Art 29 sul 55% DL 185/08 da adeguare

L’art. 29 del Decreto Legge 185/2008 “Anti-crisi” potrebbe riverlarsi un provvedimento “Pro-crisi”, questa è l’opinione della maggior parte degli “stakeholders” coinvolti.
Con “stakeholder” si indica un “portatore di interessi” diretto come possono essere le associazioni di categoria tipo la CNA, gli ordini professionali degli ingegneri e architetti, ecc. ma anche i rappresentanti politici che si fanno carico di varare e adeguare le leggi.
 
I principi ispiratori del 55% sono stati intaccati dall’attuale governo facendo venire meno la garanzia di continuità per i prossimi anni.
Non si è capito perché il governo abbia considerato il 55% una spesa da ridurre invece che un investimento per creare opportunità di lavoro, sviluppare soluzioni e tecnologie costruttive energeticamente sostenibili.
 
Se qualcosa andava adeguato, modificato questo doveva essere fatto accentuando le azioni per creare lavoro e per premiare chi ha effettuato interventi in modo serio ed efficace.
 
In una analisi che abbiamo fatto recentemente sui dati dell’Enea abbiamo visto che gli investimenti fatti nel 2007 da 106.000 famiglie ammontano a 1.500 milioni di Euro con una spesa media per intervento di 14.150 € (Iva inclusa). Il risparmio di energia corrispondente agli interventi, secondo i dati comunicati dall’Enea, ammontano a circa 800 GWh/anno. Il risparmio di energia primaria medio è quindi di 64.000 tonnellate equivalenti di petrolio (tep). Una goccia in confronto del fabbisogno annuo dell’Italia pari a 180.000.000 tep.
 
Se questi dati comunicati dall’Enea fossero confermati è possibile affermare che gli interventi effettuati hanno un indice medio CER (Costo dell’Energia Risparmiata) che è di circa 4.000 €/tep. Tale valore è 10 volte quello che dovrebbe essere se, come afferma l’ENEA, il 37% degli interventi autorizzati dall'Enea riguardano l'isolamento dell'involucro (pareti esterne, vetrate e infissi) e il 27% degli interventi autorizzati sono relativi alla installazione della caldaia a condensazione.
 
I valori di letteratura (IEFE) riguardanti gli interventi di isolamento efficace indicano CER attorno a 300 €/tep mentre per le caldaie a condensazione, con vari metodi di distribuzione del calore, si va da un minimo di 240 €/tep (superfici radianti) ad un massimo di 500 €/tep (termosifoni).
 
Lo stato avrebbe (o ha) quindi mediamente premiato gli interventi poco o per niente efficaci se, appunto, prendiamo come criterio di misura dell'efficacia il CER.
 
Se il CER medio è di 4000 €/tep invece di 240-500 €/tep significa che chi ha fatto gli interventi ha ecceduto nella ristrutturazione edilizia a scapito della ristrutturazione energetica. Verrebbe da dire che, per l’ennesima volta, i “furbetti” ne hanno approfittato attingendo a piene mani senza che si corresse ai ripari per tempo.
Non entriamo in merito a chi sono i furbetti. L’ENEA ha tutti i dati per poterlo dire. Chiediamo solo che questi dati siano resi pubblici in modo tempestivo.
 
Consigliamo i nostri legislatori e rappresentati politici di porre rimedio a questa anomalia introducendo come criterio di accesso al 55% proprio il CER. Ad esempio chi effettua un intervento energetico ottenendo un valore di CER minore di 300 €/tep può accedere al 55%, se invece il CER è compreso tra 301 e 1.000 si accede al 36%; chi ha un CER sopra il 1.001 €/tep non ha diritto ad alcuna detrazione.
 
L’esigenza di introdurre dei correttivi nell’art. 29 sembra molto evidente. Non è introducendo un periodo di 5 anni minimo al posto di 3 anni (come si stia facendo) o togliendo il silenzio-rifiuto che si risolve la questione, ma facendo in modo che i fondi disponibili portino ad un insieme di interventi il più efficaci possibili dal punto di vista economico, energetico ed ambientale. Il correttivo basato sul CER avrebbe consentito di distribuire 1.500 milioni di euro non a 106.000 famigle ma ad oltre 1.000.000 di famiglie. L'energia risparmiata poteva essere non 800 GWh/anno ma 10.500 GWh/anno pari a 840.000 tep. Per avere una idea di cosa rappresentino 840.000 tep è sufficiente sapere che è la quantità necessaria per far funzionare una moderna centrale termoelettrica elettrica da 800 MW per un anno. 
 
 
C'è da chiedersi perchè l'Enea non ha evidenziato per tempo questa scandalosa anomalia.
Non ci possono essere stakeholder soddisfatti (i furbetti) e altri non soddisfatti (quelli che fanno interventi seri ed efficaci). Spesso ci si dimentica che c'è uno stakeholder che parla solo quando non ne può più, e quando parla sono "catastrofi" e "calamità" o "emergenze". VOGLIAMO ricordarci che lo stakeholder più importante è l'ambiente del nostro pianeta?
 
Fonti: IEFE-Prov.Milano, Enea
 
Alcuni indici del Costo Energia Conservata a pagina 13 di questo documento pdf
 
Gianfranco Padovan, Presidente EnergoClub