Copenhagen avvelenata dal Climategate?
In occasione dei grandi convegni internazionali, in cui si devono prendere decisioni in base ai dati e informazioni, è d’uso assistere a incontri tra addetti ai lavori, workshop, seminari per mettere a fuoco qualche aspetto e per fare il punto della situazione.
Il 15° Convegno di Copenhagen Conferenza delle Parti (COP15) della Convenzione Quadro sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite (vedasi www.unfccc.org ) che avrà luogo a Copenaghen dal 7 al 18 dicembre prossimi è infatti preceduto da presentazione di studi, confronti, prese di posizioni:
Nel marzo 2009, a Copenaghen, si è tenuta la conferenza internazionale dal titolo “Climate Change: Global Risks, Challenges and Decisions” (www.climatecongress.ku.dk).
A fine novembre 2009, ventisei tra i maggiori climatologi di fama internazionale e di diversi prestigiosi istituti di ricerca hanno pubblicato il rapporto dal titolo “The Copenaghen Diagnosis. Updating the World on Latest Climate Science” pubblicato dal Climate Change Research Centre dell’University of New South Wales di Sydney; si veda il www.copenhagendiagnosis.com e la bibliografia in coda all’articolo.
Tra il 31 agosto e 3 settembre 2009, a Ginevra, si è tenuta la terza conferenza mondiale sul clima organizzata dall’Organizzazione Meteorologica Mondiale (WMO) www.wmo.int/wcc3).
A pochi giorni dall’inizio dei lavori della conferenza di Copenhagen, dal 7 al 18 dicembre, ci sembra importante segnalare ai soci EnergoClub, e internauti che ci leggono, il recente Rapporto del Centro di Ricerca Cambiamento Climatico (Climate Change Research Centre) dell’ University of New South Wales di Sydney. Lo studio è intitolato "The Copenaghen Diagnosis. Updating the World on Latest Climate Science". Tale studio costituisce un aggiornamento dello studio del 2007 dell’IPCC (Intergovernamental Panel on Climate Change) pubblicato come Qarto Rapporto di Valutazione (vedi sito www.ipcc.ch).
Quali sono i punti salienti di questo studio aggiornato sul cambiamento climatico?
Vediamoli assieme:
1. Incremento delle emissioni di gas serra: nel 2008 le emissioni globali di Co2 (anidride carbonica) dovuti ai combustibili fossili, sono state di circa il 40% maggiori rispetto al 1990. L′andamento delle emissioni globali oggi segue (è congruente) gli scenari peggiori previsti dall′IPCC. Negli ultimi 50 anni la frazione di emissioni di CO2 assorbita dalle terre emerse e dagli oceani è diminuita di circa il 5%. L’attuale concentrazione di CO2 nella composizione chimica dell′atmosfera è la più alta degli ultimi 800.000 anni e, potenzialmente, secondo gli scienziati, nel periodo dai 3 ai 20 milioni di anni.
2. Temperature globali : nel periodo 1984-2009 le temperature medie si sono incrementate di 0,19°C ogni dieci anni. Negli ultimi dieci anni, nonostante un decremento della radiazione solare dovuta alle variazioni delle attività solari (scientificamente valutato con un incidenza molto bassa sulla costante solare, in termini di W/m²), il trend delle temperatura globale è stato in crescita. In ogni anno, a partire dal 2001 fino al 2008, si sono registrate strumentalmente temperature in crescita rispetto ai decenni precedenti La temperatura globale tendenzialmente in aumento fin dal 1970 e l’andamento (pattern e trend) della umidità e piovosità mostrano effetti che possono essere spiegati solo con un incremento delle concentrazioni di gas ad effetto serra.
3. Accelerazione della fusione di coltri di ghiaccio e ghiacciai: tutti i dati raccolti grazie ai satelliti e alle accurate misurazione dei ghiacciai ci dimostrano che le coltri ghiacciate della Groenlandia e dell′Antartide stanno perdendo massa ad un ritmo crescente. Tali fusioni dei ghiacciai, estese anche in altre parti del pianeta, si è andata accelerare dal 1990 in poi. La fusione dei ghiacciai marini, nel periodo 2007-2009, è stata del 40% superiore alla predizione più negativa dei modelli climatici dell′ultimo rapporto IPCC del 2007.
4. Eventi atmosferici estremi: si sono registrati incrementi negli eventi di caldo estremo e dei decrementi negli eventi di freddo estremo. Si prevede che questa tendenza sarà ancora più amplificata in futuro per effetto delle attività umane sul clima. Maggiori e forti precipitazioni locali e fenomeni di siccità potranno verificarsi in varie parti del pianeta. E’ confermato che l’intensità e frequenza dei cicloni tropicali si è incrementata negli ultimi 30 anni ben correlandosi con l′incremento delle temperature oceaniche nelle zone tropicali.
5. Livelli dei mari : i rilievi da satellite mostrano un incremento globale del livello dei mari superiore dell′80% rispetto alle previsioni IPCC (3,4 mm. l′anno negli ultimi 15 anni). L’accelerazione è l’effetto congiunto delle fusioni dei ghiacciai della Groenlandia, dell’Antartide e dei ghiacci montani in altre zone del pianeta. L’incremento del livello del mare previsto nel 2100, nel caso di mancato intervento per mitigare le emissioni di gas effetto serra, è stimata in circa 2 metri massimo, due volte superiore al valore previsto nel Quarto rapporto IPCC. Le proiezioni dei modelli climatici, in assenza di azioni, portano a dire che nel 2200 l'incremento potrà essere di circa 4 metri massimo (2 metri minimo); al 2300 di circa 5 metri (3 metri minimo).
6. Rischi di danni irreversibili nel caso di mancate azioni di riduzione: si prevede che le alterazioni del sistema climatico in atto (fusione ghiacciai continentali della Groenlandia e Antartide, dei ghiacci artici estivi dell′Artico, distruzione della foresta amazzonica, modifiche dei regimi monsonici nell′Africa occidentale, modifiche ai regimi correnti oceaniche, ecc.) possono portare al superamento di punti critici (indicati con “Tipping Points”) sorpassati i quali si innescano fenomeni climatici ingovernabili, con una serie di effetti a cascata o “domino”. Più si aumenta la temperatura globale maggiore è il rischio di sorpassare questi punti critici. Non è improbabile che alcuni punti critici siano raggiunti e superati prima di essercene resi conto. Nel Rapporto "Copenhagen Diagnosis" si afferma che se il riscaldamento globale dovesse essere mantenuto ad un massimo di 2°C, oltre la temperatura media della superficie terrestre rispetto all′epoca preindustriale, le emissioni globali di gas serra dovrebbero raggiungere il massimo tra il 2015 ed il 2020 per poi diminuire rapidamente.
Per rendere stabile il sistema climatico del pianeta, riportandolo in condizioni di variabilità naturale (con azioni “decarbonizzanti” e riducendo a “zero” le emissioni di CO2 e degli altri gas serra), le nazioni industrializzate dovrebbero raggiungere entro il 2050 una media annuale di emissioni inferiori a una tonnellata di CO2 pro capite e, quindi, ridurre dell′80% al 95% le emissioni pro-capite rispetto all’anno 2000.
Di sicuro si parlerà anche del Climategate conseguente al trafugamento delle corrispondenze e-mail dei ricercatori dello staff di Michael Mann (attualmente direttore del Centro di Studio Climatologico e Geologico (Earth System Science Center), a capo dello staff autore del famoso grafico "Hockey Stick" che descrive le temperature nel passato), che è stato accusato da molti di essere errato se non - addirittura - "manipolato".
Quanto sta emergendo dal “Climategate” costituirà tema di discussione su metodi, termini e criteri inerenti la comunicazione scientifica in materia climatica e ambientale, e anche a come evitare di avvelenare l’informazione sui media con interventi qualunquisti per fini di interesse politico-economico.
Informiamo che il vice-presidente di EnergoClub, Sara Capuzzo, sarà presente alla Conferenza di Copenhagen come osservatore accreditato.
ing. Gianfranco Padovan, Presidente EnergoClub
Fonti: www.unfccc.org, www.copenaghendiagnosis.com, www.ipcc.ch, www.wmo.int/wcc3, www.climatecongress.ku.dk
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