutturali dell'edificio?

Il bio-aggregato canapa-calce per densità fino a 600 kg/m3 non è adatto per elementi strutturali delle costruzioni. Al momento l’impiego del bio-aggregato sia per il tamponamento che per il rivestimento delle superfici di contenimento degli ambienti, è una delle soluzioni adottate in bio-edilizia e bio-architettura. Si deve evidenziare che il contenuto di energia (embodied energy), variabile tra 15 e 19 MJ/kg, non è dei più bassi ma sono largamente più bassi rispetto agli isolanti che vanno per la maggiore.
In Francia ci sono ricerche in atto per ampliare la gamma di impiego dei bio-aggregati canapa-calce con l’impiego di altri materiali e additivi. Non so dire adesso se in futuro ci saranno ricette con la canapa per gli elementi strutturali. Ho l'impressione che le future ricette strutturali potrebbero far perdere al bio-aggregato a base di canapa la caratteristica di “bio”.

Dove si può trovare la materia prima in Italia?

La canapa viene fornita dai centri di lavorazione e dai distributori. Al momento in Italia ci sono due centri di lavorazione, uno in Piemonte e l’altro in Puglia. Sappiamo che anche l’Emilia Romagna sta realizzando un centro di raccolta prototipale con attrezzature che tentano di recuperare quanto è stato fatto per la raccolta meccanizzata cerealicola. Ma raccogliere canapa è cosa ben diversa del raccogliere granoturco.
Oggi, osservo e, quindi, posso dire, che chi impiega canapa e calce di qualità elevate, trova più conveniente rivolgersi all’estero (Francia, Belgio, Inghilterra); con buona pace della sostenibilità.
La sensazione che ho maturato in questi anni, sentendo gli addetti ai lavori e utilizzatori - se vogliamo metterci in pari rapidamente con gli altri paesi - è che bisogna ricorrere alla tecnologia dei paesi che l’hanno sviluppata ad hoc. Dobbiamo umilmente re-imparare a progettare e scegliere i materiali e processi adatti per mettere in piedi filiere complete a livello locale. Bisogna trarre vantaggio dalle condizioni climatiche più favorevoli del nostro paese rispetto agli altri paesi europei.

A suo parere, ci sono motivi per sperare in una posizione di leadership dell’Italia per la produzione di canapa in Europa?

Sì, direi di sì, anche se la mia affermazione riprende quanto affermato dal Consiglio per la Ricerca e Sperimentazione in Agricoltura (CRA). Nel fare questa affermazione mi baso su due fatti: il primo è quanto ha accennato alla nostra posizione sul mercato nel 1910 e il secondo alla nostra posizione nel 1950: sessanta anni fa, l’Italia era il secondo produttore al mondo dopo la Russia, e il primo produttore per qualità dei semi-lavorati (fibre e olio). A quel tempo gli ettari dedicati alla canapa erano 100.000.
Le cause che hanno portato alla quasi totale sparizione della canapa non solo in Italia ma in quasi tutto il mondo sono in apparenza legate alla necessità di contrastare la diffusione incontrollata di droghe ma, è doveroso dire che ci sono varie letture e interpretazione di questo fatto; e guarda caso le cause prime hanno origine sempre nella diffusione del petrolio e suoi prodotti derivati.
Oggi, gli ettari coltivati a canapa sono più o meno 1.000 e ritornare ai livelli degli anni '50 sarà parecchio impegnativo. Non si tratta solo di mettere a disposizione il terreno. Bisogna creare le filiere con centri di lavorazioni diffusi nel territorio nazionale. Il discorso va completato con un accenno alla ricerca tecnologica e industriale che va sviluppata come hanno fatto Francia e Inghilterra  che sono ripartiti prima di noi. Gestione dei territori, ricerca, tecnologia, allocazione delle risorse economiche sono temi che andrebbero sviluppati da una seria e consapevole politica economica e energetica che punti decisa sulla sostenibilità.
 

Per approfondimenti:
Relazione della conferenza "Costruire e ristrutturare con la canapa-calce"- Parte 1
Relazione della conferenza "Costruire e ristrutturare con la canapa-calce"- Parte 2