21 agosto 2010, bancarotta della Terra

Sono cavoli amari. Molti di noi non arrivano più alla fine del mese con il proprio reddito. Stiamo vivendo per lo più in uno stato soporifero, da narcotizzati o sedati. Non percepiamo la recessione economica (che è anche sociale e ambientale) con la gravità che ci si aspetterebbe. Siamo come la rana che messa a bollire in una pentola d’acqua non si accorge della situazione di pericolo e muore perché non ha più forze sufficienti per saltare fuori della pentola. Molti di noi si accorgono di non avere più risorse economiche messe da parte per assicurarsi il benessere desiderato per il futuro. Quello che capita alla rana e agli esseri umani sta succedendo anche alla Terra.
 
La Terra è in uno stato di bancarotta riguardo alle risorse naturali. Il nostro futuro è nelle mani di politici e imprenditori che non hanno molti scrupoli ad attingere alle risorse fossili profonde con la consapevolezza che queste stanno finendo. I consumatori più sensibili e accorti stanno cambiando con difficoltà il proprio standard di vita sia per effetto della recessione e sia per aver maturato una consapevolezza del loro impatto sull'ambiente.
 
Stiamo attingendo ai “gioielli di famiglia”; stiamo perdendo la libertà di azione - come nazione - sul fronte energetico e delle risorse naturali. Stiamo compromettendo i cicli naturali della terra.
 
Sappiamo dal 1972 e dai successivi studi sui limiti dello sviluppo del 1992 e 2004 che stiamo consumando più risorse di quelle che la superficie terrestre e l’immediato sottosuolo ci sta mettendo a disposizione. Dal 1986 sistematicamente abbiamo misurato l’impronta ecologica e sappiamo di quanto stiamo intaccando le riserve profonde del Pianeta. Sono disponibili varie indicatori di sostenibilità per evidenziare le quantità chimico-fisiche connesse all’uso delle risorse: si parla di impronta d’acqua o water footprint, impronta di carbonio o carbon footprint (CO2, CO, particolato, ecc.) solo per citare le più note.
 
In realtà i processi non sostenibili sono apparsi molto prima del 1972 proprio con l‘energia: dopo avere esaurito la biomassa e il carbone di superficie abbiamo scoperto il petrolio e i suoi derivati attingendo dalle riserve fossili profonde. Il passaggio da una risorsa ad un’altra è legato all’innovazione tecnologica sotto la pressione della competizione economica.
 
E’ successo nella storia a tutti i metalli; pensate al rame, all’oro, all’argento, al ferro, ecc. E’ da relativamente poco che sta succedendo lo stesso all’acqua dei fiumi e degli acquai superficiali non ci sono più sufficienti; andiamo a emungere giacimenti di acqua fossile non alimentati dal ciclo naturale dell’acqua. Sta succedendo ora per le risorse ittiche: i prodotti della pesca sono appena sufficiente ai bisogni dell’umanità. Utilizzeremo sempre di più bio-energia per l’alimentazione umana e per la produzione di energia a scapito dei cicli naturali, provocando salinizzazioni dei terreni irrigati, desertificazioni e deforestazioni, facendo venire meno il mantenimento della biodiversità, provocando alterazioni del clima, epidemie e – in definitiva - una diminuzione di benessere medio degli abitanti dell’astronave Terra.
 
Gli allarmi annuali che dal 1986 provengono dal Global Footprint Network e dall’Onu, sono come l’acqua calda in cui sta la rana; sono solo tiepidi. Eppure non dovrebbe essere così.
Qualcuno ci sta dicendo da oltre 25 anni che le risorse della terra non bastano per tutti. Non bastano affatto se lo standard di vita si uniformerà alle attuali nazioni industrializzate. Se tutte le nazioni vivessero come in Italia sarebbero necessari 2,7 pianeti; se vivessero come gli USA i pianeti necessari sarebbero quasi il doppio. La Cina invece ha uno standard di vita quasi ideale; vivendo come in Cina ci basterebbe un pianeta. Sappiamo però che la situazione in Cina è oggi ambientalmente tumultuosa per l’intenso sviluppo che il paese sta vivendo e, quindi, questa valutazione sarà da aggiornare nei prossimi anni.
 
Ci sono nazioni (tutte le nazioni industrializzate) che hanno uno standard di vita che è largamente insostenibile per loro e per l’intero pianeta. Il mondo oggi può essere schematicamente suddiviso in due gruppi: un gruppo di nazioni industrializzate tutte attualmente con politiche socio-economiche-ambientali non compatibili con il proprio ambiente e proprie risorse fisiche e umane, e il resto del mondo; l’altro gruppo di nazioni che subiscono lo standard di vita prevalente (scimmiottando e/o omologandosi o rifiutandolo). Tutte le nazioni del secondo gruppo avrebbero diritto di accusare le nazioni del primo gruppo di ingerenza nel governo delle proprie nazioni e di chiedere una serie di azioni riparatrici non solo per loro ma anche per le nazioni danneggianti.
 
Ri-progettare gli standard di vita per ogni nazione richiede una volontà politica da parte dei leader politici più lungimiranti. Non è vero che bastano pochi accorgimenti per ridurre la nostra impronta ecologica. Vanno previste azioni sia a livello personale (mangiare meno carne, andare al lavoro bicicletta, ecc.) sia a livello normativo (messa al bando di mezzi e prodotti inefficienti, miglioramento regolamenti edilizi e piani regolatori), sia a livello delle risorse (abbandono delle risorse fossili a favore delle rinnovabili a tappe forzate con una “Road Map” che fissa i tempi, le risorse certe di cui si ha bisogno; abbiamo fornito un esempio nella home page) e a livello economico (sostegno e sviluppo delle tecnologie distribuite a bassa intensità di capitale e alta intensità di lavoro).
 
Ci sono molti segnali sufficienti a creare una sufficiente e chiara visione del futuro per assicurare alle nazioni e al pianeta Terra una vita sostenibile. Questo semplice obiettivo dovrebbe essere la stella polare di ogni politico e imprenditore quale sia il loro rango e ambito di azione.
 
Non facciamo come la rana che messa nel pentolino arriva a bollirsi perché tarda ad accorgersi del pericolo. E se proprio non ci frega niente della rana pensate ai girini, ai nostri figli e nipoti.
 
Il 21 agosto 2010 è il giorno della bancarotta delle risorse ambientali della Terra ed è il giorno del banchetto a base di cavoli amari. Riteniamoci tutti invitati. Ovviamente non è un banchetto per gourmet.
 
Gianfranco Padovan