3 miliardi di dollari per salvare dal petrolio il Parco Yasunì in Ecuador

No al Petrolio, è questo il forte grido d’allarme che arriva dall’Ecuador, dove il governo ha deciso di rinunciare ad estrarre il petrolio dalle riserve immerse nella foresta Amazzonica, di Ishpingo-Tambococha-Tipuni (Itt), che si estendono su 200.000 ettari nel Parque Nacional Yasuní, in cambio di un contributo di 3 miliardi e 600 milioni di dollari.

La singolare iniziativa ha riscosso un grande successo mediatico, dando vita a una raccolta planetaria che è riuscita a recuperare già 300 milioni di dollari, confluiti in un fondo amministrato dall'United Nations development programme (Undp) con la partecipazione del governo dell'Ecuador.
Il programma del governo di Quito avrà una durata di 13 anni, limite massimo per la raccolta dei 3 miliardi e 600 milioni di dollari necessari per dire addio alle trivellazioni pertolifere, cifra che rappresenta comunque solamente la metà delle entrate che sarebbero derivate dallo sfruttamento del giacimento petrolifero.
La scelta, accolta con favore da ambientalisti e dai cittadini di ogni parte del mondo, va a tutelare uno dei luoghi con il maggiore tasso di biodiversità del mondo, grazie alle 665 specie di alberi trovate e all’ampia varietà di mammiferi, uccelli, anfibi e piante che lo popolano.
L’iniziativa, come da previsioni, ha raccolto anche molte critiche in chi vede in questa decisione del governo dell’Ecuador una sorta di ricatto ambientale per la comunità internazionale, visto che le trivellazioni nella riserva naturale dovrebbero essere comunque proibite per legge.
Nonostante le polemiche, tuttavia, c’è da riflettere sul fatto che i risparmi ottenuti in termini di riduzione dell’impatto ambientale sarebbero molteplici e consentirebbero di evitare l'emissione di 407 milioni di tonnellate di CO2 e di salvaguardare la vita di popolazioni indigene come i Tagaeri e Taromenane, che vivono nelle terre che formano il Parco Yasunì.
 
Fonte:Yasunì

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